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Calcio

"Cristiano è qui per merito, non per il nome che porta": stasera tocca a... CR6

Davide Chinellato
"Cristiano è qui per merito, non per il nome che porta": stasera tocca a... CR6N/A

Sul prato dello stadio di Lipsia, l’odore dell’erba appena tagliata è più forte di un sole finalmente caldo. Alle 18.30 precise, Cristiano Ronaldo guida il suo Portogallo nel riscaldamento dell’allenamento della vigilia di un altro Europeo: corre in testa al gruppo da perfetto capitano, da uno che è "è qui per merito, non per il nome che porta", come ha detto il c.t. Roberto Martinez, quello che l’ha rimesso al centro di quella nazionale a cui pareva pronto a dire addio dopo il Mondiale in Qatar, chiuso in lacrime, da riserva e tra le polemiche.

Stasera alle 21 contro la Repubblica Ceca, CR7 si prenderà un altro record: diventerà il primo della storia a scendere in campo in 6 Europei. Dal 2004 al 2024 con la stessa idea in testa: vincere.  Sì, perché al 39enne Cristiano Ronaldo non basta giocare nel suo sesto Europeo, non basta migliorare i record che già gli appartengono di presenze (25) e gol (14) nella fase finale: vuole essere protagonista, decisivo come sognava di essere nel primo giocato in casa, come è stato nel quarto quando ha portato il Portogallo al successo. Sul prato di Lipsia, nell’allenamento della vigilia, ha lavorato a lungo con Pepe, che stasera potrebbe diventare il più vecchio giocatore nella storia dell’Europeo, e si è goduto l’attesa della vigilia, quello strano silenzio dello stadio (molto diverso dall’allenamento davanti a 5.000 tifosi che inneggiavano il suo nome la scorsa settimana, incluse invasioni di campo per strappargli un selfie) dove stasera i riflettori saranno puntati su di lui. Come sempre, come da quando 20 anni fa ha debuttato per la prima volta all’Europeo col Portogallo.

"Cristiano è il nostro realizzatore, il finalizzatore che può aprire gli spazi nella difesa avversaria — lo ha elogiato Martinez —. Ha segnato 51 gol in 50 partite nell’ultima stagione, la continuità è evidente". "Ronaldo è il nostro capitano e il fatto che sia con noi in questo momento della sua carriera significa soprattutto che ha ancora voglia di vincere — lo ha raccontato il difensore Ruben Dias —. Per un portoghese, Cristiano rappresenta ispirazione, la dimostrazione che tutto è possibile, che puoi realizzare i tuoi sogni". Ronaldo ne ha già realizzati tanti, nel corso di una carriera lunga più di due decenni, ma ora ne ha un altro: vincere di nuovo l’Europeo come nel 2016. Quello che gioca per la sesta volta, più di tutti. Quello di cui è recordman praticamente in tutto. Quello in cui dal 2004, da quando lo ha assaggiato per la prima volta, non gli basta partecipare ma vuole sempre provare a vincere.

La storia è cominciata vent’anni fa dal suo Portogallo, quando dopo il primo anno al Manchester United il 19enne CR7 viene convocato per l’Europeo di casa. Di quella nazionale, costruita sulla generazione di Figo e Rui Costa, Cristiano è il giovane talento: parte dalla panchina nelle prime due gare, segna all’esordio con la Grecia, poi il commissario tecnico Felipe Scolari capisce che non può fare a meno di lui e non lo toglie più, facendogli giocare 90’ nella finale sorprendentemente persa con la Grecia. Una ferita che nemmeno l’inclusione nella squadra ideale del torneo basta a rimarginare. Quello però è il trampolino di lancio, il primo di undici tornei internazionali: il conto include anche 5 Mondiali (ha segnato in tutti, altro record), ma è nella rassegna continentale che CR7 ha tirato fuori il meglio. L’apoteosi è il 2016, col Portogallo trascinato al primo grande trionfo della sua storia nonostante la fase a gironi superata con tre pareggi.

Ronaldo nella finale con la Francia esce per infortunio dopo 24’, ma è lui alla fine a sollevare la coppa, a baciarla, trasformandosi istantaneamente da fenomeno a monumento della nazione. Quello resta uno dei migliori momenti della sua carriera, uno che vuole rivivere di nuovo, visto che nel 2020 l’avventura è finita troppo presto (agli ottavi), nonostante CR7 abbia chiuso da capocannoniere con 5 gol in 4 partite. Vincere di nuovo, in quello che verosimilmente sarà il suo ultimo grande torneo col Portogallo ("Non mi resta molto calcio da giocare" ha ammesso prima di partire per la Germania), è diventata la sua grande ossessione. 

Fonte: gazzetta.it