Chi nasce tondo non può morire quadrato. Un detto che vale per molti bad boy del mondo dello sport, ma non per Anthony Joshua. La stella mondiale della boxe ha un passato burrascoso, ma con il duro lavoro si è rimesso in carreggiata e non vuole fermarsi più.
Chi è Anthony Joshua
Joshua è nato a Watford il 15 ottobre 1989. La madre Yeta è nigeriana ed era un'assistente sociale, mentre il padre Robert è metà nigeriano e metà irlandese. Nel 2000 Yeta e Robert decisero di trasferire la famiglia in Nigeria, ma durò pochi mesi: i genitori divorziarono e tornarono tutti in Inghilterra.
Il popolo di discendenza di Joshua è quello degli Yoruba, come i calciatori Adebayor e "Oba Oba" Martins e il velocista Asafa Powell. E proprio in queste due discpline si era fatto conoscere come atleta da giovane: stabilì il record della scuola in 11,6 secondi nei 100 metri e giocò a calcio nelle giovanili del Charlton, finchè non prese a pugni un attaccante avversario e venne messo fuori squadra. Non soddisfatto, prese a pugni altre persone per strada e finì in carcere a Reading e uscì con una cavigliera elettronica.
Il carattere rissoso di AJ non prometteva niente di buono, ma se oggi quei pugni sono al servizio del pugilato il merito è di suo cugino Ben "Binga" Ileyemi: a 18 anni lo convinse ad andare al Finchley & District Amateur Boxing Club a provare la boxe. Anthony non sapeva che da allora la sua vita sarebbe cambiata.
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Carriera
Dopo aver vinto due edizioni della Haringey Box Cup, a 21 anni Joshua vinse il titolo senior ABA, rifiutando 50mila sterline e l'accesso tra i professionisti. La motivazione era semplice: "Pratico questo sport per vincere qualche medaglia, non per soldi". La vittoria contro Amin Isa gli garantì poi un posto nella nazionale inglese di pugilato e il titolo di campione britannico della categoria dilettanti.
L'Italia scoprì Joshua alle Olimpiadi di Londra 2012, ma non è un ricordo piacevole per i colori azzurri. Nella finale dei pesi massimi tra AJ e Roberto Cammarelle, l'italiano partì bene e si portò in vantaggio nei primi due round. Nella terza ripresa Cammarelle andò in difficoltà, ma non tanto da giustificare il punteggio con cui i giudici portarono il match sul 18-18, consegnando poi la medaglia a Joshua. Da lì è iniziato il suo successo e la carriera da professionista. Il destino ha voluto che il debutto tra i pro fosse contro un altro italiano, Emanuele Leo, sconfitto per TKO nella prima ripresa.
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La conquista dei titoli
Il primo titolo arrivò a soli 24 anni dopo otto vittorie consecutive e fu quello WBC dei pesi massimi, ottenuto grazie al KO inflitto all'ex campione Denis Bakhtov. Nel 2016 arrivò anche quello IBF dopo aver sconfitto per KO al secondo round il campione in carica Charles Martin, portandosi sul 16-0.
Difese il titolo prima contro Dominic Breazeale e poi contro Éric Molina. Nel 2017 difese il titolo dall'assalto dell'ex campione Volodymyr Klyčko, conquistando anche i mondiali vacanti WBA (Super) ed IBO davanti ai 90mila di Wembley. Il match fu incredibile: Joshua subì il primo knockdown in carriera, ma riuscì a vincere per KO tecnico all'undicesima ripresa. L'incontro è considerato tra i più spettacolari nella storia dei pesi massimi e rilanciò l'immagine della boxe nel mondo.
Jashua arricchì ulteriormente la sua bacheca nel marzo 2018, conquistando anche il titolo mondiale WBO grazie a una vittoria ai punti sul neozelandese Joseph Parker, mentre nel settembre successivo difese i titoli dall'assalto del russo Aleksandr Povetkin con un KO tecnico al settimo round.
La prima sconfitta e la riconquista
La striscia positiva di 22-0 di Joshua subì un inaspettato arresto a metà 2019 quando, al debutto negli USA, venne battuto da Andy Ruiz Jr. al settimo round. Si tratta della prima sconfitta in carriera per AJ, che rinunciò così ai quattro titoli mondiali che deteneva. Ma il regno di Ruiz durò un battito di ciglia: a fine anno Joshua si rifà e riconquista i titoli contro il messicano, vincendo ai punti un incontro lungo 12 round.
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Nel 2020 Joshua ha difeso i titoli contro il bulgaro Kubrat Pulev, ex campione europeo, intercontinentale ed internazionale. L'incontro, concluso per KO alla nona ripresa, apre la strada a una sfida senza precedenti con Tyson Fury.
I due ko con Usyk
Il 25 settembre del 2021, però, Anthony Joshua subisce la seconda pesante sconfitta della sua carriera. A Londra, nello stadio del Tottenham, davanti a 62.000 persone, quasi tutte a fare il tifo per lui, AJ ha perso il titolo di campione dei pesi massimi WBO contro Oleksandr Usyk.
Una sfida molto equilibrata che si è chiusa all'ultimo round, il 12°, senza KO. Il pugile ucraino ha avuto la meglio per decisione unanime della giuria. Usyk ha affrontato la gara con maggiore esperienza e intelligenza, portando a casa molti dei 12 round totali. Iconica l'ultima ripresa in cui AJ ha subito l'ira del pugile avversario, soprattutto negli ultimi secondi.
La rivincita dello scorso 20 agosto 2022 al King Abdullah Sports City non è andata meglio: Usyk si è ancora imposto su Joshua, infliggendo un'altra sconfitta ad AJ.
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Joshua vs Franklin: è partita la rinascita di AJ?
Dopo le due sconfitte, Anthony Joshua è salito sul ring sabato 1 aprile 2023, battendo per decisione unanime Franklin. Successo senza incantare, ma intanto AJ è tornato a vincere. E, adesso, riparte ufficialmente la scalata per riprendersi il titolo.
Il ritorno contro Helenius
Ora è ufficiale. Ko a Helenius, in sette round, con un destro secco che ha ammaliato tutti: Joshua, con la vittoria del 12 agosto 2023, è tornato. Definitivamente. E ora vuole riconquistare il titolo dei pesi massimi.
L'ultimo match del 2023: la sfida a Wallin
L'ultimo incontro disputato nel 2023 da Anthony Joshua è stato quello contro Otto Wallin nel Day of Reckoning, vinto in cinque round.
Il 2024: la vittoria su Ngannou
AJ ha inaugurato il suo 2024 contro Francis Ngannou nel Knockout Chaos, vincendo dopo un round e mezzo contro il francese, campione di MMA.
Caratteristiche tecniche
Facile immaginare che Joshua sia molto dotato fisicamente: un armadio a quattro ante di 198 cm per 115 kg. Il suo modello è Cristiano Ronaldo: come il campione portoghese, è ossessionato dall'obiettivo di migliorare se stesso, isolandosi da tutto ciò che lo circonda per annullare interferenze sulla sua preparazione.
L'arma più letale di AJ non è il colpo singolo, ma la costanza, con cui intimidisce e sfinisce gli avversari. Altra caratterstica di Joshua è quella di saper leggere i match: l'inglese ha dimostrato più volte di poter cambiare in corsa la propria strategia e di sapere quando usare le sfuriate o controllare l'avversario.
Vita privata
Come detto, Joshua non è un santo. Nel 2011 venne fermato dalla polizia per un controllo: gli agenti trovarono in un borsone nella sua auto 200 grammi di cannabis. Il pugile fu condannato a frequentare una comunità per 12 mesi e a 100 ore di lavori socialmente utili, che si aggiunsero alla squalifica dal team della Gran Bretagna. Probabilmente è stato questo l'episodio che ha cambiato la vita di Joshua: l'inglese ha poi dichiarato che l'arresto lo ha messo di fronte alle sue responsabilità e da allora la sua immagine pubblica è migliorata.
Oggi Joshua è amato da una grossa fetta di pubblico anche per il suo tono pacato, lontano dal trash-talking spesso utilizzato dai pugili. Tra i suoi interessi extra-boxe ci sono il motocross, la lettura e, per migliorare la tattica, gli scacchi. Sulla spalla destra si è fatto tatuare la sagoma dell'Africa con il profilo della Nigeria, a dimostrazione del fatto che le sue radici non le ha mai dimenticate.