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Calcio

Abraham, è un gol pesantissimo: il Milan batte la Stella Rossa, è quasi ai playoff

Marco Pasotto
Abraham, è un gol pesantissimo: il Milan batte la Stella Rossa, è quasi ai playoffN/A
All'87' Camarda colpisce la traversa, poi ci pensa l'inglese a decidere una partita sofferta. In precedenza Radonjic aveva risposto a Leao. Infortuni per Loftus-Cheek e Morata

Una partita che a un certo punto era diventata grigia come le maglie del Milan, è tornata a essere improvvisamente verde come la carta d’identità di Francesco Camarda. Il Diavolo conquista la quarta vittoria di fila in questa Champions - ultimo filotto di queste dimensioni tra febbraio e aprile 2005 -, ed è ad un soffio dai playoff, ma allo stesso tempo mantiene vivo l’obiettivo di qualificarsi direttamente agli ottavi, e lo fa nel segno di Camarda. Il gol della vittoria è firmato da Abraham, ma è propiziato da un colpo di testa di Francesco, con palla deviata da Gutesa sulla traversa e carambolata sui piedi di Tammy. Anche per stavolta Camarda deve rinviare l’appuntamento col gol – in Champions sembra davvero una maledizione -, ma il suo ingresso è decisivo per piegare la Stella Rossa. La sfida con l’altro talento serbo, il 17enne Maksimovic, partito titolare, l’ha vinta sicuramente lui. Il nodo che maneggiava Fonseca negli ultimi giorni riguardava quale forma dare alla sua squadra in assenza di Pulisic.

La scelta è caduta su Loftus-Cheek, quella più acquisita nel tempo. E poi, nel nome sacro dell’equilibrio, a destra c’è finito anche stavolta Musah, che alle spalle però aveva Calabria e non Emerson. Davanti a Maignan confermati Gabbia e Thiaw: la coppia centrale di riferimento adesso sono loro. Milojevic in avanti si è affidato al talento 17enne Maksimovic, alle spalle del senegalese Ndiaye (11 gol in stagione) e nel suo 4-2-3-1 ha piazzato in mediana l’ex Krunic. Fonseca aveva chiesto espressamente a Loftus-Cheek di fare il Pulisic, ma sarebbe come pretendere da Leao di fare il mediano: ci si può anche provare, ma non è il suo. “Rubs” ha un altro passo e un altro approccio alla materia, e se a questo ci aggiungiamo Musah, sicuramente più estroverso con la palla fra i piedi ma non esattamente un fine dicitore, ecco in parte spiegate le difficoltà offensive del Milan per gran parte del primo tempo. In altre parole, il carico tecnico e di fantasia era tutto sulle spalle di Leao, che si è acceso a intermittenza ma quando l’ha fatto ha seminato il panico. Un Leao che si conferma tirato a lucido da Fonseca, che lo sta trasformando tatticamente: più dentro il campo, più dentro la manovra, a volte con compiti da regista addirittura sulla linea di centrocampo. L’evoluzione è decisamente interessante. E queste sono le cose belle. Poi ci sono quelle meno belle, ovvero un Milan per lunghi tratti del primo round troppo lento e macchinoso nella manovra, recidività plurima sotto questo aspetto.

Scene tristemente viste e riviste: portatore di palla che non sa come liberarsene perché nessun compagno tenta un movimento. Insomma, un Diavolo che si era auto-incartato nonostante la pochezza tecnica della Stella Rossa: errori in uscita, ma anche nel giro palla, del tutto fuori contesto per essere Champions. Ai serbi però va il merito di aver comunque provato a giocarsela, senza parcheggiare file di autobus in area. Il Milan, anzi, deve ringraziare la traversa – sinistro di controbalzo di Maksimovic con la difesa rossonera immobile a osservare – se la porta non capitola dopo diciassette minuti. Una sagra dello sbaglio dove si è accomodato più volte anche il Milan, fino al momento della svolta. Ciò che all’orizzonte sembrava un doppio nuvolone gonfio di pioggia – tra il 26’ e il 29’ fuori per infortunio Loftus-Cheek (adduttore) e Morata (flessore), dentro Abraham e Chukwueze - si è invece rivelato uno stimolo per la testa e un nuovo spartito per il gioco (con Musah dirottato obbligatoriamente al centro della trequarti) perché Abraham ha acceso la luce immediatamente - colpo di testa e punizione entrambi fuori per centimetri - e poco prima dello scadere il Diavolo è passato: lancio lungo morbido e preciso di Fofana per Leao, stop deluxe di destro e sinistro sotto la traversa.

Tutto molto bello. La ripresa, però, invece di restituire una squadra che aveva ritrovato convinzione, ha generato nel Milan timori esagerati sotto la spinta della Stella Rossa, che ha fatto quanto di più logico ci si potesse attendere: alzare il baricentro per avvicinarsi alla porta. E i rossoneri si sono fatti spaventare (al 47’ murata di Maignan su Mimovic), perdendo sicurezze e distanze. Rintanati negli ultimi venti metri. Il momento cruciale della ripresa è un errore clamoroso di Abraham, che a porta spalancata ha tirato sulla schiena di Djiga, caduto a terra. Il due a zero che avrebbe chiuso il match è così diventato uno a uno: il neo entrato Radonjic ruba palla all’ingenuo Musah, prende la mira senza che nessun rossonero si disturbi ad accorciare (Thiaw, in particolare) e supera Maignan di sinistro. Quando tutto sembra mestamente finito, entra in scena Camarda: minuto 87, cross di Chukwueze per la testa di Francesco, smanacciata di Gutesa sulla traversa, e palla ad Abraham, che buca una porta piena di traffico. Il Var controlla (trattenuta di Tammy a un avversario) e poi dà luce verde. Il Milan vede i playoff e resta in corsa per i primi otto posti, e lo deve anche a Camarda.

Fonte: gazzetta.it