La sensazione è che non sia finita. Non tutta la partita, almeno. Il Barcellona si è arreso e siamo solo al minuto 45 della storia più assurda, controversa, incredibile di tutte: con un comunicato ha salutato Messi, interrotto l’amore più grande quando le parti sembravano a un passo dal dirsi sì e farlo per sempre. Il motivo è raccontato a più riprese e tutte più o meno nette: Tebas, presidente de LaLiga, ha imposto un tetto salariale che controlli ingressi e uscite dei club, specialmente i più grandi e meno virtuosi. Nella spending review imposta dal campionato spagnolo, il Barcellona non poteva più permettersi di tenere il più forte dieci della sua storia. Semplicemente, non aveva più margine.
“Malgrado il raggiungimento di un accordo tra il Barcelona e Leo Messi e la chiara intenzione di entrambe le parti di firmare un nuovo contratto nella giornata odierna, l’accordo non può essere formalizzato a causa di ostacoli economici e strutturali. Di fronte a questa situazione, Lionel Messi non continuerà ad essere legato al Barcelona”.
Il comunicato ufficiale dei blaugrana è arrivato dopo un pomeriggio di indiscrezioni, chiacchiericci, rincorse feroci in attesa del bombazo. L’addio è scoppiato in un lampo, maturato in fretta e furia quando dalla Liga è arrivato l’ultimo “no” all’ultimo tentativo. Laporta ha provato in tutti i modi a tenere fede alla sua promessa. Il primo punto all’ordine del suo mandato era proprio quello di trattenere Leo, di non passare alla storia come il presidente che aveva perso un patrimonio nato, cresciuto, riscosso in piena Masia.
Messi-Barcellona: cosa succede ora?
L’obiettivo è rimasto lo stesso, Messi intanto è più lontano e da domani sarà il free agent più appetibile di tutto il mercato. Avrà la possibilità di decretare il suo futuro senza alcuna pressione, così come aveva annunciato un anno fa, quando restare non era più un’opzione e l’addio era la chiusura di un cerchio. Perfetto come le traiettorie a chiudere del suo mancino.
In un anno possono cambiare tante cose e infatti quasi tutte avevano seguito un corso differente. Messi non solo si era convinto a rimanere: aveva dato chiare indicazioni sul mercato – non ultimo l’arrivo del Kun Aguero, abbastanza emblematico -, aveva approvato la permanenza di Koeman. Si sentiva parte del progetto di rilancio ed era sì rientrato nella confort zone, però con rinnovata possibilità di vittoria. Non si sentiva più un estraneo in casa sua, un intruso nel regno altrui. Al centro del villaggio era rientrato persino col sorriso dopo la maledizione spezzata dell’Albiceleste: mai avrebbe immaginato di trovarsi il sei agosto 2021 senza contratto e con una Copa America tatuata addosso e nella memoria.
Ora? Leo dovrà fare di necessità virtù. Sedersi al tavolo, guardare le mail, parlare con chi di dovere per filtrare tutte le richieste in arrivo da ogni parte del mondo. La certezza è che si senta ancora forte, fortissimo, probabilmente il migliore. E pure che il centro sportivo blaugrana resterà chiuso almeno per giorni, mentre la guerriglia con Tebas continuerà su salary cap e accordi televisivi, norme da rispettare e discariche di parole e di colpe. Vale la pena aspettare? O lasciarsi avvolgere dalla curiosità è la scelta più saggia?
Due mondi paralleli
Nessun club è come il Barcellona. E nessun giocatore è come Messi. Una premessa non da poco se vogliamo addentrarci nel campo in cui si gioca una situazione delicatissima, potenzialmente in grado di cambiare le dinamiche del calcio europeo. Dopo quasi vent’anni di co-dipendenza, l’argentino ha superato in grandezza il suo stesso club e all’ultima curva della sua carriera, dopo mesi passati alla finestra immaginandosi chissà dove, si ritrova fuori dalla porta d’ingresso. Senza una meta. Con un paio di idee, certo. Ma tutte da concretizzare.
Pep Guardiola è la traccia più romantica, per Leo. Ritroverebbe l’allenatore con cui ha forse legato di più, esprimendosi al massimo e vincendo tutto il possibile. Sarebbe facile scambiarsi la vita in catalano, lo sarebbe certamente meno calarsi nella ricchissima ma brutale, veloce realtà della Premier League. Senza contare l’acquisto di Grealish già ufficializzato ed Harry Kane nel mirino, quello inglese sarebbe il campionato meno adatto alla versione odierna della Pulga: scatti e scosse, botte e mancini chirurgici. Ma meno – molto meno – tenuta e corsa.
Va da sé: c’è solo un altro club in grado di pareggiare qualsiasi offerta, di offrirgli vittorie (quasi) certe e l’occasione di passare nuovamente alla storia “semplicemente” provando a vincere la Champions League. La prima telefonata sul telefono dell’argentino è arrivata dall’amico brasiliano, con cui nei giorni scorsi ha condiviso anche qualche giorno di vacanza (insieme a Verratti). Pronto, Leo? Neymar sembra già carico. Il Psg lo è almeno da due anni.