È il killer delle finali. Quando sente il profumo dell’oro Marcell Jacobs si trasforma e torna ad essere quello straordinario velocista che dai Giochi di Tokyo ha cambiato nel mondo il percepito della nostra atletica. Era il campione europeo in carica, tornava a Roma, voleva vincere per ricaricarsi di energia positiva in vista dei Giochi di Parigi e ha vinto i 100 in 10”02, che il suo miglior tempo dell’anno. Ma in questo caso contava vincere. Per il tempo ci sarà tempo… Il 10”02 è bugiardo perché realizzato molto vicino alla semifinale, in una serata romana molto calda e umida. Jacobs vale già un tempo ampiamente sotto i 10 netti, e dall’inizio della stagione sta continuando a crescere. Soprattutto in semifinale avevamo rivisto la sua azione sciolta e in facile progressione. In finale è stato come frenato da un affaticamento al polpaccio anche perché quest’anno non aveva mai fatto due gare nello stesso giorno. Appena ritroverà, ed è sulla strada giusta, la sua corsa “felice” potrà puntare a qualsiasi traguardo. Nella sua scia un altro azzurro, Chituru Ali, che gli è sempre più vicino e l’argento europeo sembra soltanto il primo passo della sua nuova dimensione. Anzi nella scia di Jacobs c’è un’atletica italiana stellare che ci ha regalato una serata storica per lo sport italiano con tre ori, uno più bello dell’altro (anche Leo Fabbri nel peso e Lollo Simonelli nel 100 ostacoli), due argenti che luccicano (Ali e Furlani nel lungo) e un bronzo (Fortunato nella 20 km di marcia): sei medaglie in una sola giornata, mai successo prima all'Italia dell'atletica. Siamo la Nazionale leader in Europa, dopo due giorni di gara guidiamo per largo distacco il medagliere (siamo già a 5 ori…) e in ogni gara gli azzurri sono stati protagonisti. È come se la crescita dell’intero movimento facesse crescere i singoli atleti. C’è un effetto positivo che attraversa tutti gli azzurri e consente loro di migliorarsi e di alzare l’asticella dei sogni. Forse mai, la nostra Nazionale è stata così forte per qualità e profondità di atleti e risultati. Ieri sera, per noi appassionati di atletica, la regina degli sport, era come essere catapultati nel più spettacolare luna park del mondo, con una serie di irresistibili attrazioni. Dall’ora di cena in poi, arrivavano una dopo l’altra immagini di Grande Bellezza. Un salto di 8,38 che vale l’argento di Mattia Furlani, un lancio oltre il muro dei 22 metri per l’oro di Leo Fabbri, le lacrime di Sveva Gerevini per il record italiano dell’Eptathlon, e la straripante esplosività di Lollo Simonelli che salta ogni ostacolo che lo separa dalla gloria per vincere l’oro dei 110 con il nuovo primato italiano 13”05, che vale una medaglia olimpica. I giamaicani Parchment (13”04) e McLeod (13”05) hanno vinto le ultime due Olimpiadi con un tempo così. Giusto per dire… Abbiamo assistito a piccole grandi imprese che hanno fatto ombra all’argento di Furlani nel lungo, dietro a quel fuoriclasse del greco Tentoglou, e al bronzo di Francesco Fortunato nella marcia. Ma ci resta negli occhi anche la gioia di contagiosa vitalità di questi campioni. Fabbri che sfila all’olimpico con un elmetto da antico romano e non vede loro di «sfidare gli americani» o Simonelli con il cappello di One Piece che urla "diventerò il re dei pirati". C’è un’euforia contagiosa che attraversa tutti gli azzurri e fa salire il coraggio delle nostre ambizioni. Ora, da Roma, Parigi sembra più vicina. Nell’ultima edizione dei Giochi abbiamo conquistato 5 ori e ci sembrava un risultato pazzesco, storico e irripetibile. Questo Europeo ci invita a tenere i piedi per terra ma anche a non porci limiti. Questi ragazzi sono davvero forti e meritano di sognare in grande.
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