"La verità è che volevamo vincere in casa e siamo riusciti a portare a casa i 3 punti". Così Sergio Oliveira, il più politicamente corretto possibile, ha raccontato le emozioni al debutto in maglia giallorossa. Non poteva aspettarsi di giocare subito dal primo minuto, figuriamoci avere sulle spalle il rigore decisivo, cambiare la storia della propria squadra in una manciata di ore dal suo arrivo dal Porto.
Oliveira è stato decisivo per l'azione - il rigore se l'è procurato e poi l'ha trasformato -, ma in tutta la partita ha saputo dare un'opzione di gioco costante alla squadra. Di fatto è il tocco di qualità che mancava al centrocampo di Mourinho, che senza l'infortunio di Pellegrini avrebbe riservato a Veretout l'angolo della panchina.
Come cambiano i piani, alle volte. E come può cambiare la Roma, con un ingresso di sostanziale equilibrio a centrocampo.
La questione rigore
Come cambiano le gerarchie, poi. Tutti si aspettavano proprio Veretout dal dischetto. E poi? Poi si è presentato Sergio: infallibile. E per un attimo tuttologo giallorosso, dalle punizioni agli undici metri di riscatto. "In verità Lorenzo Pellegrini era il primo rigorista - ha raccontato Oliveira ai nostri microfoni -, io ero la seconda opzione. Sono contento del gol, ma soprattutto per la vittoria".
La Juventus, quella che Sergio ha punito nella scorsa edizione della Champions League, ora dista 6 punti. Quella coppa lì, qualcosina in più, potenzialmente anche 11. Senza farsi prendere dal panico, la Roma può arrivare. Parola e metodo di Oliveira: "Intanto, andiamo partita dopo partita".