Dopo la conquista del titolo italiano di salto in alto, l'avvicinamento ai Mondiali di atletica di Eugene di Gianmarco Tamberi ha subito uno scossone. Le difficoltà avute a Rieti e le misure saltate in questo 2022 non soddisfacenti hanno fatto prendere una decisione drastica al campione olimpico che ha scelto di separarsi dall'allenatore, nonché suo padre Marco.
Stagione sotto le aspettative
"È una decisione che stavo considerando da tempo – ha commentato Gimbo in un comunicato pubblicato dalla Fidal –, perché in questi anni di collaborazione a grandi risultati si sono alternate altrettanto grandi divergenze. Questa scelta alla vigilia dei Campionati del Mondo, presa con doverose cautele e un pizzico di coraggio, nasce dall’analisi della stagione fin qui disputata. Siamo ben al di sotto delle aspettative tecniche, c’è stato uno scambio di opinioni su cosa non stesse funzionando fin qui nella preparazione ed è emersa una diversità di vedute".
La motivazione della scelta
"Non voglio in alcun modo compromettere la gara più importante dell’anno, insistendo su una strada che non ritengo giusta, e mangiarmi le mani a posteriori per non avere avuto il coraggio di prendere in mano la situazione - ha proseguito il campione olimpico - Questo c’è alla base della mia decisione. Non mi spaventa il fatto di essere affiancato in pedana da un altro allenatore, è già successo molte volte in questi anni, per diversi motivi, e questa evenienza non mi ha mai precluso la possibilità di fare prestazioni di alto livello, altrimenti non avrei mai fatto questa scelta".
I problemi fisici di Tamberi
Tamberi è anche alle prese con i problemi fisici che ne stanno limitando le prestazioni: "La mia priorità attuale è sistemare il problema fisico che ho alla gamba di stacco, unico eventuale impedimento alla possibilità che io superi misure competitive nella sfida mondiale di Eugene. Ora concentrerò tutte le mie energie sull’obiettivo iridato senza distrarmi su quale potrà essere la figura tecnica che mi affiancherà post 2022 nella preparazione della stagione successiva. Gareggiare supervisionato da un altro allenatore non è un azzardo, nella nostra disciplina il coach è essenziale in tutte le fasi di allenamento e programmazione, in gara sono gli automatismi e le sensazioni dell’atleta a essere i veri fattori determinanti ai fini della performance. Sono un agonista e calcolo ogni rischio".