Un altro mattone. Another brick in the wall. Scomodiamo capolavori per spiegare un altro capolavoro di Matteo Berrettini, che dopo esser stato in semifinale a New York e storico finalista a Wimbledon, sarà anche il primo tennista italiano in semifinale a Melbourne. Ha battuto Gael Monfils e avrà Rafael Nadal, come in quei giorni americani che tre anni fa cambiarono la sua vita.
Quei giorni che a Flushing Meadows schiusero lo stargate della sua carriera, proiettandolo in un’altra dimensione. S’arrese a Nadal, ma di già a testa alta, dopo aver avuto un set-point nel primo parziale. E venerdì Matteo tornerà in campo con il braccio fumante per riscrivere una storia dall’altra parte del mondo, giocando un tennis dell'altro emisfero.
Rovesciando un verdetto che allora accettò contro un campione senza tempo, ma oggi mai più. Dopo aver perso 2 partite con Federer, 4 match contro Djokovic e quella volta a Flushing Meadows con Nadal, Berrettini, miglioratosi ogni volta nel suo tempo di formazione, non gioca più per partecipare, ma solo per battere i triumviri del tennis.
Per arrivare fin qui ha preso l’imodium, s’è settato con Kozlov, ha respinto Alcaraz, ha travolto Carreno Busta, ha battuto ancora Monfils. Sembrava facile e invece non lo è stato, perché al gioco della pallacorda non lo è (quasi) mai e perché il francese di mestiere fa pure l’illusionista. Berrettini l’ha investito nel primo set e s’è messo in trincea nel secondo - da un lunghissimo e proverbiale game di 26 punti in venti minuti - per difendere la linea a cannonate, ma lì è iniziata la rapida rimonta d’un Monfils in modalità rischiatutto.
Rischiatutto e a tutto braccio, sfondando un argine che sembrava ormai cancellato dalla mappa di Melbourne, Monfils è riapparso implacabile sulla linea dritta del fuoco. Pareva finito Berrettini, anzi sfinito nel fisico e nella mente; invece, nel quinto set ha schierato la contraerea per spianarsi la strada verso la semifinale. O come nei film western, scrivendo sulla latta 6-4 6-4 3-6 3-6 6-2 a colpi di pisola… Macché, al mitragliatore gatling.
C’è poco altro da aggiungere, solo che come contro Alcaraz è andato dritto al cuore. E poi vero che quest’anno si deve attendere fino a venerdì per le semifinali, ma è già tempo di Sinner e già prima dell’alba per cambiare un'altra marcia da zero a cento. Da zero Italia in 109 anni di semifinali a Melbourne, a due su quattro. Down Under nessun limite di velocità.