La ricordate tutti la prima volta allo stadio? Il traffico, la fila ai tornelli per entrare, quelle scale che sembravano aprire le porte del paradiso. E quei colori, quell'impatto col campo che ti lascia senza fiato, come una scintilla. Resti a bocca aperta e pensi: "Ma dove sono stato finora?".
Non era ancora il momento, probabilmente, ma da quel giorno è cambiato tutto e il calcio ha assunto per ognuno di noi un sapore diverso.
Il format
“Scintille - La prima volta allo stadio” è il nuovo format di DAZN che racconta tutte le emozioni di un bambino alla prima partita sugli spalti. Le ansie, la timidezza, l'ingenuità di un piccolo tifoso, la spensieratezza e tanto altro ancora. Tutto negli occhi di chi inaugura il primo seggiolino, bianco, rosso, giallo, azzurro o nero che sia, non fa differenza alcuna.
La prima di Carlo all'Unipol Domus
Il protagonista della terza puntata di “Scintille - La prima volta allo stadio” è Carlo, un bambino di 5 anni, tifosissimo del Cagliari. Una tradizione di famiglia, visto che il papà Maurizio e la mamma Maria lo hanno cresciuto a pane e cori per la squadra sarda. Ne sa tanti Carlo e li canta spesso, anche quando esce di scuola. Un chiodo fisso, come la passione per il calcio che lo lega a tanti altri bambini della sua età. La scuola calcio, ovviamente, si chiama Gigi Riva, e come sennò.
E quando il suo idolo, Leonardo Pavoletti, gli porta la maglietta della squadra per cui tifa, col suo nome sulle spalle e il suo numero preferito, il 10, non riesce a trattenere l'emozione. Resterà lì, immortalata per sempre, nel suo cuore, nella mente e nelle immagini, come quelle istantanee scattate insieme ai calciatori all'esterno dell'Unipol Domus. Perché loro, i giocatori, sono gli idoli che non possono deludere le speranze di un bambino, soprattutto fuori dal campo.
E poco importa se la partita tra Cagliari ed Empoli, finita 2-0 per i toscani, non è stato un esordio perfetto dal punto di vista del risultato. Forse lo ricorderà pure, ma perché quella è una partita che non dimenticherà mai. Il risultato, però, non c'entra nulla, ma proprio nulla. Il suo sguardo incredulo all'annuncio dello speaker col suo nome vale il prezzo di tutti gli altri biglietti, più della partita stessa, anche più di quel panino al salame che Carlo preferisce.
Non c'è minimamente spazio per la delusione, nemmeno una briciola, a quell'età poi figuriamoci, ma soltanto la voglia di tornare a sedersi su quel seggiolino, già dal giorno dopo, e magari un giorno essere presente in quel campo, su quel terreno di gioco. Perché no.
Siamo sicuri che in tanti vedranno in Carlo il riflesso di loro stessi da bambini, perché anche questa è la magia del calcio.