Negli USA parlano di "real deal", cioè di uno vero, uno che ha la stoffa e si fa sentire a ogni passo. In realtà, Joseph Lee Burrow, non è che sia sbocciato: il talento c'è sempre stato, tutto attorno però gli andava costruito e messo a punto. La realizzazione dei Bengals, primi finalisti del Super Bowl, sta tanto nel suo braccio quanto nella bravura di un General Manager che è davvero un "real deal": è riuscito dove in tanti avevano fallito. E' riuscito a rendere praticamente quello che per tanti era impossibile.
Gli occhi sono sul numero 9, è inevitabile. Ha trascinato i Bengals in tutta la stagione e non ha tradito le attese nella partita più importante. Burrow, scelto come primo assoluto nel Fraft NFL 2020 da Cincinnati, non si è mai piegato davanti alle stagioni sottotono, folli, ricche anche di problemi (al primo anno era arrivato la rottura del legamento crociato); è andato avanti per la sua strada, provando a ragionare di giocata in giocata.
Sempre di giocata in giocata
Un motto che sicuramente avrà avuto in mente, mentre i Chiefs provavano a prendere il largo e già s'immaginavano nella finalissima. Joe ha mantenuto saldi i nervi, ha provato a destreggiare con cura le giocate, a chiamare quelle semplici e spesso efficaci. Il confronto con Mahomes è stato chiaramente vinto, e non solo per quella palla spregiudicata nel finale: si è visto tutto il peso delle aspettative schiacciare il QB di Kansas City, si è vista tutta l'adrenalina del pari ruolo di Cincinnati.
Il field goal con cui i Bengals si regalano il Super Bowl è un inno alla tenacia che si fa inno alla gioia: erano sotto, hanno recuperato; sono caduti, hanno fatto presto a rialzarsi. Burrow si sarà rivisto tante volte in questa partita: il passato incolore sta dando spazio a tanti sorrisi. Dicono sia il karma, forse è solo il suo gran talento.
Ovviamente, va da sé: nei giorni del ritiro di Tom Brady si fa già tanta corsa al sostituto, a un possibile erede. Diciamo che il volto americanissimo, il capello sbarazzino e un ciuffo biondo, almeno esteticamente lo ricordano. Il campo dirà se siamo davanti a un'era, o è solo una bella storia.