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Valencia, Gattuso parla di Ancelotti e della scelta di allenare in Spagna

Redazione
Valencia, Gattuso parla di Ancelotti e della scelta di allenare in SpagnaGetty

A La Gazzetta dello Sport, Rino Gattuso, allenatore del Valencia, parla così della nuova avventura ne LaLiga. 

La decisione di andare al Valencia

"Se uno vuol comprare uno spazio pubblicitario e usarlo come crede può farlo, ma a me la cosa non interessa né mi riguarda. Quando ho deciso di venire qui l’ho fatto a ragion veduta. Sono stato a Singapore e Lim non mi ha ingannato, come può aver pensato qualcuno. Mi ha detto dei problemi economici in assoluta trasparenza. E dei problemi d’ambiente con stampa e tifosi".

"Volevo misurarmi con un calcio di altissimo livello che sento vicino al mio pensiero. Del resto la mia storia dice che se le cose non sono difficili non mi chiamano, e nemmeno mi piacciono. Questo è un grande club in difficoltà economica, una condizione comune a varie squadre. Poi sono un tipo curioso, che ha voglia di apprendere e di dare. Sono andato in Scozia da ragazzo e poi da tecnico in Svizzera, in Grecia, in Spagna: all’estero la mentalità si apre".

gattuso-valencia-liga-20220610Getty Images

Il nuovo campionato 

"Campionato molto difficile con parametri tecnici elevati e tre club davanti a tutti: Real, Barcellona e Atletico. Dietro, tanti che hanno un denominatore comune: la cura della palla. Qui le priorità non vanno al fisico o ai chilometri percorsi, ma alla “pelota”. “El balon” è al centro del progetto, a tutti i livelli. I ragazzini crescono con un’identità precisa, pensando alla palla. Poi ogni allenatore sviluppa le sue idee ma pure chi gioca diretto, verticale, lo fa contando su una base tecnica di grandissimo livello. Esordiamo col Girona, neopromossa: bisogna fare grandissima attenzione".

"E Ancelotti? C’è un aspetto trascurato che lo rende unico: ha allenato 4 generazioni, tra l’altro in un’epoca di mutamenti rapidissimi, e ha sempre trovato la chiave giusta. Si dice che il calcio è cambiato radicalmente negli ultimi 10-15 anni, e Carlo allena da 30. E non penso solo a questioni tecniche o tattiche, ma alla mentalità dei giocatori, dei giovani, al mondo in cui viviamo. E poi attorno a Carlo non c’è mai una polemica, nessun giocatore o agente parla male di lui: è il più grande per tutte queste cose".