Nessuno è Mou. Nessuno mai. La Roma è una macchina da guerra e la sensazione è che a guidarla ci sia un comandante coi massimi gradi, pronto a scendere in battaglia con i suoi stessi giocatori.
José Mourinho non solo ha debuttato alla grande sulla panchina giallorossa: l’ha fatto vincendo e convincendo, in tre partite dai carichi differenti ma dall'uguale intensità. Ora dovrà convivere settimane di naturale, precisa, persino bella esaltazione di un ambiente che sta iniziando a fare i conti in tasca alla sorte. Qualcosa in cambio, prima o poi, arriverà. E se Mou sarà fenomenale – com’è – nel compattare il gruppo alle prime e inevitabili difficoltà che arriveranno, un po’ di fortuna può fare il resto.
Ma dove si colloca, questa Roma? Così bella e non ancora dannata. Così offensiva eppure così solida. Si colloca tra le primissime della classe, tra l’Inter campione d'Italia, il Napoli solido, la Lazio che sta stupendo tutti e il Milan che viaggia alle stesse frequenze. In attesa di definire il presente e futuro della Juventus, i giallorossi hanno dato un segnale formidabile: ha già iniziato a segnare Abraham e non è un caso, Pellegrini ha preso in mano la squadra ed è sembrato l’atto più naturale di questo mondo.
Una Roma di carattere, dopo tanto tempo
Non è un caso neanche che Mourinho abbia “eguagliato” il grandioso inizio di Rudy Garcia. Quella Roma aveva un carattere spigoloso, tosto. Si affidava all’estro di Totti ma tutto intorno era un’armata ben fornita di ogni dettaglio: la difesa era superiore, ma era il centrocampo a dominare. Non ci fosse stata la Juventus più forte, avrebbe vinto probabilmente un paio di scudetti, pure facilmente.
Ecco: questa parola, quella con la Esse, inizierà a balenare nei pensieri ma non ancora nei discorsi. I fari bassi sono un regalo dell’era Mourinho: quando tutto sembra andare in una direzione, quella scontata, c’è un effetto sorpresa che si trascina sin dal giorno dell’annuncio del portoghese. Che ora affronterà i giorni più caldi e duri.
La Roma di Garcia si sciolse proprio per le grandi aspettative che aveva generato dopo un inizio impeccabile: subì la rimonta bianconera, subì la pressione di una piazza che s’infiamma come un fiammifero. Sembra durare in eterno, e invece è un attimo. Dagli spalti dell’Arechi, settore ospiti, sin dalla prima giornata è arrivato un “Vinceremo il tricolor” ed è sembrata una legittima richiesta davanti a così tanta bellezza.
Pellegrini a DAZN ha soffiato su quel fiammifero, provando a spegnerlo: “Mai come quest’anno ci hanno insegnato a pensare partita dopo partita”. Non ha sorriso. È sembrato convinto e concentrato. Come Mou. Come questa Roma. Che ha continuato a macinare risultati.