Error code: %{errorCode}

Basket

Nba in espansione: Las Vegas e Seattle in rampa di lancio

Riccardo Pratesi
Nba in espansione: Las Vegas e Seattle in rampa di lancioN/A

Seattle e Las Vegas. Sono loro le prossime città Nba, le prime candidate per l’espansione da 30 a 32 squadre già pianificata dal Commissioner Adam Silver. Non è una questione di se, ormai, ma soltanto di quando succederà. Non c’è una data stabilita, anche se gli indizi portano alla stagione 2027-28. Le nuove città non sono ancora ufficiali, ma sembrano nettamente favorite rispetto alla concorrenza. I nomi alternativi sono Città del Messico, Kansas City, Louisville e Vancouver. Però a meno di colpi di scena la pallacanestro Nba tornerà nella Emerald City ed entrerà per la prima volta nella Città del Peccato. Scelte suggestive, intriganti. Una di tradizione, l’altra verso il futuro, a traino di quanto già fatto dagli altri sport statunitensi. Proviamo a capire i come e i perché, come Seattle e Las Vegas lavorano per farsi trovare preparate per la designazione formale e chi è pronto ad approfittare di un loro eventuale passo falso. Ah, due nuove squadre dell’Ovest comporteranno un riallineamento delle Conference: una attuale dovrà trasferirsi a Est dalla Western Conference. Tre candidate e un’indiziata già definita…  I nostalgici possono festeggiare. L’Nba tornerà “a casa”, dove è stata 40 anni, dal 1967 al 2008, prima del trasferimento della franchigia a Oklahoma City. Storia, tradizione, una comunità che ha amato profondamente i suoi Supersonics/Sonics, campioni Nba nel 1979, quelli del centrone bianco Jack Sikma e del regista Dennis Johnson. La generazione che si è esaltata per le Finals 1996 conquistate dalla versione con Gary Payton, il Guanto, difensore feroce di perimetro, e Shawn Kemp, the Reign Man, piegata solo da Michael Jordan e dai quei leggendari Chicago Bulls, ha ancora la cicatrice dell’addio della franchigia, forzato allora dalla Key Arena, giudicata obsoleta. Quei tifosi non vedono l’ora… Seattle è città di grande tradizione cestistica di licei. Si respira pallacanestro, è naturale come andare a bere una cioccolata calda da Starbucks, lanciato proprio lì. Il problema Arena è stato risolto, la rinnovata Climate Pledge Arena è casa delle Storm di Wnba e dei Seattle Kraken di hockey Nhl.

Insomma, la tavola è imbandita e apparecchiata per il ritorno a Seattle. Di quelle iconiche maglie bianche e verdi, popolari anche in Italia. Il ricordo dei giocatori straordinari che le hanno indossate, va citato pure Ray Allen, è ancora vivo nella mente di tanti appassionati, in tutto il mondo. Nella culla del grunge, il Seattle sound, il ritorno del figliol prodigo, del basket Nba, è musica celestiale per le orecchie di chi vive nella Città Smeraldo. Attendere, prego. Ci siamo quasi…  Quel che succede a Las Vegas resta a Las Vegas. Si dice così nella città del Peccato. Per anni bandita dallo sport americano per via delle scommesse. Tabù. Ma ormai sdoganata da tutti gli altri sport. Il fratello maggiore, il football Nfl, quello più seguito negli States, con più seguito e maggior giro d’affari, ha portato nel Nevada i Raiders, trasferitisi dalla California, da Oakland. E a Vegas ci sono già i Golden Knights di hockey e le Aces di Wnba. E l’Nba ha scelto proprio Sin City, già tradizionale casa della Summer League, come sede delle Final Four di Nba Cup, la coppa inaugurata la scorsa stagione, vinta dai Los Angeles Lakers. Vegas è città ombelico del mondo per intrattenimento e business, la mossa Nba è quasi scontata, inevitabile. Riuscirà la nuova franchigia a crearsi una tifoseria locale in una città “mordi e fuggi”? Non è scontato, ma non è considerata una priorità.  Qualche speranziella ce l’hanno ancora.

Se qualcosa va storto nei piani delle favorite per la promozione loro sono pronte a subentrare, a sorpassare da destra. Messico City garantirebbe alla Nba un mercato nuovo, da esplorare. La città ha già ospitato 33 partite Nba, lo fa in stagione regolare dal 1992. Ma ci sono ostacoli di logistica, di trasferimenti anzitutto, la distanza conta, e poi di struttura in loco. Insomma è un “vorrei, ma non posso”, oggi come oggi. Kansas City e Louisville sono città di grande tradizione sportiva. I Chiefs sono i campioni Nfl delle ultime due stagioni, con un fattore campo straordinario, all’Arrowhead Stadium. Nel Kentucky la pallacanestro collegiale è religione, non solo a Louisville, casa dei Cardinals, ma pure a Lexington, dove sorge il campus dei Wildcats di Kentucky University. Entrambe le città avrebbero l’Arena già pronta per la Nba. Cotto e mangiato, insomma. Difficile basti, però. Ancora più difficile, ma non da escludere, un raddoppio delle franchigie canadesi, adesso rappresentate solo da Toronto, campione Nba 2019. Montreal e Vancouver si sono fatte avanti, il mercato canadese è in crescita, la nazionale vanta campioni come Gilgeous-Alexander, Jamal Murray e RJ Barrett, la passione per il basket cresce nelle nuove generazioni, oltre confine. Ma è un piano B, per ora.  Se Seattle e Las Vegas entreranno nella geografia Nba lo faranno a Ovest, inevitabilmente. Dunque andrà spostata a Est una franchigia, per pareggiare il conto: 16 squadre per Conference, appunto. Chi cambia costa, dunque? Tre papabili: Minnesota Timberwolves, New Orleans Pelicans e Memphis Grizzlies, città in bilico perché “nel mezzo” appunto. Però Pels e Grizzlies sono vicine a tante squadre dell’Ovest, alle texane, anzitutto. Per cui pare probabile che toccherebbe a Minneapolis, ai Wolves, fare la mossa. Perché a “due passi” da Milwaukee (Green Bay è la rivale nel football) e Chicago, squadre dell’Est. Ma tempo al tempo. Intanto Seattle e Las Vegas fanno il conto alla rovescia…

Fonte: gazzetta.it