Dalla miniera di Tokyo 2020 giunse almeno una medaglia al giorno e alla fine furono 40, dallo spadista d’argento Luigi Samele al bronzo delle Farfalle. Ieri c’era già gente sconsolata (per di più giornalisti) dopo ventiquattrore senza podi nostrani, censita la caduta della portabandiera e campionessa olimpica Michela Moioli, viziati da un’estate immensa e un inverno pechinese già dorato.
Meno male che Omar Visintin ha riscattato la Moioli, con cui gareggerà nel misto, e lo Snowboard cross azzurro vincendo la medaglia di bronzo in notevole rimonta. Ultimo di quasi un secondo al primo intermedio, Visintin ha dimezzato il distacco a metà gara e poi sfruttato la sua attitudine in curva, sverniciando l’austriaco Lueftner per salire sul podio con Haemmerle e Grondin.
Trentaduenne di Merano, in sci alpino è arrivato fino alla squadra B prima di scegliere la tavola: «Più adrenalinica». A Sochi 2014, Visintin s’è scontrato con un avversario in semifinale e fine dei Giochi. A Pyeonghang 2018 la sua Olimpiade è durata venti metri, quando ha centrato in pieno un boarder cadutogli davanti.
Due mesi fa è volato fuori pista a Montafon, in Austria, portato via in elicottero con trauma cranico, lussazione del gomito sinistro e rottura del tendine. Era proprio tutto rotto. Oggi Omar festeggia la prima medaglia maschile italiana da quando lo Snowboardcross, a Torino 2006, è diventato disciplina olimpica.
Di padre in figlio: una favola combinata
L'altra storia del giorno ce la serve sul piatto d’oro la combinata maschile di sci alpino, che doveva essere la gara di Alexis Pinturault e invece è dell’austriaco Johannes Strolz.
Ma quanti paroloni avete letto negli ultimi giorni? Storico, leggendario, incredibile, favoloso… Che gran noia, eppure per Strolz un paio d’iperboli andran sprecate. Scegliete voi quale per spiegare che papà Hubert vinse la stessa gara olimpica trentaquattro anni fa a Calgary 1988 e non era mai successo di padre in figlio nello sci alpino: solo un’altra volta nell’hockey o fra nonno e nipote nel pattinaggio di velocità e nello skeleton, sempre statunitensi.
Usate infine l’enfasi che v'avanza per convincervi della sua prima vittoria in Coppa del Mondo a quasi trent’anni, nello Slalom di Adelboden un mese fa, e specialmente di questo straordinario titolo olimpico in combinata al culmine di una stagione iniziata fuori dal Wunderteam, senza skiman, senza pressioni... Ma che meraviglia.