Il risultato che tanti avrebbero voluto. E c’entra poco la fede calcistica, pure i tifosi-rivali più accaniti lo pensavano, magari senza ammetterlo per orgoglio: per il bene del campionato, ogni squadra alle spalle del Napoli ieri sera ha sperato nella vittoria dell’Inter. Perché un’altra, l’ennesima vittoria di Spalletti avrebbe indirizzato, probabilmente in maniera decisiva, l’andazzo per lo Scudetto. E invece, Dzeko-gol e tutto si è riaperto.
Può sorridere Inzaghi, lo fa pure Allegri (che a Cremona ha centrato la settima vittoria consecutiva in Serie A). Lo fa soprattutto Pioli, che con i tre punti di Salerno si è portato a -5 dagli azzurri, comunque primi a quota 41. Segue quindi il Milan, poi Juventus e Inter a 34 e 33. Più staccate Lazio, Roma e Atalanta (30, 30, 28). Questa è la situazione, in campionato si lotta alla grande. E possiamo tornare a dirlo: la lotta per Scudetto, Champions, Europa e Conference League è apertissima. Non resta che altro che osservare e divertirsi.
Oggi solo un segnale
Il primo stop in campionato del Napoli (il secondo stagionale, considerando quello di Liverpool) nell’ambiente azzurro deve essere preso per quello che è, senza il rischio di cadere nella trappola della "disgrazia sportiva": perdere a Milano, con l’Inter, ci può stare. Sarebbe ingiusto parlare di ridimensionamento tecnico, fisico e di obiettivi. Ok, qualche segnale negativo dalle amichevoli pre-ripresa era arrivato, ma si trattava comunque di partite che, nel risultato, contavano zero.
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Ora Spalletti avrà principalmente una missione: mantenere e proteggere la serenità generale, compito che gli è riuscito perfettamente finora, pubblicamente e all’interno del campo. Perché questo Napoli ha dimostrato - perlomeno fino alla pausa per il Mondiale - di essere forse la migliore squadra d’Europa in termini di gioco e risultati. La trasferta con la Sampdoria può rappresentare la giusta chance per una ripartenza immediata.
Al contempo, non molla di un centimetro il Milan: concreto a Salerno e pronto a ricevere al Meazza una Roma che vince, ma che ancora non decolla. Il Diavolo c’è. E clamorose sorprese permettendo, ci sarà fino alla fine. Prospettiva che oggi può essere estesa anche all’Inter.
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Ok il primo obiettivo
Quanto pesa il successo di ieri, perché porta una grande, grandissima botta di fiducia, considerando inoltre il cammino parziale contro le big: sconfitte contro le romane, Milan e Juve (se si includesse l’ottava in classifica, ci sarebbe anche quella di Udine) con il solo squillo di Bergamo del 13 novembre. Prima del termine del girone d’andata Inzaghi affronterà Monza, Verona ed Empoli: che questo possa essere un mini-ciclo da svolta definitiva? Nel frattempo, l’ultima chance di restare agganciato alla vetta non è stata sprecata. E questo era il primo, obbligatorio passo per non giocare una seconda parte di campionato con il solo obiettivo della musichetta che conta.
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Mou, lavori in corso
La musichetta, evidentemente, della Champions. Obiettivo dichiarato della Roma, che ha faticato per superare il Bologna: “Massima resa, con il minimo sforzo”, direbbero i saggi. Il gioco ancora non convince del tutto e l’importanza di Dybala rischia di diventare una dipendenza, ma partire bene nel 2023 davanti al solito, super pubblico dell’Olimpico contava più di tutto. Così Mourinho, con il rigore segnato da Pellegrini in avvio, mantiene viva la corsa per l’Europa, anche se il prossimo turno – quantomeno, sulla carta – potrebbe agevolare le concorrenti: giallorossi in trasferta contro il Milan, Lazio e Atalanta in casa con Empoli e Salernitana. Ecco, Lazio e Dea: nell’ultimo turno, le meno brillanti tra le prime sette.
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Lo "schiaffo" della Dea
La buona notizia per Sarri (l’unica) della serata di Lecce è il ritorno al gol di Immobile, ancora una volta a segno alla prima uscita dell’anno solare. Poi i soliti fantasmi di continuità fisica e mentale e una sconfitta firmata Strefezza-Colombo che lascia ampi margini di riflessione per il tecnico biancoceleste: per puntare all’Europa, magari a quella del quarto posto, serve parecchio di più. In primis dal punto di vista mentale: attualmente questa Lazio così forte tecnicamente, non lo è ancora nella testa. Ecco, la testa. Quella spesso distratta dell’Atalanta nei primi 15-20’ di gara: “Sembra che per iniziare a giocare sia sempre necessario prendere uno schiaffo. Il motivo? Veramente, non saprei...”, così Gasperini nel post-match di La Spezia.
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Anche al Picco, l’Atalanta ha dovuto rincorrere già dall’8’: gol di Gyasi, raddoppio di Nzola al 31’ e risultato indirizzato in favore dei ragazzi di Gotti. Poi, nel secondo tempo, i colpi dei singoli (molto bene Hojlund, idem Pasalic e Koopmeiners) hanno raddrizzato una partita che sembrava ormai persa. Qui non sembrano esserci problemi di mentalità derivati magari dalla pressione: questa, dalle parti di Zingonia, per i calciatori non può esistere. A inizio stagione la proprietà chiede la salvezza, Gasp spiega regolarmente che senza l’eventuale qualificazione europea la stagione non sarebbe fallimentare, “perché conta soprattutto la crescita dei giovani”. E allora, perché talvolta l’Atalanta zoppica? Sarà questione di concentrazione, la rosa è numerosa e di livello. Starà al tecnico trovare una certa continuità, in primis nell’arco dei 90’. E allora sì, che i nerazzurri tornerebbero a essere dei serissimi candidati per, almeno, l’Europa League.
Orgoglio Sampdoria
Infine, la zona-salvezza: da applausi i 18 punti del Lecce, ok lo Spezia con i suoi 14, mentre Verona (che comunque pareggia su un campo complicato come quello di Torino) e Cremonese continuano a faticare, nonostante – nel caso di Alvini – la prestazione. A Reggio-Emilia la Sampdoria di Stankovic tira fuori l’orgoglio e il carattere. Armi fondamentali per provare a rimanere in Serie A.