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Calcio

Abodi: "La Covisoc non è un organo terzo. La riforma? Bozza uscita indebitamente, non è definitiva"

Mario Canfora
Abodi: "La Covisoc non è un organo terzo. La riforma? Bozza uscita indebitamente, non è definitiva"N/A
Andrea Abodi, il ministro dello Sport, ribatte a "Radio Anch'io Sport" su Rai Radio 1 punto su punto alla notizia degli ultimi giorni che riguarda la probabile creazione, da parte del Governo, di un'agenzia per il controllo dei bilanci e dei conti delle società professionistiche di calcio e basket. "La Covisoc non è affidabile? Intanto diciamo che abbiamo sempre margini di miglioramento, poi la bozza non è solo su questo tema, ma è una bozza di decreto che contiene tanti altri articoli. È il primo decreto dopo 20 anni dedicato solo allo sport, ha carattere d'urgenza. Sul tema ho visto tanta agitazione e anche alcune inesattezze relativamente all'attentato all'autonomia. Per certi versi avrei voluto lo stesso fermento quando sono stati stralciati debiti fiscali di club professionistici di A, B e C di oltre 100 milioni solo nell'ultimo anno e mezzo-due... Evidentemente i controlli non hanno consentito di fermare alcune realtà o di allertare alcune situazioni critiche. Peraltro è una bozza che è soggetta, come ho detto al presidente Gravina quando ci siamo incontrati venerdì, a ulteriori contributi e la giornata odierna mi auguro sia propizia. È stata fatta uscire questa bozza indebitamente, anche in maniera non corretta, si è data una lettura non definitiva a un testo che non è definitivo. A volte basta un po' di buon senso, di tranquillità. Mi domando perché tanta agitazione: stiamo parlando solo dei controlli finanziari che devono essere fatti bene e possibilmente anche in modo indipendente e terzo. Nulla viene toccato per quanto riguarda l’attribuzione delle licenze ai prossimi campionati o nelle decisioni di chi si potrà iscrivere che rimarranno in capo alla Federazione".  Per Abodi poi il rischio di diffide da parte di Uefa e Fifa come fatto in Spagna e Inghilterra non sussiste perché “sono situazioni diverse e qui non si tocca l’autonomia dello sport”. Sulla possibilità di far entrare due esponenti militari nella Giunta Coni, il ministro dello Sport ha specificato: "Il Parlamento si è attivato per una rappresentanza degli organismi sportivi militari e dei corpi civili dello Stato all'interno degli organi statutari del Coni. Se ne sta parlando, non mi sembra un'invasione di campo. Mi sembra una rappresentanza di un mondo sportivo finanziata dallo Stato all'interno del sistema sportivo".  Rispondendo a Malagò ha invece detto: “Il documento lo ha avuto da Gravina venerdì, il suo linguaggio poi non è stato così formale tenendo conto delle circostanze, non dobbiamo dimenticare che siamo tutti al servizio dell’interesse generale e il presidente sa che quando furono stralciati i cento milioni di fiscalità è stato stracciato l’interesse generale e dello sport perché i 100 milioni sarebbero tornati proprio allo sport grazie alla riforma elaborata a suo tempo dal sottosegretario Giorgetti. Questo ha portato non la politica, ma le istituzioni a porsi il problema di un organo terzo, indipendente, autorevole. Non perché Covisoc non lo sia, ma perché non è terzo, è dentro il perimetro federale".  La nuova agenzia potrebbe costare due milioni e mezzo l'anno, tutti a carico dei club: "Anche questo è un tema di cui stiamo parlando. Nell'ambito di un mondo che ha un turnover finanziario di diversi miliardi, due milioni e mezzo sarebbero un investimento in sicurezza e in terzietà di cui hanno bisogno soprattutto quei club che pagano regolarmente e che chiedono che le stesse regole vengano rispettate da tutti, anche per garantire l'equa competizione". Per quanto concerne le modifiche, continua Abodi, "il testo è soggetto a ulteriori verifiche, ma non può essere stravolto, sarà integrato e arricchito di contenuti. La decisione vorrei che si prendesse perché ritengo sia indispensabile, ne ha bisogno il nostro sistema e ce lo chiede anche l'opinione pubblica". Intanto non si è fatta attendere la replica dell'opposizione, ossia di Mauro Berruto, responsabile nazionale sport del Pd. "La proposta del ministro Abodi è un progetto di occupazione politica del calcio, una pietra tombale sull'autonomia e la terzietà di chi andrà a verificare i bilanci delle squadre di calcio. Mentre sono in corso al Senato delle audizioni proprio sulle riforme del calcio - dice il deputato dem - apprendiamo dalla stampa che il ministro Abodi ha deciso di istituire un'agenzia, fatta di nomine politiche, per controllare i conti delle società di calcio, scavalcando in un colpo solo il Parlamento, il Coni, la Figc e azzerando la Cosivoc. E a coloro i quali l'intento pare positivo, perché certo i bilanci di molte società di calcio sono drammatici, occorre ricordare che persone indicate dalla politica dovrebbero giudicare i conti di presidenti o amministratori delegati che siedono in Parlamento fra i banchi della maggioranza. Una parte del calcio, quella entrata pesantemente in politica in modo diretto sedendo in Senato, chiede sconti fiscali, denaro, pubblicità delle scommesse sportive e ora qualcuno suggerisce di far controllare i propri bilanci da organismi a loro volta controllati da propri colleghi. Se la coerenza fosse ancora un valore un passaggio del genere imporrebbe che cariche politiche, come quelle di senatore o deputato, diventassero incompatibili con la presidenza o un ruolo apicale di un club calcistico. Il ministro Abodi invoca la `terzietà´, principio fondamentale, ma contemporaneamente - sostiene il responsabile nazionale sport del Pd - il più disatteso dal suo operato che continua invece a muoversi sul corporativismo e sulla richiesta di agire in difesa di singoli interessi o privilegi: sconti, rateizzazioni, magari con emendamenti nottetempo. La politica pretenda serietà e risanamento dall'azienda calcio, usando meglio ciò che esiste e non con operazioni che sanno di nuovi poltronifici, di zero terzietà, di zero rispetto delle istituzioni, politiche e sportive. Come, e di questo poco si parla, zero resta la visione, zero gli investimenti sui settori giovanili, zero le strategie per tutelare quel "made in Italy" - conclude Berruto - che tanto piace in altri ambiti: i calciatori italiani e la squadra nazionale. Forse questo calcio non ha ancora toccato il fondo, ma ne è sempre più vicino". "Quello che sta avvenendo in queste ore con questa attività, questa agenzia, la ritengo una cosa forse irriguardosa nei confronti di tre magistrati che fanno parte dell'attuale organizzazione della Covisoc, professionisti straordinari, super partes - sostiene il presidente della Figc Gabriele Gravina nel suo intervento in un convegno a Firenze -. Ci si accorge improvvisamente che da oggi la Covisoc non è più indipendente quando la Covisoc storicamente, lo dice la storia e lo dico anche io, ha una funzione assegnata per legge, quella di assicurare che una società parta e arrivi alla fine del campionato. La Covisoc non ha l'impegno di incidere sul bilancio per farti migliorare o peggiorare, quella è una tua scelta: la Covisoc deve garantire al nostro sistema che tu parta ed arrivi perché non deve alterare il valore dell'equa competizione. Capisco che ci sono modalità diverse per interessarsi anche ad un settore che io ritengo già oggi per me assolutamente indipendente, formato da professionisti importanti, però ecco, dobbiamo concentrarci insieme su quelle che sono le reali esigenze, quella che è la tutela dei reali diritti del mondo del calcio. Ad esempio è assurdo che ci siano delle risoluzioni a livello di Commissione europea che riguardano la tutela del diritto di autore derivanti da scommesse sugli eventi, e non ci sia in Italia".  In un comunicato congiunto il presidente della Fip Giovanni Petrucci e quello della Lega Basket Umberto Gandini "rendono noto quanto segue premettendo di ritenere forte il rischio di un condizionamento dell’autonomia, sottratta giorno dopo giorno, dell’ordinamento sportivo. Fip e Lba sono estremamente stupiti non solo per essere stati tenuti all’oscuro di questo provvedimento che riguarda anche i club della Serie A di basket ma anche per averlo appreso, nonostante l’evidente coinvolgimento diretto, dalle agenzie di stampa, metodo del tutto irrituale. Si conferma dunque, con totale mancanza di considerazione del mondo del basket, la tendenza a chiamare in causa la pallacanestro solo quando deve concorrere a oneri previsti a carico dei club di calcio. Tendenza che risulta ancor più rilevante rispetto ad una forma che incide sulle stesse fondamenta dall’intero sistema sportivo professionistico a squadre, in particolare sull’iscrizione ai campionati e, sembra, sulla giustizia sportiva; entrambe specificità dello sport. Entrando nel merito del provvedimento, la Lega Basket Serie A, dopo aver letto il testo della norma, non può che esternare preoccupazione per i tempi e le modalità di applicazione dello stesso. Basti pensare che i club iniziano a curare gli adempimenti per l’iscrizione al Campionato già alla fine di aprile e, nel corso della stagione, sono soggetti a periodici e continui controlli. Non comprendendo l’urgenza di un provvedimento come questo, Fip e Lba anticipano sin da ora come l’intenzione di ribaltare sui club di Serie A i costi, ingentissimi, previsti annualmente per l’agenzia, trova entrambi i soggetti nettamente contrari anche in virtù del fatto che il basket professionistico, contrariamente a quanto prevede la legge, è da anni tenuto al di fuori della ripartizione dei contributi che gli spetterebbero in forza del Decreto Melandri che, si ricorda, si applica a sport professionistici a squadre. Tali costi, a tutto voler concedere, dovrebbero quantomeno essere suddivisi proporzionalmente tra i due sport in base ai rispettivi fatturati. Fip e Lba, avuta solo ora la dovuta visibilità sulla situazione, auspicano che il Governo, prima di assumere il provvedimento in questione, chiami al tavolo il basket, al pari del calcio, per tutte le opportune considerazioni".