Error code: %{errorCode}

Parigi 2024

Vanessa Ferrari, il corpo è libero

Vanessa Ferrari, il corpo è liberoDAZN
La medaglia d'argento di Vanessa Ferrari a Tokyo 2020 è una storia di resistenza e perfezione del dolore: un premio alla carriera della ginnasta italiana più grande di sempre.

Nella disciplina che più da vicino si specchia nell’arte, l’esercizio ginnico è poesia in movimento. È un’invenzione costante alla ricerca della pienezza interpretativa. È un corpo libero che volteggia sulle note di Con te partirò, fermando un immenso tempo olimpico.

STORIA DELLA RESISTENZA

Vanessa Ferrari ha incantato generazioni d’italiani, proiettandoli in una forma d’ammirazione unica e collettiva. È stata grande come Federica Pellegrini: d’una grandezza sportiva resistente agli anni per eccellere, nella ginnastica ancor più del nuoto, fra carriere che per molte durano il volo di una farfalla.

Una ginnasta che a sedici anni vince i Mondiali, come Vanessa nel concorso generale di Aarhus 2006, è una splendida normalità. Una ginnasta che a trenta vince la sua prima medaglia olimpica, come lei nel corpo libero, è un miracolo sportivo. È la storia di una resistenza.

UN PATTO D’ARGENTO VIVO

L’argento di Vanessa Ferrari a Tokyo 2020 viene da molto lontano. Perché quella medaglia si materializzasse al collo, sul podio della quarta Olimpiade, ci sono voluti 45 chili di fiamma esplosiva, forgiata dentro 146 centimetri di pura grazia.

Vanessa è il simbolo di una ginnasta che si marchia di dolore fin da quando, nel 2007 da campionessa in carica, si frattura lo scafoide del piede ai Mondiali di Stoccarda: infortunio che, divenuto tendinite, compromette i suoi primi esercizi olimpici ai Giochi di Pechino 2008.

 

View post on Instagram
 

LA PERFEZIONE DEL DOLORE

Sembra la fine di una breve gloria, ma Vanessa Ferrari è una creatura magica che gareggia fra travi e parallele, e dipinge volteggi su tele diagonali. Dicono che 4 anni rappresentino un ciclo vitale oltre che olimpico e nella storia di Vanessa ci sono 4 ori Europei, 4 interventi chirurgici, 4 Olimpiadi e due quarti posti: a Londra 2012 e Rio 2016, entrambi a corpo libero.

La quarta volta, a trent’anni, è fatta d’argento vivo come la sua medaglia. È un premio alla carriera della ginnasta più longeva mentre la più grande, Simone Biles, dopo 4 ori a Rio e 19 titoli mondiali, sprofonda nell’incertezza. Mentre Vanessa Ferrari vive un giorno rincorso per tutta la carriera in uno stato di variazione continua. 

 

View post on Twitter

PER ARRIVARE FIN QUI

Vanessa Ferrari è arrivata due giorni dopo il record italiano della discobola Daisy Osakue, picchiata tre anni esatti prima da chi le diede della puttana negra. Un giorno dopo Gianmarco Tamberi in missione olimpica: lui che per infortunio rinunciò a Rio in odore di medaglia ed è venuto a Tokyo per non avere rimpianti, vincendo l’oro lassù in alto, 2 metri (e 37) sopra il cielo.

Come loro Vanessa ha resistito, gettando il cuore oltre la soglia del dolore per un sogno a forma di medaglia: «Mi fa capire che io valgo, che ce l’ho fatta e che tutti questi anni mi sono serviti per migliorarmi». Per arrivare fin qui, oggi che il suo corpo è diventato libero.

 

View post on Instagram