Trattandosi di uno sport in cui ogni pugile - anche quello più forte - subisce una notevole quantità di colpi, la boxe è una disciplina in cui una grande quantità di infortuni sono la normalità.
Questo è il motivo principale per cui nella box professionistica tra un incontro e l’altro di un pugile trascorrono diversi mesi.
Cos’è un infortunio
Dal punto di vista medico, l’infortunio è un danno arrecato alla struttura corporea, in questo caso da parte di un atleta durante l’attività sportiva. Per essere tale, il danno deve influire negativamente sulla frequenza o sull’intensità dell’allenamento o dell’attività sportiva.
Nello sport, gli infortuni possono essere divisi in due grandi gruppi:
- Acuti, dovuti a traumi improvvisi, con sintomi subito evidenti fin da subito, come ad esempio fratture, distorsioni, lussazioni e lesioni muscolari;
- Cronici, detti anche da sovraccarico, dovuti a ripetuti sforzi della struttura interessata, con disturbi che si manifestano col passare del tempo.
Andiamo a scoprire quali sono gli infortuni più probabili nel pugilato.
Gli infortuni alla testa
Secondo uno studio dell'American Association of Neurological Surgeons, il 90% dei pugili ha subito una lesione cerebrale. I pugili che soffrono di danni al cervello, infatti, sono molti di più rispetto ad atleti di altri sport, essendo la testa il bersaglio principale.
Quando un pugile subisce un colpo diretto alla testa, è come se venisse colpito da una palla da bowling di circa 6 kg che viaggia a oltre 30 km/h, circa 52 volte la forza di gravità.
I danni al cervello
I colpi alla testa possono causare fratture al cranio e danni al cervello, come:
- Danneggiare la superficie del cervello;
- Danneggiare le reti dei nervi lacrimali;
- Causare lesioni cerebrali;
- Produrre grumi di sangue all'interno del cervello.
La maggior parte dei pugili professionisti soffre dell'effetto cumulativo dei colpi subiti che causano danni al cervello, come la cosiddetta sindrome da ubriachezza del punch.
I danni al volto
I colpi alla testa possono provocare una serie di danni alle ossa e ai muscoli della testa, come:
- Tagli su labbra, zigomi e arcata sopraccigliare;
- Rottura del naso;
- Rottura dei denti e problemi dentali;
- Slogamento o rottura della mascella;
- Ematomi.
I danni agli occhi
Nonostante siano protetti da un osso duro sul lato esterno, gli occhi sono molto vulnerabili ai colpi provenienti dal basso.
I danni agli occhi possono essere:
- Lesione alla retina o ad altre parti dell’occhio;
- Distacco della retina;
- Emorragia retinica.
Come evitare gli infortuni alla testa
Il problema principale nell’incassare colpi alla testa non è tanto in quelli da KO, ma in quelli che non mettono fuori combattimento. Questi colpi sono detti sub-concussivi: provocano leggeri danni al cervello, ma non sono abbastanza forti da costringere il pugile a smettere di combattere. Un pugile può ricevere un solo colpo da KO durante un combattimento, ma se il KO non si verifica, possono arrivare decine di colpi sub-concussivi che colpiscono il cervello.
Il pugilato dilettantistico prevede l’utilizzo di caschetti protettivi, che attutiscono i colpi alla testa: il consiglio è quello di indossare il caschetto il più spesso possibile, sia durante gli allenamenti che durante gli incontri
Come guarire da una commozione cerebrale
Dopo un KO è necessario un pronto aiuto di un medico in grado di diagnosticare un’eventuale commozione cerebrale. Se la diagnosi venisse confermata, l’atleta deve rispettare un periodo di riposo che prevede di evitare sforzi fisici e cognitivi, oltre all’assunzione di bevande alcoliche.
In alcuni casi può essere utile un trattamento fisioterapico per guarire da problemi di equilibrio, mentre la terapia comportamentale cognitiva aiuta a gestire i cambiamenti di umore.
Gli infortuni al busto
Oltre alla testa, l’altra parte del corpo fortemente sollecitata dall’avversario è il busto, che può essere colpito sia frontalmente che lateralmente. I colpi al busto possono provocare:
- Ematomi;
- Rottura delle costole;
- Rottura della clavicola;
- Danni agli organi interni, come fegato, milza, rene e stomaco;
- Lesioni ai muscoli pettorali e - nelle donne - al seno.
Come evitare gli infortuni al busto
Per prevenire gli infortuni alle ossa nella zona del busto è consigliabile indossare le giuste protezioni, ma anche assumere livelli ottimali di calcio e vitamina D per mantenere le ossa forti e in salute.
Come guarire da infortuni al busto
Se i colpi ricevuti al busto procurano solo degli innocui ematomi, basta raffreddare la parte in modo da far restringere i vasi sanguigni, e tenere la parte in posizione sollevata, in modo da contenere la fuoriuscita di sangue ed evitare l’ulteriore espansione dell’ematoma. Inoltre è consigliabile non fare troppi movimenti per limitare l’ematoma.
Se invece i colpi ricevuti al busto provocano la frattura di costole o clavicola, è importante seguire un periodo di riposo non inferiore a un mese per far calcificare l’osso.
Gli infortuni agli arti superiori
Nel pugilato i colpi vengono inflitti con gli arti superiori, che parano anche, e non sono esenti da infortuni.
Statisticamente, è più facile infortunarsi agli arti superiori quando ci si difende che quando si attacca. Nella boxe, la maggior parte degli infortuni agli arti superiori coinvolge la mano e le dita.
In generale, i colpi subiti agli arti superiori possono provocare:
- Frattura alle ossa delle mani. La frattura al quinto osso metacarpale viene definita proprio “frattura del pugile”;
- Lussazione del polso;
- Lussazione del gomito;
- Lussazione della spalla;
- Ematomi sulle braccia.
Come evitare gli infortuni agli arti superiori
Nel caso degli infortuni agli arti superiori, la tecnica è il principale strumento di prevenzione. Errori tecnici, infatti, possono portare a torsioni errate del polso, del gomito o delle spalle.
Come guarire da infortuni agli arti superiori
In questi casi, quando l’infortunio non è osseo, ma relativo a muscoli, legamenti, tendini o articolazioni, la laserterapia è una pratica molto utile. Se invece si tratta di una lussazione, il medico dovrà intervenire tempestivamente per rimettere a posto l’articolazione senza creare ulteriori lesioni.
La fase di riabilitazione mira al rafforzamento muscolare e al riacquisto della mobilità perduta. Gli esercizi di tonificazione consentono di recuperare rapidamente il tono perduto aumentando in modo considerevole la stabilità dell'articolazione.
Come è evoluta la visione del pugilato
Per molti, questo sport a primo impatto può apparire violento. Effettivamente un tempo lo era: senza un regolamento, gli incontri di pugilato erano brutali e i combattenti deceduti sul ring non erano rari.
Il primo regolamento
Il primo regolamento del pugilato moderno risale al 1743 e aveva come obiettivo principale proprio quello di proteggere i combattenti dal pericolo di morte.
La boxe diventa illegale
Nonostante l’introduzione di nuove regole nel corso dei decenni, il pugilato non era ancora paragonato ad altre pratiche sportive. In Gran Bretagna e in gran parte degli Stati Uniti venne addirittura vietato. Nel 1882, una sentenza di un tribunale britannico dichiarò illegale il pugilato a mani nude, paragonandolo al reato di violenza privata.
Un nuovo inizio
Verso la fine del secolo, il pugilato riuscì a guadagnare la legittimità e il seguito che ha ancora oggi.
Gli anni ottanta del Novecento videro un'importante innovazione a livello regolamentare: il numero massimo di round, che venne diminuito da 15 a 12 a seguito di diversi pugili morti dopo gli incontri. Ciò portò alcuni paesi, tra cui Norvegia e Svezia, ad abolire la boxe fino al ventunesimo secolo.
La boxe moderna è però molto diversa da quella originaria, uno sport reso socialmente accettabile dalle tante modifiche apportate nel tempo. Oggi il pugilato è una disciplina che infonde importanti valori in chi la pratica, come il rispetto, la dedizione, l’impegno, il sacrificio, l’umiltà e la costanza. Valori che, oltre che nello sport, sono significativi anche nella vita quotidiana.