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La Scintilla di Rinat: per cambiare una vita possono bastare 90 minuti

Giovanni Marrucci
La Scintilla di Rinat: per cambiare una vita possono bastare 90 minutiDAZN
Protagonista della seconda puntata di "Scintille - La prima volta allo stadio" è Rinat, "nuovo" tifoso dell'Udinese.

22 agosto 2021. La prima volta di Rinat e l’ultima di Cristiano. Uno famoso, l’altro un po’ meno. Il pomeriggio di Udine è stato speciale per almeno due persone. Certo, magari anche per molte di più, ma noi possiamo garantire solo per questi due. 

Dall'ultima di CR7, alla prima di Rinat

Di Cristiano sapete già tutto. Era la prima giornata di Serie A TIM e Ronaldo partiva in panchina. Si è alzato al minuto 60 per giocare la sua ultima mezz’ora nel campionato italiano, anche se nessuno in quel momento poteva saperlo. Ci sarebbe pure il suo ultimo gol in Serie A TIM, segnato in pieno recupero con un colpo di testa dei suoi e poi annullato dal Var.  

Di Rinat, invece, non sapete ancora niente. È seduto esattamente dalla parte opposta rispetto a Cristiano, a circa 70 metri di distanza. Per lui, a differenza di Ronaldo, non è l’ultima ma la prima volta. Una prospettiva completamente nuova, perché Rinat dentro a uno stadio non c’era mai stato. E il numero che ha nel destino non è il 7, come per il portoghese, ma il 12.  

Rinat infatti è nato il 12 novembre del 2012. Ed è arrivato in Italia il 12 marzo, ma in un anno molto particolare: il 2020. Sì, proprio in quei giorni lì, quando l’Italia - così come il resto del mondo – aveva appena cominciato il primo lungo lockdown. Le prime settimane con la sua nuova famiglia Rinat le ha passate chiuso in casa. Lui e le sue due sorelline, tutti arrivati da una città impronunciabile della Siberia, Novokuznetsk. 

Tra Novokuznetsk e Udine ci sono più di 5000 chilometri. Andrea e McKenzie, i genitori di Rinat, li hanno percorsi avanti e indietro più volte. Non si sono fatti spaventare dalla distanza e hanno persino rinunciato al loro passaporto americano, pur di dare a loro figlio Adrien, giovane promessa dell’Udinese, un fratellino e due sorelline. Oggi la famiglia Dorigo è una squadra affiatatissima. Vivono a Fiumicello, circa 40 minuti di macchina da Udine, in una casa in cui si respira calcio. Il giardino è cosparso di palloni e in un angolo c’è pure la porta grazie alla quale Adrien e Rinat giocano a fare i calciatori veri.  

Adesso, invece, Rinat è a pochi metri di distanza da Cristiano Ronaldo, il calciatore più forte del mondo. Accanto a lui c’è il papà, Andrea, la cui prima partita allo stadio è stata quasi 20 anni fa. Era un altro Udinese-Juventus, storico pure quello, era il 5 maggio del 2002.  

cristiano ronaldo

La scintilla di Rinat

Gli occhi del piccolo Rinat hanno dentro un concentrato di stupore e smarrimento. Sì, smarrimento. Perché la prima volta allo stadio ti rimane dentro per sempre, la Dacia Arena oggi sembra addirittura più bella del solito. Con gli spalti tutti colorati e i tifosi che finalmente, un anno e mezzo dopo l’ultima volta, tornano a popolarli. Come può cambiare la vita in un anno e mezzo... 

Rinat dalla Siberia si ritrova in uno stadio italiano, con indosso la maglia dell’Udinese con il numero 12. Il suo numero. Ma per cambiare una vita possono bastare anche solo 90 minuti.  

Prendete Udinese-Juventus, per esempio. La Juve segna subito con Dybala. Domina, spadroneggia, poi raddoppia a metà primo tempo con Cuadrado. A Rinat e Andrea non rimane che mettersi le mani tra i capelli, l’Udinese sembra ormai sconfitta. Ma a inizio ripresa succede qualcosa. La partita svolta, la vita cambia.

Scintille Udine, DAZN Italia.PNG

Szczesny regala un rigore all’Udinese, Pereyra lo trasforma e fa 1-2. Due minuti dopo Morata prende il palo, mentre a bordocampo Cristiano Ronaldo continua a scaldarsi.  

Gli occhi di Rinat vanno verso di lui, è il giocatore più atteso nel giorno della sua prima volta allo stadio. La scintilla si è definitivamente accesa, è diventata un fuoco. Questo giorno non se lo dimenticherà mai, soprattutto l’ultima mezz’ora di CR7 in Serie A TIM. Succede di tutto, entra pure l’idolo di Rinat, Stefano Okaka. È proprio lui a rubare palla a Szczesny a sette minuti dal 90’. E a servire a Deulofeu la palla del 2-2.  

Sì, è quasi finita, ma in campo c’è Cristiano Ronaldo. E quindi non è mai davvero finita. In pieno recupero sale in quota e fa 2-3. Gli occhi di Rinat stavolta sono delusi, quelli del portoghese si illuminano e poi rimangono sospesi: c’è un check del Var. Due minuti in bilico, poi il verdetto: era fuorigioco, anche se di millimetri. 

Rinat si alza in piedi, applaude, chiede a papà Andrea una conferma del risultato: “Chi ha vinto?”. Nessuno, Rinat, hanno pareggiato. Questo è il calcio. E anche un po’ la vita. Dove possono servire migliaia di chilometri per trovare una famiglia, ma poi bastano pochissimi millimetri per fare la differenza tra una vittoria e tutto il resto. 

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