Anche il Thanksgiving è andato: ciò significa che la regular season è davvero cominciata. Le viti cominciano a stringersi e la rosa delle pretendenti alla postseason va sfogliandosi sempre di più, lasciando vittime anche illustri per strada. A sei giornate dal termine il pericolo di stare a guardare da gennaio in poi è concreto: per i Rams su tutti, che hanno portato a casa la quinta sconfitta consecutiva, ma anche per Packers e Cardinals. Ecco chi sale e chi scende dopo la week 12.
Jalen Hurts è un candidato MVP
Era già così prima di questa settimana, ma con la prestazione sfoggiata contro i Packers, per di più nel Sunday Night, Jalen Hurts ha messo sul tavolo la sua fiche nella corsa al titolo di MVP, andando a vedere cosa hanno in mano Patrick Mahomes e Tua Tagovailoa, gli altri due pretendenti nel momento in cui scriviamo. La difesa di Green Bay è stata tutto sommato un bel test per Hurts, concedendo lanci sul corto e scoprendosi tanto sulle corse. Ed è proprio lì che il QB degli Eagles ha saputo far male. Hurts ha lanciato per 153 yards e 2 TD, ma ha soprattutto corso per 157 yards, 126 delle quali soltanto nel primo tempo.
E lo ha fatto non solo accontentandosi di quello che gli ha concesso la difesa nel momento in cui non aveva ricevitori liberi, ma mostrando di saper attaccare lo spazio, di poter conquistare yards una volta superato il primo livello della difesa, al punto da avere nello sviluppo della partita giochi disegnati appositamente per una sua corsa.
Una duplice pericolosità che sapevamo Hurts potesse avere, ma che mostrata in “prime time”, nel duello contro un quattro volte MVP come Aaron Rodgers (uscito con le ossa rotte, in tutti i sensi, dal confronto), ci conferma che Jalen sa andare molto al di là del compitino, avendo skills che gli consentono di adattarsi e superare gli ostacoli che la difesa gli propone. Skills da MVP, insomma.
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L’insospettabile Mike White
Da un elite QB ad un insospettabile protagonista. La settimana scorsa avevamo accennato la possibilità che Robert Saleh potesse panchinare Zach Wilson. Ebbene, sette giorni dopo possiamo dire con più certezza che Wilson, quel ruolo di QB1, non lo riavrà indietro tanto facilmente. La sensazione delle ultime settimane era quella che ai Jets mancasse un tassello offensivo, un QB capace di mettere in ritmo l’attacco e permettere a LaFleur di cavalcare le sue opzioni, e quel QB è insospettabilmente Mike White.
La sua prima da titolare in stagione ha ricalcato il debutto dello scorso anno: contro i Bears White ha lanciato per 315 yards, con 22/28, segnando 3 TD e subendo un solo sack, diventando il primo QB dei Jets ad avere più di una partita con 300+ yards e 3+ TD pass nelle ultime 30 stagioni (trenta, sì).
Quello che i numeri non dicono, però, è che il classe ’95 ha dato all’attacco dei Jets quello che mancava, ovvero un QB a suo agio nella tasca, freddo, preciso e capace di mettere in moto i ricevitori, tutti i ricevitori, distribuendo i suoi lanci a ben 10 target (Garrett Wilson su tutti, con 95 yards e 2 TD, ma anche Elijah Moore, proprio lui, con un’altra segnatura). Un passing game che i Jets non avevano mai avuto in stagione e che apre una marea di opzioni a LaFleur, rendendo poi più efficace il gioco di corsa, fin qui l’unica vera arma della squadra di New York.
Una prestazione che apre uno scenario nuovo in casa Jets: avere finalmente una base su cui poter sviluppare e disegnare l’attacco, a lungo termine e perché no, anche nel breve. Il record di 7-4 tiene New York in piena corsa nell’equilibrata AFC East, e anche se la squadra di Saleh è un gradino sotto a Dolphins e Bills ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo. Soprattutto con questo Mike White, l’insospettabile QB1.
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Josh Jacobs guida già la free agency
Tanto si è detto, in negativo, sulla stagione dei Raiders. La vittoria per 40-34 all’overtime sui Seahawks, una contender alla postseason a tutti gli effetti, non cambierà certamente il volto all’annata di Las Vegas, irrimediabilmente deludente e al di sotto delle aspettative estive, ma uno spiraglio di luce lo lascia, nella persona di Josh Jacobs.
Il RB di Alabama ha lasciato il segno domenica: 33 portate per 229 yards e 2 TD, ma anche sei ricezioni (su sette tentativi) e 74 yards. Il tutto lasciando la partita nel secondo quarto per un problema al polpaccio. Una prestazione culminata poi nella corsa da 86 yards che lo ha portato al TD e che ha regalato ai Raiders la quarta vittoria dell’anno, buona quanto meno per lasciare l’ultimo posto della AFC West ai derelitti Broncos.
Buona anche per il futuro di Jacobs: a fine stagione sarà un free agent e con queste prestazioni (967 yards e 9 TD su corsa dalla Week 4) si sta guadagnando le attenzioni di molte squadre e la possibilità di poter scegliere e capitalizzare il proprio futuro. Un’altra nota negativa nella stagione dei Raiders: Las Vegas ha rifiutato lo scorso aprile l’opzione sul quinto anno di Jacobs e in caso dovesse tornare sui propri passi troverebbe certamente richieste ben più alte.
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Allarme rosso Titans
La prima di due vittime eccellenti in questa settimana. La sfida contro i Bengals era un bel test in ottica postseason. La sconfitta ci sta, non complica il cammino dei Titans, padroni incontrastati della AFC South, ma il modo in cui questo KO è arrivato un campanello d’allarme lo fa suonare. Tennessee non è stata condannata da grossi errori, ma da tante piccole sbavature, una rarità per una squadra che non ruba mai l’occhio in quanto a spettacolarità ma bensì per la sua solidità, per l’accuratezza del game plan e per la capacità di sommare tante piccole cose che fanno poi una partita.
Domenica non è stato così. Il rookie Caleb Shudak ha debuttato convertendo i primi due calci ma sbagliando il terzo, che poteva portare i Titans avanti all’intervallo. Poi, nel quarto periodo, una penalità di Kevin Strong su un field goal dei Bengals, ha ridato vita all’attacco di Cincinnati con 1:53 da giocare, condannando di fatto Tennessee. A questo si aggiunge una inusuale inefficacia in red zone: su tre occasioni, i Titans non hanno segnato alcun touchdown, limitandosi ai due field goal di Shudak di cui sopra. Un po’ pochino per la squadra numero 2 in quanto ad efficacia in red zone. Molto pochino per vincere uno scontro diretto contro i Bengals.
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Cosa manca ai Ravens per essere clutch?
E a proposito di inefficacia in red zone, eccoci ai Baltimore Ravens. Anche in questo caso, il record rimane positivo (7-4), ma a differenza dei Titans il titolo divisionale è tutt’altro che nelle mani della squadra di Harbaugh, visto il ritorno prepotente proprio dei Bengals (7-4). Ecco perché la sconfitta contro i Jacksonville Jaguars rischia di pesare oltre modo.
Una sconfitta in cui incidono tanto gli errori della difesa, soprattutto nel quarto periodo, quando i Ravens sembravano poter assumere il controllo della partita e prevalere, errori chiave specie in una partita in cui l’attacco non gira. E domenica l’attacco dei Ravens proprio non girava. Il fumble di Gus Edwards che ha portato avanti i Jags nel quarto periodo è solo il culmine di una partita in cui anche Lamar Jackson ha le sue responsabilità, con una palla persa e un povero 16/32.
Aggiungiamo anche i tre viaggi in red zone senza TD nel primo tempo e la sconfitta è servita. Un passo falso che ha fatto tornare dubbi sulla capacità dei Ravens di vincere partite equilibrate, come era capitato nei KO contro Dolphins, Bills e Giants nella prima parte di stagione, dubbi che erano stati messi da parte nelle ultime settimane ma che sono tornati prepotenti. Un’inefficienza che una squadra da playoff non può permettersi, specie in questo periodo dell’anno.
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