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Walter l'"avvocato" ritrova l'Inter, la big nel momento sbagliato: Milano fu uno dei suoi (pochi) passi falsi

Francesco Fontana
Walter l'"avvocato" ritrova l'Inter, la big nel momento sbagliato: Milano fu uno dei suoi (pochi) passi falsiDAZN
Scelto da Moratti nel 2013 in un periodo complicato, Mazzarri restò fino all'esonero (il primo in carriera) deciso da Thohir nel novembre 2014 dopo tante polemiche e sfottò mediatici: domenica sfiderà ancora il suo passato, ma quello di oggi è un uomo (oltre che un allenatore) diverso

Lasciare la famosa “comfort zone” può rappresentare un rischio: si abbandona un ambiente in cui si sta bene, si ottengono grandi risultati e il bene percepito è altissimo. Come si potrebbe pensare di andare altrove? Il mondo dello sport e del calcio, però, è fatto soprattutto di sfide. Quelle belle, toste. Che creano motivazioni speciali seppur complicate. Difficili, ma altrettanto affascinanti con la prospettiva di non fallire laddove altri, in precedenza, l’hanno fatto.

Questa è la storia di Walter Mazzarri con l’Inter. E si torna al 2013, ormai dieci anni fa: la squadra del presidente Massimo Moratti viveva un periodo – quello del post-Triplete – decisamente particolare. Dopo Mourinho arrivarono (nell’ordine) Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri e Stramaccioni al termine di un 2012-13 infelice sotto molti punti di vista. In quel preciso momento sarebbe servita una figura forte, un allenatore forte con una personalità forte, capace di valorizzare una rosa tecnicamente “normale” e renderla competitiva, coniugando i risultati sportivi con quelli economici. Moratti scelse Mazzarri, considerato l’uomo ideale per ripartire/ricostruire dopo gli strepitosi risultati ottenuti con il Napoli.

Mazzarri annunciato Napoli

ROSA “NORMALE”, RESA OK

Il suo arrivo venne ufficializzato il 24 maggio 2013 con un contratto biennale. Era l’Inter che si preparava allo storico passaggio di proprietà nelle mani di Erick Thohir e la rosa, onestamente, non era tra le migliori nella storia del club. Questo, per esempio, avrebbe potuto essere uno degli undici-tipo schierato con il suo 3-5-2: Handanovic; Campagnaro, Ranocchia, Juan Jesus; Jonathan, Guarin, Cambiasso, Kovacic, Nagatomo; Icardi (molto giovane), Palacio.

I campioni c’erano, ma a fine carriera e spesso alle prese con gli infortuni: Samuel e Chivu in difesa, a centrocampo capitan Zanetti (che al termine di quel campionato lasciò il calcio giocato), in attacco il grande Milito. Walter cercò di far rendere al massimo quel tipo di squadra, chiudendo la Serie A TIM al quinto posto e tornando in Europa dopo un’annata senza coppe (inoltre, in trasferta, fu quello nerazzurro il miglior attacco). Insomma, a detta di molti fu una stagione brillante, considerando il materiale tecnico a disposizione. Quella successiva, invece, iniziò male fino ad arrivare all’esonero del 14 novembre a seguito del 2-2 interno contro il Verona e l’arrivo di Roberto Mancini.

IL TEMPO GALANTUOMO

Fu una scelta che fece scalpore, quella presa da Thohir: sia per l’importanza del nome che tornò (il Mancio) sia perché per Mazzarri fu il primo esonero in carriera, arrivato inoltre dopo un rinnovo ufficializzato poche settimane prime. Un esonero del quale, negli anni successivi, ha sempre parlato con moderazione e rispetto, seppur senza nascondere un certo rammarico per come venne trattato (soprattutto) mediaticamente: “Prima e dopo di me l’Inter ha fatto peggio – spiegò nel 2018, da tecnico del Torino -, basta guardare i numeri. In ogni caso, a livello personale fu un’esperienza positiva: gli allenatori vanno valutati anche in base alla squadra a disposizione e il tempo è stato galantuomo. Un rammarico? Essere stato esonerato per la prima volta proprio all’Inter”.

Il tempo, appunto. Che spesso, come disse il mister in quel momento, può essere galantuomo. E con lui, dopo periodi positivi (Watford e Torino) e difficili (Cagliari), lo è stato concedendogli una meravigliosa e romantica possibilità con il ritorno al Napoli. E l’inizio, con l’importante vittoria all’esordio a Bergamo contro l’Atalanta e la sconfitta in Champions League – con varie note positive - in casa del Real Madrid, consente al mondo napoletano di essere ottimista.

WALTER… L’AVVOCATO

Il Mazzarri di oggi è un Mazzarri diverso, cambiato sotto certi aspetti. In primis quello mediatico: in passato non si è mai preoccupato di apparire per ciò che non fosse, spesso pagando questa sua onestà e genuinità. Ci sono sempre state figure protette, altre meno, altre per nulla. E Walter fa parte di quest’ultima categoria. Probabilmente molti si sono dimenticati velocemente degli anni con Reggina (storica la salvezza ottenuta nel 2006-07, partendo dalla penalizzazione di -11 a seguito di Calciopoli), Sampdoria (sesto posto nel 2007-08 e qualificazione alla Coppa Uefa, sconfitta ai rigori in Coppa Italia nella finale del 2008-09 contro la Lazio) e Napoli, in un periodo in cui veniva considerato uno dei migliori tecnici italiani.

E qualche sua frase pronunciata in passato (all’Inter disse: “Poi ha iniziato a piovere…”, per far capire le difficoltà incontrate dalla squadra in fase di possesso, con campo pesante per le condizioni atmosferiche) fu anche strumentalizzata. La sua colpa, forse, è stata quella di non sapersi difendere con le parole: strano per chi, se non avesse fatto il calciatore prima e l’allenatore poi, quasi certamente avrebbe intrapreso la carriera della giurisprudenza (esatto, a Mazzari sarebbe tanto piaciuto fare l’avvocato). Calcisticamente, alle dichiarazioni ha sempre preferito il campo. A 62 anni si è tolto lo sfizio di sedersi per la prima volta sulla panchina del Santiago Bernabeu di Madrid: segno che la vita e il calcio possono regalare sempre emozioni, al netto dell’età. In azzurro è tornato come “traghettatore”, con contratto valido fino al 30 giugno 2024: sa che, molto probabilmente, dopo di lui ci sarà un altro allenatore, ma per ora conta relativamente. A Napoli e al Napoli ha sempre voluto bene, non avrebbe potuto tirarsi indietro. E se dovesse chiudere (almeno) in zona Champions centrerebbe un altro grande risultato in una carriera importante.