In una lunga intervista a Repubblica, l'amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, ha chiarito alcuni aspetti legati al futuro dei rossoneri.
L'eredità ricevuta
"Abbiamo ereditato una società con performance sportive deludenti e gravi difficoltà finanziarie. Abbiamo fatto scelte radicali, abbiamo ricostruito la società dalle fondamenta e l’abbiamo riportata a essere competitiva, in Italia e presto anche in Europa. Più importante ancora della strategia è il modo di fare le cose. In Italia ho trovato un approccio molto gerarchico e formale: il presidente-proprietario decide e detta, gli altri eseguono. Io ho portato un diverso stile di leadership: una squadra eterogenea, persone con background differenti, in grado di confrontare idee e prendere decisioni comuni. La sfida era ridurre il monte stipendi e insieme migliorare le prestazioni.
La scelta dei dirigenti
"Per individuare calciatori giovani e con grandi potenziali di crescita avevamo bisogno di una struttura di scouting e analytics “top class”: Geoffrey Moncada e i suoi fanno un lavoro fondamentale. Non credo servano parole per descrivere il valore culturale e manageriale che Paolo Maldini e Frederic Massara – in particolare la combinazione tra i due – hanno portato al Milan. E infine Stefano Pioli: grande capacità di comprensione del calcio moderno, grandi qualità umane, totale focalizzazione sul lavoro, senza un lamento né una polemica".
Rangnick e il retroscena su Pioli
"A Pioli avevo detto: ci saranno mille voci e speculazioni, ma quel che accadrà a fine anno dipenderà solo dalle tue performance. Certamente era responsabilità del club valutare possibili alternative. Ma Pioli mi ha ascoltato, i risultati sono arrivati e la sua conferma è venuta naturale. Con Boban nessun problema personale, semplicemente vale il principio per cui il club viene prima di tutto e di tutti. Paolo Maldini l’ho assunto io non una, ma due o tre volte, compreso l’ultimo rinnovo sul quale ho espresso un parere favorevole alla nuova proprietà".
Il closing
"Io sono il Ceo del Milan, siamo oggetto di questa trattativa che compete solo agli azionisti. Venditore e compratore hanno detto che il closing è programmato entro settembre e non vedo elementi tali da modificare la tempistica. Non conosco i dettagli del negoziato, quello che so è che Elliott ha grande fiducia nel valore e nell’expertise che RedBird può portare nel club, con l’obiettivo condiviso di riportare il Milan ai vertici del calcio europeo.
Il fondo di Paul e Gordon Singer è stato un azionista solido in tempi difficili: avrebbe potuto stare fermo in attesa di un compratore e invece ha deciso di investire nella crescita. Cardinale? RedBird ha grandi capacità nel business dello sport e un’alta reputazione internazionale. Il messaggio che ci hanno trasmesso è la volontà di continuare nel cammino che la nostra gestione virtuosa ha avviato in questi anni".
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Il nuovo stadio
"Sono ottimista sulla possibilità di arrivare all’approvazione del progetto finale di uno stadio moderno, capace di accogliere famiglie, donne, bambini e di generare nuovi ricavi. Dobbiamo investire per avere un nuovo stadio, i soldi sono lì, è un architrave del nostro progetto. Sul dove e quando non possiamo fare previsioni certe. E' il sogno di molti tifosi, ma bisogna fare i conti con la realtà di un investimento proibitivo per l’equilibrio finanziario di un solo club. Come ho detto resto ottimista su San Siro ma ovviamente dobbiamo avere anche un piano B".