Il Derby delle Colonne d'Ercole premia la sponda africana, ma soltanto dopo i calci di rigore. Il Marocco accede per la prima storica volta ai quarti di finale della Coppa del Mondo al termine di una partita pazza, a tratti soporifera ma con lampi improvvisi per cuori forti. Non sono dunque bastati 120 minuti di gioco per stabilire la vincente tra Marocco e Spagna nell'ottavo di finale del Mondiale di Qatar. I ragazzi di Luis Enrique non segnano per la prima volta in questo torneo nell'arco dei tempi regolamentari, trovandosi di fronte un Marocco in divisa rossa che si è rivelato un collettivo di "Furie", rubando decisamente lo scettro e il soprannome agli avversari.
Con l'Education City Stadium che sembra il centro di Rabat o di Casablanca e l'intero mondo arabo-islamico con gli occhi fissi sul prato verde qatariota, il Marocco lotta come mai nella sua storia ai Mondiali. E porta a casa un risultato che resterà scolpito nella pietra e nell'orgoglio di più di un popolo, anche oltre il Mediterraneo. Monumentale Amrabat, Bono una saracinesca, Ziyech e Hakimi trascinatori dal tocco magico.
Poco Furie e per niente Rosse dunque quelle spagnole, che nei supplementari hanno rischiato anche di subire gol, ma Unai Simon respinge di piede il tiro ravvicinato di Cheddira. L'attaccante del Bari fallisce poi un'altra occasione, perdendo il tempo proprio sul tiro. All'ultimissimo minuto di gioco Sarabia, entrato per calciare i rigori, scheggia il palo con un piattone al volo da posizione defilata. Finale incredibile. Il Marocco ha reso onore alla sua storia, non sfigurando negli ottavi di Coppa del Mondo, dopo essere diventata nel 1970 la prima africana di sempre a raggiungere la fase a eliminazione diretta.
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Sfida decisa ai rigori
Alla fine però l'equilibrio in campo non viene spezzato e sono necessari (ancora una volta in questa Coppa del Mondo) i calci di rigore.
A sbagliare il primo calcio di rigore è proprio Pablo Sarabia, entrato appositamente, che il legno lo aveva già baciato in chiusura di match. Mentre i marocchini vanno a segno, Soler fallisce il secondo tiro dagli 11 metri, con Bono che prima gli dice qualcosa oper innervosirlo e poi para. Anche il Marocco sbaglia un rigore, però. Quando però a sbagliare è la bandiera Sergio Busquets, alla sua ultima in Nazionale, il destino comincia a prendere forma.
L'ultimo rigore, quello decisivo, è affidato ai piedi di Hakimi. Il terzino dell'Inter batte Unai Simon con uno scavetto e manda in visibilio milioni di tifosi e di appassionati. La Cenerentola prosegue il suo cammino Mondiale, già trasformata in Principessa.
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La partita delle prime volte
Al di là del risultato, che già rappresenta un record entusiasmante, quella tra Marocco e Spagna all'Education City Stadium di Al Rayyan è stata una sfida che ha regalato diversi primati statistici, positivi e meno positivi. Partiamo da quest'ultimo gruppo: gli spagnoli hanno effettuato un solo tiro in porta nel primo tempo, il dato più basso addirittura dal Mondiale del 1966.
La Spagna è inoltre la seconda nella storia dei Mondiali a non aver segnato neanche un tiro dal dischetto in una singola lotteria dei rigori, dopo la Svizzera contro l'Ucraina negli ottavi della Coppa del Mondo 2006. Andare ai supplementari alla Roja non conviene decisamente. Per la Roja la gara contro il Marocco è stata l'ottava, tra Mondiali ed Europei, in cui è stato necessario andare oltre il tempo regolamentare. In ben sei di queste occasioni, la Nazionale iberica ha poi salutato la competizione.
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BUSQUEST FORZA 17
Il secondo record riguarda un'autentica icona vivente e "giocante": Sergio Busquets. Il perno del centrocampo della Roja entra nella storia per aver raggiunto le 17 presenze ai Mondiali, eguagliando il numero di Iker Casillas e Sergio Ramos con la Nazionale.
PEDRI COME PELÉ
Oltre a essere oggetto di pensieri e preghiere in tutto il mondo, il mitologico Pelé "entra" anche in campo in Marocco-Spagna per via di Gavi. Con i suoi 18 anni e 123 giorni, il centrocampista del Barcellona diventa il più giovane giocatore a partire titolare nella fase a eliminazione diretta dei Mondiali dal 1958 a oggi. All'epoca il super campione brasiliano rubò la scena a tutti gli altri giocatori della competizione, dominando il torneo anche nella finale giocata a 17 anni e 249 giorni.