Solo Lindsey Vonn ha vinto quanto Mikaela Shiffrin in Coppa del Mondo di sci e per questo, martedì 10 gennaio alle 19:30 (1a manche) e alle 21:45 (2a manche) su Eurosport 1 disponibile su DAZN, lo Slalom notturno di Flachau può già essere la neve degli annali, quella del primato assoluto femminile sotto le stelle salisburghesi e le guglie illustrate delle Alpi austriache.
Una gara che Mikaela Shiffrin vince dal lontano 2013 da astro nascente e appena diciassettenne dello sport americano, compreso l’ultimo precedente del 2021 da icona planetaria e migliore sciatrice (almeno) del suo tempo. Uno Slalom che oggi significa molto ma non tutto, colti 82 successi in Coppa del Mondo a meno quattro da Ingemar Stenmark.
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Oggi che Mikaela Shiffrin è tornata a vincere molto senza l’ossessione di vincere, elegante da sempre e per natura, così tenace nel tempo con gli sci sui dossi, alla ricerca della linea perfetta. Mancato papà Jeff, dopo gli ultimi spettrali Giochi Olimpici, Mikaela voleva la perfezione tecnica e di fatto vincente, però senza più separarsi da quell’eco di malinconia, divenuto un punto di forza dei giorni tristi e felici. Quel gelo che si porta dentro anche se non ne parla più. Con la coltre più spessa e fredda, specialmente da quando non ne parla più.
Mikaela Shiffrin ha vinto 6 delle ultime 7 gare di Coppa del Mondo, archiviando con 8 successi stagionali il suo quinto Cristallo e probabilmente la settima Coppa di Specialità slalom. Tornata ipercritica e superanalitica, nel Gigante di Kranjska Gora s'è sentita puramente bella da desiderare un giorno di sciare ancora così bene. Questo ha detto, prima di salire sul podio della Podkoren: una pista da uomini, come si dice in gergo per le porte vincenti di Girardelli, Tomba, Marcel Hirscher.
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Un anno fa, Mikaela ha vinto la Coppa del Mondo dopo una tragica Olimpiade di quattro gare non finite, senza nemmeno un podio.Quando Sofia Goggia le prestò i suoi sci per la combinata, quelli del miracoloso argento in Discesa di Pechino 2022, attaccandoci un post-it sul quale aveva scritto "Vola, tu puoi". Un piccolo gesto per scaldarle il cuore, come non ce n’erano stati molti quando nel 2020, a poche settimane dalla pandemia, Mikaela mollò tutto per ritirarsi a casa, nella sua neve e solo sua, dopo la morte del papà.
Che cos’hanno avuto in comune Lindsey Vonn e Mikaela Shiffrin? Entrambe hanno trascorso gran parte dell’infanzia in Colorado, anche se Lindsey è nata in Minnesota, e sono entrambe le migliori sciatrici della loro generazione. Vonn è stata la miglior velocista, con 43 delle sue 82 vittorie giunte in discesa e 28 in super-G. Shiffrin ha vinto 51 slalom, 17 giganti, 5 super-G, 3 discese, 1 combinata e 5 paralleli. Vonn è giunta al record di 82 successi quando aveva 33 anni, Shiffrin ne ha soltanto 27. Entrambe hanno cinto 4 Coppe del Mondo e qui il record è di 6 dell’austriaca Anne-Marie Moser-Pröll negli anni Settanta; quello assoluto di Marcel Hirscher che ne ha vinte 8.
Hanno gareggiato contro per un pugno di gare, sul finire della carriera di Lindsey. Nel 2018 in Discesa a Cortina, nel giorno del ritiro della connazionale Julia Mancuso, sono salite insieme su un podio per la prima e unica volta in carriera: Vonn seconda, Shiffrin terza. Prima? Sofia Goggia.
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Lindsey ha postato su Instagram le sue congratulazioni a Mikaela per aver eguagliato il suo record di vittorie, eppure non devono essersi propriamente amate e forse da quando nel 2019, ai Mondiali di Äre, Shiffrin decise di saltare combinata, discesa e gara a squadre per essere al meglio in super-G (oro), su gigante (bronzo) e slalom (oro). Bronzo in Discesa sull'ultimo palco, Lindsey storse il naso dicendo che Mikaela «Avrebbe potuto vincere tutto e per me, un’atleta dovrebbe schierarsi in tutti gli eventi che può».
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Oggi la lettera (post) con cui Shiffrin rispose è squisitamente attuale: «Sono lusingata da alcuni commenti secondo cui avrei potuto vincere cinque gare ai Mondiali. Ho imparato che non esistono vittorie facili. Le persone dall’esterno vedono i record e le statistiche. Io invece vedo un enorme miscuglio di lavoro, allenamenti, gioia, angoscia, motivazione, risate, stress, notti insonni, trionfo, dolore, dubbi, certezze, ancora dubbi, altro lavoro, più allenamento, sorprese, voli in ritardo, voli cancellati, bagagli smarriti, viaggi notturni, spese, ancora lavoro, avventura, e in mezzo a tutto questo ci sono le gare. I numeri disumanizzano lo sport. Pensare che potrei arrivare, scendere in pista e andarmene a casa con 4-5 medaglie sarebbe un terribile errore di calcolo e onestamente anche irrispettoso per il talento e l'abilità delle altre. Ho imparato a non lasciare che l'arroganza dettasse le mie aspettative e i miei obiettivi. Il mio obiettivo non è mai stato quello di battere i record. Il mio obiettivo è competere, avere una longevità che mi consenta un giorno di guardarmi indietro e dire che sono stata in grado a lungo di lottare, anziché accorgermi di essermi bruciata, nel tentativo di andare oltre le mie capacità. Molti credono che io gestisca la mia carriera in modo anormale, per me va benissimo così. Io sono me stessa e nessun’altra».