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Parigi 2024

L'uomo più veloce al mondo è italiano: Marcell Jacobs, un oro che cambia il nostro sport

L'uomo più veloce al mondo è italiano: Marcell Jacobs, un oro che cambia il nostro sportDAZN
L'oro nei cento metri ha il tricolore e l'inno di Mameli in sottofondo. Jacobs vince le Olimpiadi lì dove nessun azzurro aveva osato

Primo. Agosto. 2021. L’estate più bella dello sport italiano ci ha ricordato che si può essere sempre più grandi, sempre più belli, sempre più emozionanti ed emozionati . Ci ha ricordato come una caduta non definisca mai chi sei o dove puoi arrivare: se hai la motivazione di Gimbo Tamberi , puoi saltare più in alto di qualsiasi ostacolo e avversario. Ci ha segnalato che non importa quanto travagliato sia stato il viaggio : anche se hai corso solo una volta sotto i dieci secondi i 100 metri, puoi ugualmente presentarti alle Olimpiadi e battere un record nazionale in una batteria, quello europeo in semifinale, vincere la gara più importante e seguita al mondo avendo persino il tempo di guardarti attorno , di vederti più avanti di tutti. Di realizzare la stessa realizzazione del sogno.

Marcell Jacobs ha fatto tutto questo, nulla in meno, e solo il tempo dirà quanto nove secondi e ottanta avranno influito sullo sport azzurro e in particolare sull’atletica, da tempo alla ricerca di un cambio di passo, non solo in termini metaforici. L’oro conquistato nei 100 metri è un tesoro riscosso quasi all’improvviso , ma lo scrigno non era perduto o su un fondale disperso nel nulla: era lì, a due passi dai migliori, nascosto dai numeri e anche dall’abitudine a tenere le ambizioni al ribasso. Kerley e De Grasse , secondo e terzo rispettivamente, certamente favoriti, hanno imparato a loro spese che un fulmine è quasi sempre presagio di temporale .

La storia di Jacobs

Il nome svela l’altra metà americana di Marcell, l’accento inglese tradisce una vita passata tra Vicenza , Desenzano del Garda e l’amore di mamma Viviana , che dal Texas l’ha riportato a casa. Jacobs, figlio di un marine americano di base a Vicenza, è nato sì a El Paso ma fino a poco tempo fa non conosceva nemmeno la lingua natia: l’ha imparata come tutti, tra i banchi di scuola . Come Tamberi sognava di essere un cestista , come tanti altri ha iniziato a giocare a calcio .

Ha sempre corso , comunque. Forte . Tant’è che a 16 anni sembrava una promessa del lungo , a 18 aveva iniziato a infilare persino record mondiali juniores . La storia del suo passaggio ai 100 metri è un guizzo del destino e ha appena tre anni di esistenza: paradossalmente sono gli infortuni, prima al piede e poi al ginocchio, a indicargli la pista alla destra della sabbia, lì dove non aveva mai osato avvicinarsi, lì dove ha consacrato il suo nome nella storia dello sport mondiale.

Nel 2019 correva 10.03 sui 100 metri, terzo azzurro di sempre a farlo. Due anni più tardi, a Savona , aveva battuto il record italiano con 9.95 ed era diventato il secondo nazionale dopo Tortu ad abbattere il muro dei 10 secondi. Capirete le premesse . Capirete l’ansia morigerata . Capirete l’assoluta inattesa per qualcosa che va oltre l’impronosticabile e insindacabilmente si erge a storia di queste Olimpiadi .

 

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Le reazioni

Nove secondi. E ottanta. Ripeterlo aiuta la comprensione e allunga la mano azzurra sui Giochi di Tokyo. Il medagliere, le delusioni, gli innumerevoli quarti posti e le risatine sui bronzi hanno fatto fagotto e lasciato la prima pagina dei ricordi alle braccia larghe di Jacobs , cristallizzate nella memoria mentre incontrano quelle di Tamberi, poco distante, e si lasciano avvinghiare in un abbraccio storico, meraviglioso, fraterno . “Ho incontrato il mio amico Gianmarco, era già lì a fine gara, è stato bellissimo”, ha raccontato Marcell quando l’oro non era ancora sul suo petto. Non osava immaginare cosa stesse accadendo a casa sua, in Italia. Non osava immaginare neanche d'entrare in una finale olimpica: da ora in poi certi limiti imparerà quantomeno ad addomesticarli.

L’orgoglio che proveranno per sempre i suoi tre figlii lo muove quasi fino alle lacrime, lui che per tanti anni ha tenuto dentro i sé il dolore per il rapporto complicato con suo padre . Per la fatica con cui ha costruito il suo quotidiano. Per i sacriici mai scontati, e mai banali, di un atleta di quel livello e di quello spessore. “Immagino solo le urla, di sicuro ci sarà una grande festa”, sorride. In pochi minuti ha parlato con il mondo intero, senza mai abusare del termine "sogno". L'ha ripetuto anche al Presidente Draghi, subito in contatto con Malagò: lo smartphone è sembrano il testimone azzurro di una mille (persone) per cento (metri di gloria). Tutt'Italia voleva parlare con Jacobs e di Jacobs. Tutt'Italia lo farà per sempre.

Per Marcell “era semplicemente inimmaginabile”. E non ha parole perché è solamente indescrivibile. Prima di salutare Tokyo, Jacobs ha messo in fila l’incredulità e ne ha ricavato gioia , come un reflusso di sensazioni positive che trasforma il viso in una maschera di felicità purissima. Da adesso in poi dovrà abituarsi a questa grandezza qui. Alla dimensione della leggenda. Nove secondi e ottanta sanno cambiare la vita ed è tutto vero. Per un attimo, è anche giusto fermarsi e godersela. Godersela tutta.

 

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