Sandro Tonali giocherà con il Newcastle. E mi sa che fino a qui non vi ho raccontato niente che non sappiate già. Al Milan andranno 80 milioni - e anche qui direi che ci siamo. Anche di riflessioni se ne sono già fatte: come mai Tonali, prescelta futura bandiera del Milan, molla Milano, la Serie A, l’Italia e la migliore cucina del mondo per trasferirsi nella contea di Tyne and Wear, nell’Inghilterra del nord-est, affacciandosi sul Mare del Nord?
Direi che la risposta, per quanto la si possa elaborare, sta semplicemente nel fatto che la Premier League, in questo momento, è il giardino con l’erba più verde di tutti. Ma non solo: Tonali va a giocare in una squadra che l’anno prossimo disputerà nuovamente la Champions League, grazie al quarto posto in Premier, e che - oltre a lui - è pronta a fare del grande shopping per tutta l’estate. Il motivo? Il Public Investment Fund: un fondo sovrano dell’Arabia Saudita. E anche fino a qui, forse, c’eravate.
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Il PIF è nato negli anni 70 con lo scopo di investire per conto del governo saudita. Il suo è un patrimonio stimato di circa 620 miliardi di dollari - miliardi. Negli anni ha ricoperto un ruolo fondamentale per il mercato del paese in investimenti sulla raffinazione del petrolio, fertilizzanti, industria petrolchimica, elettricità. Insomma, fa quello che fanno tutti i fondi dei paesi mediorientali che hanno il petrolio sottoterra: investe e arricchisce.
Nell’ottobre del 2021 ha comprato il Newcastle United, ma negli anni precedenti ha preso quote di un po' di tutto, tipo: Uber, Eni, Booking, Starbucks, Pfizer, Facebook. Da questo giugno, ha preso in mano qualche squadra saudita che forse avete sentito nominare nell’ultimo mese: Al-Ittihad (quella di Benzema e Kanté), Al-Nassr (quella di Ronaldo, che sarà raggiunto presto da Brozovic), Al-Hilal (Koulibaly e Gattuso), Al-Ahli (Mendy e Firmino). Ci compreranno tutti? Forse. Sta finendo il calcio? Non credo, non ancora. Il romanticismo non esiste più? Il romanticismo è solo un movimento letterario dell’Ottocento tedesco.
Cos’era il Newcastle prima dei petroldollari?
Mio padre aveva una maglietta del Newcastle. L’away shirt della stagione ’90/‘91. Quando l’ho trovata la prima volta me ne sono innamorato: tutta d’un blu scuro marmoreo, con una doppia fascia verticale verde ed arancione e lo stemma enorme e tondo, con quella stella così iconica presa dalla Newcastle Pale Ale, la birra scura che fece da sponsor alla squadra dagli anni 80 ai duemila. Larga: mi stava gigantesca. Lui dice di averla comprata a un mercatino di Portobello Road, in mezzo agli anni 90, a Londra. Dice anche che era con la mamma - non so se menta. Io però quella maglia l’ho messa spesso: mi serve per fare il figo ai calcetti. Capita che mi chiedano che maglia è. "Newcastle 90/91", rispondo. E mi sento un intenditore. Una volta l’ho messa anche sotto la giacca dell’abito, ad una serata mezza elegante, e devo dirvi che fa il suo effetto - calza. Tutta questa sbrodolata personale per dirvi che il Newcastle, vuoi o non vuoi, è una squadra di culto. Lo è sempre stata. Cosa lo definisca, poi, non lo so - sicuramente non una semplice divisa 90s da mettere ai festival.
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St James Park: prima del calcio
Lo stadio del Newcastle è nato prima del calcio. O quasi. St James Park c’è dal 1880 (non l’hanno mai rimpiazzato), il primo campionato inglese fu nel 1888, mentre il Newcastle è nato nel 1892. Ha vissuto i suoi anni più vincenti all’inizio del Novecento, alzando tre campionati (si chiamava First Division) e una FA Cup (si è sempre chiamata FA Cup). Ha vinto 3 FA Cup negli anni 50, lanciato Paul Gascoigne negli anni 80, reso idolo Kevin Keegan sia da calciatore che da allenatore, negli anni 90. È in quel periodo che il vero culto del Newcastle si è consolidato.
I Magpies erano considerati squadra storica ma underdog, rappresentavano la larga working class heroes britannica e allo stesso tempo brillavano tra il cool e l’hipster, con quella stella sul petto e quella birra come sponsor. Raggiunsero la Champions League da strasfavoriti e comprarono Alan Shearer, uno dei più iconici bomber inglesi, che giocò in bianco e nero dal ‘96 al 2006. Nel periodo, per un anno il suo allenatore fu Ruud Gullit. Culti su culti. Tanto che nel 2005 tale Danny Cannon scelse di ambientare l’ennesimo tentativo goffo di fare un film sul calcio proprio a St James Park, scrivendo Goal!, tra l’altro sua ultima opera. E scommetto che anche di Santiago Muñoz, qualcosa ricordate.
Insomma, cosa sarà del vecchio Newcastle? Cosa sarà del calcio, dei suoi soldi? E delle bandiere? Cosa sarà di Tonali?
Non lo so. Ma c’è modo e modo di scegliere uno stipendio molto più alto. Lasciamo andare Sandro. Almeno non andrà verso est. Sceglierà di guadagnare di più, certo. Ma anche un livello più alto di competizione e un’attenzione mediatica più globale. E, comunque vada, avrà scelto un posto di culto.