Vivere in una bolla. La bolla, che a volte isola, a volte può assumere nuove forme e divenire altro, trasformandosi in una preziosa lente di ingrandimento per analizzare la realtà. Questo è stato il caso del calcio femminile, la cui evoluzione ha seguito fedelmente i contorni di una missione sociale: conservare uno spirito sportivo autentico, guadagnandosi visibilità a suon di prestazioni e risultati.
È la storia di una bolla che conosce bene l’imperativo del sacrificio, rinasce dalle ceneri della fatica e completa il proprio mutamento in bola: rotola nel campo verde grazie all’inarrestabile spinta propulsiva del cambiamento, inclusivo e universale, capace di convincere i detrattori e spazzare via pregiudizi.
Per capire come si è arrivati al cambio di rotta, però, bisogna tornare un po’ indietro, a una delle estati più afose degli ultimi anni. Mondiale di Francia 2019: fiato sospeso su una delle ultime azioni di Australia-Italia, che al 94’ è ancora apertissima. Dopo una rete annullata all’Italia, l’estro cristallino di Barbara Bonansea si trasforma in concretezza: nasce un gol di testa e in quell’urlo, che fa letteralmente impazzire milioni di italiani incollati davanti al televisore, c’è il riscatto di una vita dedicata al calcio.
Catalizzando l’attenzione di tv e giornali, la bolla esce da sé e si apre al mondo: l’epopea è compiuta, tutti vogliono raccontare le gesta di una squadra che trasforma una battaglia – soprattutto sociale – in rivoluzione e che, al di sopra delle proprie possibilità, si classifica tra le migliori 8 del pianeta.
Da quel momento in poi la svolta: maggiore spazio sui mezzi di comunicazione significa più esposizione a critiche, ma anche maggiore entusiasmo, che si espande a macchia d’olio in tutto il movimento calcio; aiuta il livello della Serie A che, anno dopo anno, cresce qualitativamente e fino a diventare un campionato attrattivo. L’arrivo di un allenatore di esperienza internazionale come Joe Montemurro e di una giocatrice come Kosovare Asllani, recente innesto del Milan, pronta a salutare il Real Madrid proprio questa estate, sono solo alcuni esempi di una trasformazione che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile.
Adesso, nel 2022, la bola riparte dal centrocampo, in attesa del fischio di inizio. Sta per prendere il via la fase più attesa della Champions League, la competizione a cui ogni calciatrice ambisce fin da bambina. Nell’Olimpo del calcio femminile, fra le stelle d’Europa, tre anni esatti dopo il Mondiale della svolta, ci sono per la prima volta due club italiani, la Roma e la Juventus. Fatalità o pura coincidenza che questo accada nella prima stagione del professionismo in Italia, con diverse protagoniste di quell’avventura azzurra pronte, ancora una volta, a stupire.
Roma e Amor
Se Roma e amor hanno di fatto le stesse lettere, quando si parla di calcio femminile e di (passione) Capitale il collegamento è immediato: Elisa Bartoli, difensore 31enne e capitana giallorossa. Cuore pulsante della rosa e tra i volti significativi del Mondiale 2019, è cresciuta nelle giovanili della Roma CF per poi tornare, nel più classico dei corsi e ricorsi, sempre a Roma, lì dove tutto è iniziato.
I colori giallorossi ce li ha cuciti addosso e si vede, soprattutto quando si fa carico della squadra: contro lo Sparta Praga, nei preliminari d’andata, si giocavano tantissimo. La partita non inizia bene, la Roma è sotto, il sogno rischia di diventare un incubo; Bartoli parte dalla panchina, ma mister Spugna capisce che bisogna agire in fretta. La butta dentro nell’ultimo quarto d’ora, sugli sviluppi di un corner dà via alla rimonta, decisiva poi per il passaggio di turno: una foto, diventata poi virale, ritrae l’esatto momento dell’abbraccio alle compagne, l’emblema di un gruppo giovane e pronto a ritagliarsi il suo spazio in Europa.
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La prima storica partita delle giallorosse andrà in scena giovedì a Latina contro lo Slavia Praga, ore 21. Le giallorosse sono le uniche debuttanti e si misurano con un avversario di alto livello, in attesa delle sfide contro St. Pölten e Wolfsburg, la favorita del gruppo B.
Girelli alla Del Piero
La scivolata di Cristiana Girelli e l’esultanza in stile Del Piero dello scorso novembre sono ancora ben impresse nella mente di molti di noi, così come la strepitosa cavalcata delle Juventus Women nell’ultima Champions League. Le speranze qualificazione delle bianconere erano appese a quella rete, arrivata al 92’ contro il Wolfsburg, un club-istituzione nel mondo del calcio femminile.
“Ora si può. Ora potete” era stato il commento di Girelli sui social, che aveva celebrato l’incredibile prestazione e la doppietta con un messaggio di speranza e incoraggiamento rivolto alle calciatrici del futuro. La Juventus era riuscita nell’impresa, imponendosi in un girone tutt’altro che semplice e diventando l’unica squadra italiana capace di farsi spazio tra le big europee dopo anni di supremazia francese. Difficile trovare, in quel gruppo, una giocatrice simbolo: la forza del collettivo aveva prevalso sulle qualità dei singoli, trasformandosi in una potente leva motivazionale.
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Oggi, a quasi un anno di distanza da quella notte, la Juventus ri-inizia il proprio cammino in Europa. Entrata nel gruppo C come squadra di terza fascia, la squadra di Montemurro dovrà vedersela con l’Arsenal, che il mister australiano ha allenato per tre stagioni, lo Zurigo e le campionesse in carica del Lione, nello stesso girone delle bianconere per il secondo anno consecutivo. Appuntamento, quindi, mercoledì ore 18:45 per l’esordio in Svizzera: è la Champions League, e la bolla del passato non è altro che un lontano ricordo sbiadito dal tempo.