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Xavi vuole dare regole al Barcellona, come fece Guardiola

Xavi vuole dare regole al Barcellona, come fece Guardiola(C)Getty images
Il nuovo corso blaugrana è stato inaugurato da una conferenza stampa molto emozionante. Xavi vuole ripercorrere le orme di Pep

Certe consapevolezze non le infrange neanche il tempo. E allora per Xavi Hernandez, una vita a Barcellona e una parentesi in Qatar, è stato come sbloccare il tempo, fermatosi nel 2015 quando decise di andare via dopo 17 stagioni e 25 titoli.

Il piano dell'altra vita, quella lontano dal campo, era già scritto. Così come erano segnati i desideri: un giorno sarebbe tornato, e per guidare tutto e tutti da bordocampo. 

Non si aspettava probabilmente di farlo così presto e con questo Barcellona. A meno 11 dalla vetta, in condizioni psicologiche ed economiche parecchio complicate. Ma da un giocatore abituato a giocare sul velluto è venuto fuori un allenatore risoluto e pragmatico, doti alle quali va aggiunto il solito, grande carisma

Un prima e un dopo 

Carisma che si è percepito, e che ha conquistato il primo obiettivo posto da Xavi: ridare la "ilusiòn" al popolo blaugrana, la voglia di sognare che l'era Koeman aveva sostanzialmente annichilito.

E allora vale anche la pena credere a Laporta quando racconta che questa, questa giornata, "segnerà la storia del Barça". Volenti o nolenti è esattamente così. Xavi rappresenta un 'dopo' e alle proprie spalle mette un 'prima' che va dall'ultima stagione di Valverde al tentativo Setién, passando per un anno e mezzo di Koeman e Barjuan ad interim. 

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Xavi deve rappresentare una certezza, così com'è stato in campo. Erano 40 anni che in casa blaugrana non si succedevano quattro allenatori in un anno solare (Rifé, Herrera, Kubala e Lattek: 1980-1981). E non può più capitare. Per questo si riparte dalle certezze di Xavi, dunque dalle regole. Dall'ordine. "Quando sono state rispettate, abbiamo vinto; quando sono state disattese, abbiamo perso", ha raccontato il neo tecnico in una conferenza stampa diversa.

Sembrava si celebrasse una vittoria per la felicità generata dal ritorno di Hernandez, da ormai due anni atteso come una buona notizia in un momento buio.

"So benissimo che non è il miglior momento della squadra, economicamente, psicologicamente e a livello sportivo. Ma non ho avuto dubbi: questo è il momento di tornare a casa. Mi avevano già chiamato nel gennaio 2020 e nell’estate dello stesso anno, però non ero pronto, e c’era troppa incertezza, arrivavano anche le elezioni", ha poi aggiunto. 

Il modello Guardiola

Ma cosa saprà dare Xavi? "Questo è insieme il club migliore del mondo e il più difficile, perché qui non si può pensare di vincere 1-0 al 90’. Qui bisogna giocare bene e far divertire la gente", il commento di Xavi. Che vuole l'eccellenza, ma per ora inizierà ad accontentarsi del buono. E cioè di un po' di risultati positivi. L'obiettivo iniziale è: tornare a pressare alto, dominare le partite, aprire il campo e giocare bene. Non ci sarà uno schema rigido, ma conterà lo stile. 

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Per questo il paragone è facile e l'evoluzione - tutti - si augurano sia proprio quella. Pep Guardiola resta il modello di Xavi: insieme hanno vinto troppo e troppo nettamente per non riprendere concetti e impressioni.

"Per farlo ci vogliono ordine e regole precise. Questa del resto fu la prima cosa che mi disse Guardiola quando arrivò nel 2008", citazione piazzata come un assist in campo dei suoi. Poi l'aggiunta, a mo' di dribbling: "Che paragonino il mio ritorno all’arrivo di Pep nel 2008 è già un successo, perché Guardiola è il migliore allenatore del mondo". In bocca al lupo.