Beppe Marotta si diverte ancora. A tre passi dai settant'anni, il presidente dell'Inter ha ancora voglia di vincere e di far valere le sue idee: "Se non mi divertissi non farei questo lavoro. A stimolarmi è la passione, e credo che l'adrenalina che ti dà una partita nella vita normale non te la dà niente". Il numero uno nerazzurro si è raccontato in una lunga intervista con Federico Ferri, direttore di Sky Sport, mandata in onda il giorno di Natale. Una chiacchierata in cui Marotta, campione d'Italia in carica, ha parlato del calcio di ieri e di quello di oggi, di Oaktree e di Inzaghi, dei nerazzurri e dell'obiettivo per i prossimi anni. Questo il pensiero di Marotta su Simone Inzaghi, scelto nell'estate 2021. "Simone ha dimostrato di essere un grande professionista e una persona molto intelligente. È arrivato in punta di piedi, non ha fatto proclami, si è adeguato a un ruolo molto importante ed è cresciuto con i risultati. Uno degli aspetti fondamentali è il riconoscimento di essere un leader del gruppo e di inculcare quelli che sono i concetti vincenti: la cultura del lavoro, il senso di appartenenza, la grande passione. Tutte queste componenti sono state supportate dal lavoro di Ausilio, Baccin, Zanetti, da tutta la società. Ha fatto sì che si creasse una simbiosi che ci ha portati lontano".
Marotta ha parlato anche dell'età media dei nerazzurri, abbastanza alta, e del blocco azzurro come linea guida delle sue squadre. Dalla BBC bianconera a Dimarco, Bastoni e Barella nell'Inter. "Se hai undici talenti non vinci nessuna competizione. L’importanza di uno sport di squadra è mettere insieme una simbiosi tra giovani e meno giovani. Noi abbiamo la dinamicità del giovane, l’entusiasmo del giovane e l’esperienza e la saggezza del meno giovane". Sul blocco azzurro, invece: "Resta un vantaggio e ne sono convinto. La pressione che c’è in Italia non c’è in nessun altro paese europeo, e quindi è importante che chi viene in Serie A deve conoscere il suo habitat. Gli italiani lo conoscono. Sanno cosa vuol dire andare a Lecce, a Cagliari, ad Empoli e trovare delle difficoltà. Ecco, lo zoccolo duro di italiani ha questo vantaggio. E poi è anche orgoglio del nostro Paese mettere a disposizione della Nazionale i nostri giocatori". Il 2024 è stato l'anno della seconda stella dell'Inter, ma anche dell'ingresso di Oaktree. Marotta ne ha parlato così: "Sono arrivati in punta di piedi, in modo silenzioso ma concreto. Tutto è volto a garantire continuità al club nella ricerca della sostenibilità finanziaria, e questa sostenibilità avviene attraverso delle linee guida che ci hanno indicato. Le abbiamo concordate insieme".
Ovvero "comporre una rosa che possa rispondere a dei limiti economici dal punto di vista del costo del lavoro, a un’età media che possa garantire il fatto di investire su giovani. Questo è quello che noi stiamo facendo e che faremo nella stagione futura, cioè garantire la massima competitività attraverso giocatori, magari meno vecchi rispetto a quelli che abbiamo oggi, ma che rappresentino qualità, professionalità e anche patrimonio". Questo il pensiero del presidente nerazzurro sull'inchiesta relativa alle curve. Il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha dichiarato che Inter e Milan sono parti lese e ha chiesto collaborazione: "Noi ci siamo messi a disposizione e stiamo collaborando al fine di debellare questo fenomeno che è straordinario in negativo", ha detto Marotta. "È difficile contrastare un certo tipo di violenza quando questa è consumata da 400 persone. Io credo che sia un fatto culturale, bisogna lavorare fin da quando si è alle elementari e far capire che il calcio appassiona e coinvolge. Oggi manca la cultura della sconfitta. Spesso gli atti violenti si consumano quando si perde. E la violenza non si consuma solo nei grandi stadi, ma anche nei piccoli campi di provincia. In questo periodo per esempio le vittime sono i giovani arbitri delle categorie inferiori. Io credo che bisogna saper accettare la sconfitta, tutto qui". Un altro tema caro a Marotta: "Se si perde gli avversari sono stati più bravi. C'è rammarico, ma questi processi fanno del male, anche perché poi quando si parla di grandi club e di grandi partite c’è un concetto di emulazione. I nostri figli vedono queste immagini e ne assumono dei valori sbagliati, diseducativi. Dobbiamo debellarli". Al pari dei contatti tra gli ultrà e i calciatori: "Si può e si deve fare molto di più, però già oggi esistono figure all’interno del sistema, e mi riferisco allo SLO della Legge Maroni, che aiutano nel garantire una certa trasparenza. Noi come società possiamo fare qualcosa acculturando i nostri giocatori al rispetto delle leggi dello Stato e della giustizia Sportiva. Durante l’anno svolgiamo lezioni in cui spieghiamo questo ai nostri calciatori, anche grazie alla collaborazione delle autorità di polizia, ma controllare la vita privata è più difficile". L'Inter ha ritrovato la retta via dopo un inizio di stagione difficoltoso. La lotta scudetto coinvolge i nerazzurri, l'Atalanta, il Napoli, la Juve e non solo.
"Le favorite sono sempre le stesse - ha continuato Marotta -. C’è un gruppettino di testa che è composto da Atalanta, Inter e Napoli, ma Milan e Juventus sono pronte a riagganciarsi. Credo invece che una delle grandi favorite quest’anno sia l’Atalanta. Ha raggiunto quella maturità, quella credibilità, quella convinzione che non aveva mai avuto. Penso sia un grande modello da seguire, non certo nei grandi club perché è difficile, però ha dato dimostrazione di poter vincere senza spendere tanti soldi. Mi riferisco all’Europa League". Riguardo al dualismo con Conte, invece, Marotta ha dribblato così: "Non c'è dualismo. Cerco sempre di accendere un po' di attenzione e spingere l’avversario alla pressione, ma è un gioco comunicativo. C’è grande rispetto tra le parti, poi è normale che l’aspetto mediatico in Italia sia sentito e da una dichiarazione si fa un titolo". Nessun dubbio, infine. Marotta si vede all'Inter ancora a lungo: "Qui sto bene e spero di contribuire a ottenere altri risultati. Nello sport bisogna essere ambiziosi, altrimenti non si vince, e quando alcuni colleghi di grandi club dicono 'noi dobbiamo arrivare tra le prime quattro” io non sono molto d’accordo, perché bisogna avere la sfacciataggine di avere obiettivi utopistici".
E infine: "Se questo è stato l'anno di Marotta? Direi che è l’anno dell’Inter nel quale c’è l’operatività di Marotta, quindi si coniugano queste situazioni: il fatto di aver ricevuto molto dall’Inter e aver dato la mia esperienza all’interno di certi obiettivi. L'Inter è tornata a essere una delle protagoniste più autorevoli, nel senso che la storia e il palmares di questa società ci dicono che i trofei vinti sono tanti, che le Champions vinte sono tante, gli Scudetti vinti sono 20 e quindi siamo tornati in quel palcoscenico più consono alla storia. Con la nuova proprietà stiamo dando continuità a questa situazione". Marotta è favorevole anche al reinserimento del Decreto Crescita: "Quando lo abbiamo attuato le nostre squadre sono riuscite ad arrivare in fondo in tutte le competizioni in un’annata, Champions, Europa e Conference League in finale. E l'Atalanta ha vinto. Abbiamo messo a frutto quest’agevolazione. Togliendola, torneremo indietro nel nostro ranking".
Fonte: Gazzetta.it