JJ Redick sarà il nuovo allenatore dei Los Angeles Lakers. L’ex giocatore, che compirà 40 anni tra quattro giorni, si è accordato con la franchigia gialloviola per i prossimi quattro anni. Sostituisce l’esonerato Darvin Ham. Aveva appena finito di commentare le Finals Nba da analista televisivo. Non ha mai allenato a nessun livello, sinora. Una scommessa dei Lakers, dunque. O meglio, di LeBron James….
Redick, ex grande tiratore per Orlando, Milwaukee, Los Angeles Clippers, Philadelphia, New Orleans e Dallas, ha giocato in Nba dal 2006 al 2021, segnando 12.028 punti in stagione regolare e 1196 ai playoff. Il suo nome come candidato per la panchina vacante dei Lakers aveva cominciato a circolare dal momento in cui ha inaugurato un (seguitissimo) podcast di basket assieme a LeBron. La sua lucidità di lettura delle partite, la parlantina sciolta - i 4 anni da studente/atleta a Duke University li ha saputi capitalizzare - soprattutto la capacità di impressionare James, avevano alimentato da tempo voci incessanti, a maggior ragione da quando i Lakers avevano appunto un posto di allenatore da assegnare.
Che LeBron faccia il bello e il cattivo tempo a Los Angeles non è una novità. Un depistaggio per non far sembrare il candidato novizio di LeBron come un diktat nei confronti di una franchigia storica e ambiziosa è stato fatto con l’offerta pro forma a Dan Hurley, capo allenatore di Uconn, l’ateneo statale del Connecticut che negli ultimi due anni ha vinto il campionato universitario di pallacanestro. Ma Hurley, a cui in teoria il General Manager dei Lakers, Rob Pelinka, ha offerto un contratto sontuoso da 6 anni e 70 milioni, non ha mai avuto la minima intenzione di andare ai Lakers. E i primi a saperlo erano proprio loro. Ma con Redick impegnato a commentare la sfida per l’anello tra Boston e Dallas per la televisione nazionale, serviva un diversivo. E così la notizia del candidato alternativo è stata tenuta in piedi per alcuni giorni, fin quando Hurley, che ha usato il bluff non dichiarato dei Lakers per ottenere un rinnovo di contratto faraonico dagli Huskies, ha dovuto gettare la maschera e pronunciare l’inevitabile "no grazie". A quel punto, forti della cortina fumogena messa su per non screditare troppo dirigenza e proprietà gialloviola (Jeanie Buss), i Lakers sono potuti tornare al Piano A senza più troppi timori. E appena sono si sono concluse le Finals, con il draft dietro l’angolo, in programma il 26-27 giugno, hanno stretto i tempi. Formalmente la proposta ufficiale a Redick è stata fatta oggi. Vista e presa. Ma il copione era scritto già da una bel pezzo…
Il draft non è riferimento casuale. Perché si è appunto dichiarato per quello del 2024 Bronny James, il figlio primogenito del campione dei Los Angeles Lakers. Che al college, a Southern California, scuola di Los Angeles, è stato un mezzo disastro, partendo dalla panchina e mettendo assieme cifre mediocri, ma che ha comunque deciso di diventare professionista. I Lakers hanno la scelta numero 55 al prossimo Draft che pare fatta apposta per il pargolo. LeBron ha più volte ribadito il desiderio di giocare con il figlio: la chiusura del cerchio, per lui. E James è in scadenza di contratto: può svincolarsi non esercitando l’opzione di rinnovo da oltre 51 milioni di dollari entro il 29 giugno. LeBron però ha il centro del suo impero economico proprio nella città degli angeli. E scegliere il suo candidato allenatore, e magari pure il figlio, come salvagente - nel caso in cui, oltre l’ovvio appeal di marketing, nessuno creda nel pargoletto, una guardia senza la qualità per giocare da regista e senza i centimetri per giocare da tiratore – dovrebbe garantire quasi automaticamente il rinnovo del contratto di James. Realpolitik. Piaccia o meno. Redick, si diceva, non ha mai allenato in vita sua. Mai. Neanche da assistente o a livello giovanile. Diventa il quarto allenatore di LeBron ai Lakers, dal 2018 a oggi. Dopo Luke Walton, Frank Vogel, con cui è arrivato l’anello nella bolla anti pandemica di Orlando nel 2020, e Darvin Ham.
Ora tocca a Redick. Che è fresco e brillante, come personaggio. Intelligente, impertinente, belloccio, con quella faccia da attore mancato: insomma mediatico, buca lo schermo, come ha già dimostrato da commentatore. In assoluto potrebbe persino avere un senso, da rischio calcolato. Ham era un figurante, a Los Angeles serve un personaggio che faccia discutere. Però da "raccomandato" di LeBron quanta autonomia può avere in sede di Draft e nello spogliatoio dei Lakers? È questo il problema, agli occhi degli altri giocatori gialloviola e dei tifosi. Come lo dice a LeBron, che gli ha fatto ottenere il posto, che Bronny, nel caso fosse ancora disponibile quando chiamerà Los Angeles, non è per forza il caso di portarlo ai Lakers? Spetta a Redick dimostrare che non tutti i raccomandati sono uguali. E che lui può essere comunque il nome giusto per i Lakers. Anche se si sa che lo manda LeBron. Soprattutto perché lo manda LeBron, che di pallacanestro se ne intende.
Fonte: Gazzetta.it