"Siam venuti fin qua, per vedere segnare Kakà". Questo coro da stadio è diventato una filastrocca per i tifosi del Milan del primo decennio del 2000, ma anche per molti sostenitori avversari che - al netto dei risultati in campo - hanno ammirato l'eleganza e la sportività del trequartista brasiliano.
Ricardo Izecson dos Santos Leite, per tutti appunto Kakà, è stato l'uomo venuto dal Brasile che ha portato una interpretazione moderna del ruolo di trequartista in Italia, pensionando o arretrando fuoriclasse come Rui Costa e Rivaldo per prendersi la ribalta mondiale, a tinte rossonere del Milan, fino al tetto del mondo e al Pallone d'Oro.
Strapotere fisico, visione di gioco e accelerazioni da centometrista lo hanno portato a dominare la scena europea e mondiale per diverse stagioni, ma quello stesso fisico che lo ha reso numero uno al Milan è quello che una volta lasciata l'Italia ha iniziato a tradirlo fin dai primi momenti al Real Madrid in un amore mai sbocciato a quelle latitudini.
Ma qual è la storia di Ricardo Kakà? In occasione del suo compleanno, il 22 aprile, ripercorriamo la sua carriera, dagli inizi in Brasile, passando per l'arrivo tra le battutine per il nomignolo in Italia col Milan per poi chiudere con Real Madrid e Orlando City in MLS.
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Gli inizi di Ricardo Kakà: dalla paralisi scampata all'exploit
Ricardo Kakà non aveva propriamente l'immagine dello stereotipo del fuoriclasse brasiliano. Nessuna storia triste e di povertà alle spalle, anzi, né un passato tormentato quando è sbarcato all'aeroporto di Milano nel 2003. I primi passi da calciatore li ha mossi al San Paolo, ma è proprio lì che - nell'ottobre 2000 - Kakà ha rischiato di non poter mai essere quello che poi è diventato.
Dopo essere caduto sul fondo di una piscina sbattendo violentemente la testa, Kakà si fratturò la sesta vertebra scampando per miracolo alla paralisi. Da quell'episodio e per la riconoscenza divina è nata l'esultanza iconica dell'ex numero 22 rossonero a braccia alzate e in segno di ringraziamento verso Dio, dal quale si è sempre detto convinto di aver ricevuto la grazia.
Pochi mesi dopo, a 18 anni, è arrivato il debutto con la prima squadra del San Paolo e da lì si è messo in mostra fino a balzare agli occhi di Leonardo che lo consigliò al Milan.
La carriera di Kakà
Devastante in accelerazione, imprendibile nel dribbling ad alta velocità e con una visione di gioco da regista. Kakà non è sempre stato un trequartista come lo abbiamo imparato ad ammirare in Italia e non solo, anzi, a inizio carriera giocava da centrocampista centrale - alla Cerezo si diceva in Brasile - e per quelle sue caratteristiche si fece notare fino a conquistare la nazionale verdeoro e la chiamata dall'Europa.
Con l'aiuto di Ancelotti anche il suo gioco si è evoluto per stare al passo coi tempi, ma già dalle prime partite con il San Paolo tra i professionisti la sua è sembrata una storia da predestinato.
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San Paolo
Il debutto in prima squadra è arrivato a 18 anni con il San Paolo e, nonostante un ruolo più arretrato, a Kakà bastò poco per farsi notare in zona gol. Contro il Santos nel campionato Paulista è arrivata la prima rete tre giorni dopo l'esordio assoluto e il mese dopo, nel marzo 2001, grazie a una sua doppietta nuovamente contro il Botafogo permise al San Paolo di vincere il Torneo Rio-San Paolo per la prima volta.
All'epoca però era riconosciuto da tutti come Cacà, quello lo pseudonimo indossato sulla maglietta e frutto di un omaggio al fratello Digao: in questo modo, infatti, il più piccolo dei fratelli (poi sempre con lui nelle varie esperienze calcistiche) era solito chiamarlo in infanzia.
L'esplosione è arrivata con il primo campionato nazionale disputato sempre nel 2001: 27 partite giocate e 12 gol, con tanto di riflettori di Don Balon che lo inserì tra i 100 giocatori da seguire.
Milan
Nell'estate del 2003 il Milan fresco campione d'Europa lo ha portato in Italia pagandolo 8,5 milioni di euro. Uno sbarco accolto dai sorrisini degli avversari per un look da scolaretto timido e un nomignolo ambiguo, ma che ben presto si è trasformato in un incubo.
Con la maglia rossonera Ricardo Kakà ha vinto tutto prendendosi il posto da titolare dopo pochissimi giorni togliendolo a Rui Costa e realizzando il primo gol in Serie A nel primo derby contro l'Inter disputato il 5 ottobre 2003. Quella prima stagione con il Milan Kakà ha vinto la Serie A TIM contribuendo con 10 gol e cambiando il volto al gioco offensivo di Carlo Ancelotti.
In totale con il Milan - nella prima parentesi in rossonero - ha vinto 1 Champions League, 1 Mondiale per Club, 1 scudetto, 1 Supercoppa italiana, 2 Supercoppe europee e il Pallone d'oro nel 2007 dopo aver trascinato i rossoneri alla conquista della Champions con prestazioni e gol da fuoriclasse. Complessivamente, considerando anche la stagione del ritorno 2013/14: 307 presenze e 104 gol con il Diavolo in tutte le competizioni.
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Real Madrid
Nel giugno 2009 il Real Madrid annunciò l'acquisto di Kakà dal Milan per 67.2 milioni di euro con un contratto astronomico per le cifre del tempo e sei anni di contratto.
L'avventura in Spagna però non ha mai sfiorato le vette toccate in Italia e, tra un problema fisico e l'altro con tanto di operazioni al ginocchio, dopo quattro stagioni tra più alti che bassi il brasiliano è tornato a Milano per una stagione, prima di volare al San Paolo e chiudere il cerchio ad alti livelli.
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Orlando City
Prima di chiudere la carriera da calciatore però Ricardo Kakà è stato protagonista di un'avventura in MLS accettando di diventare l'uomo franchigia di Orlando City, squadra che ha debuttato nel 2015 nel campionato nordamericano e in cui ha bagnato l'esordio con un gol.
Dopo 79 presenze e 26 gol con Orlando, nel dicembre 2017 ha deciso di lasciare il calcio giocato a 35 anni soprattutto per via dei numerosi problemi fisici.
Il Manchester City e la chiamata del presidente Berlusconi
Nel corso della lunga carriera italiana di Ricardo Kakà, vissuta interamente con il Milan, c'è stato un momento indimenticabile al di fuori del terreno di gioco.
Nel gennaio 2009, infatti, il trequartista brasiliano era stato di fatto venduto all'ambizioso Manchester City dello sceicco Mansour. L'affare tra le società era stato definito, ma i tifosi rossoneri non presero sportivamente la decisione e si fecero notare con giorni di cori, incitamenti e proteste sotto casa di Kakà per convincerlo a restare.
Sul piatto tra i 100 e i 120 milioni di euro per un fuoriclasse ancora al top della forma, ma al canto dell'ormai iconico "non si vende Kakà" dei tifosi alla fine durante il "Processo di Biscardi" arrivò la famosa chiamata del presidente Berlusconi con l'annuncio: "Kakà rimane al Milan".
Per la cronaca l'addio venne solo ritardato di sei mesi e a cifre rivedute al ribasso verso il Real Madrid.
Kakà e il Brasile
Il palmares di Kakà può vantare anche un Mondiale vinto con il Brasile, un trofeo da collezione fondamentale per ogni giocatore brasiliano.
Lo ha fatto non da protagonista nel 2002, giocando solo uno spezzone di partita contro la Costa Rica nella fase a gironi (5-2), ma negli anni successivi è diventato un punto cardine della Seleçao senza però toccare nuovamente la vetta mondiale.
In totale con la Seleçao ha collezionato 90 presenze e 29 gol conquistando anche due Confederations Cup nel 2005 e nel 2009.
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Kakà, le migliori frasi
Celebrato da compagni e avversari, stimato dai tifosi di tutte le squadre. Ricardo Kakà ha avuto la capacità di mettere (quasi) tutti d'accordo nel corso della sua carriera.
Ecco qualche frase celebre detta dal brasiliano o nei suoi confronti.
"Appartengo a Gesù".
"I belong to Jesus". Dietro ogni esultanza celebre di Ricardo Kakà c'è questa scritta, iconica come le sue braccia al cielo in segno di ringraziamento.
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L'anti sex symbol
"Non mi interessa essere un sex symbol, non cerco nulla di ciò. Mi interessano i valori familiari, sono quelli che voglio comunicare".
L'abbaglio di Ancelotti
"Inizialmente l’avevo paragonato a Tonino Cerezo, fu un clamoroso abbaglio. Altro che Cerezo: Kakà era un fenomeno e, a differenza di Zidane, quello che mostrava in allenamento lo faceva anche in partita".
La perfezione secondo Shevchenko
"Mai avevo visto un giocatore così perfetto. Dopo un solo allenamento ho capito che questo era un ragazzo speciale: ha cambiato la marcia del Milan e la nostra storia".
Un mostro di nome Kakà
Il ricordo di Javier Zanetti: "Kakà? Un mostro! Era ovunque, velocissimo, quasi immarcabile. Ricordo una corsa a due con lui, una ripartenza terribile, riuscii a stento ad accompagnarlo a fondo campo, venne giù San Siro per applaudirmi, ma io ero letteralmente senza ossigeno alla fine di quella volata".
L'apparenza inganna
Celebri sono diventati gli aneddoti di alcuni compagni di squadra nel Milan del 2003, ecco i più esilaranti:
Gattuso: "Quando è arrivato sembrava uno sfigato, mi chiedevo ‘ma chi cazz abbiamo preso?’ Poi è bastato il primo allenamento per cambiare completamente idea. Dopo il primo allenamento ho detto agli altri: ‘questo è un fenomeno!’. E’ grazie a questi fenomeni che io esisto".
E di nuovo Ancelotti: "Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli: occhialini, pettinatissimo, faccia da bravo ragazzo, solo non vedevo la cartella con i libri e la merendina. Oddio, abbiamo preso uno studente universitario. Poi però è sceso in campo e… Apriti cielo. Ma apriti per davvero… Con il pallone tra i piedi era mostruoso. Uno dei giocatori più forti che abbia mai visto".
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Con un nome così...
Luciano Moggi, ai tempi dirigente della Juventus, commentò così l'acquisto di Kakà da parte del Milan: "Uno con un nome così non potrebbe giocare nella Juventus...".