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Calcio

Acquisti top e nuova cultura, come Conte ha ribaltato il Napoli in 100 giorni

Vincenzo D'Angelo
Acquisti top e nuova cultura, come Conte ha ribaltato il Napoli in 100 giorniN/A
Antonio ha scelto e preteso, cambiando filosofia e metodi. Pochi proclami e tanto lavoro. Così è ripartito il progetto

Due giorni ai primi cento: Antonio Conte sta per tagliare il suo primo grande traguardo a Napoli. Sembra ieri il giorno dell’annuncio, quella stratta di mano nel cuore di Roma, nella sede della FilmAuro, insieme al presidente Aurelio De Laurentiis. Due uomini votati all’azione: ambiziosi, diversi, ma uniti dallo stesso attaccamento morboso al lavoro. Due caratteri forti che si sono scelti a vicenda e che hanno la stessa missione in testa: riportare il Napoli nell’elite del calcio italiano e internazionale. Dal 5 giugno il tempo è volato e Napoli si è lanciata veramente nella nuova era. Con un anno di ritardo rispetto all’annuncio (e allo slogan) post scudetto.  Con l’arrivo di Antonio sono cambiate tante cose e, in attesa dei risultati sul campo, si può già tracciare un primo bilancio. «Amma faticà» aveva annunciato il tecnico sui canali social del club, scegliendo il napoletano per entrare subito in sintonia con l’ambiente e nel cuore dei suoi nuovi tifosi. Che lo hanno atteso e osannato come si fa solo con le superstar. Del resto, Conte lo è: è un top manager, garanzia di successo. Un professionista che non conosce altra strada del duro lavoro per centrare l’obiettivo: schietto e sincero, diretto nel rapporto con tutti perché non si dicono bugie e non si fanno promesse che non si possono mantenere. Ma una cosa l’ha promessa sin da subito al suo nuovo popolo: "vi renderemo orgogliosi di noi".

La rivoluzione annunciata c’è stata solo in parte: la squadra non è stata smembrata come tanti credevano, ma rinnovata in larga parte. Conte si è preso il tempo necessario per valutare tutti, per decidere con la propria testa e con i propri occhi. Ha dato a tutti – nazionali a parte, per ovvi motivi di tempo – la possibilità di mettersi in mostra prima nel ritiro di Dimaro e poi in quello di Castel di Sangro. Poi ha dato il suo verdetto su chi doveva far parte del progetto e chi invece poteva trovarsi una nuova squadra. Una delle parole chiavi del metodo Conte è il rispetto: per la società, per i tifosi, con lo staff e tra compagni. E il primo comandamento è il rispetto delle regole. Ecco, Antonio è stato chiaro da subito anche sul mercato: Kvara e Di Lorenzo sono i pilastri e non si toccano. Osimhen, invece, è un discorso a parte che deve sistemare la società. Lui con Victor ha parlato, gli ha chiesto di dare l’esempio e di impegnarsi finché non si sarebbe risolta la questione legata alla sua cessione. Ma l’idillio è durato poco anche perché il clima era da tempo infuocato. Per rasserenare lo spogliatoio si è arrivati a una scelta forte sul nigeriano, la cui questione lasciava intorno alla squadra un clima evidente di tensione. Non voleva più giocare per il Napoli e non lo ha più fatto. 

In tre mesi, Conte ha cambiato la filosofia del club: per rifondare bisogna investire e andare a cercare quei giocatori che ti garantiscono il salto di qualità. De Laurentiis ha speso – e tanto – per giocatori non giovani, ma ha dato ad Antonio il meglio che poteva. Era difficile centrare nomi top senza Champions, ma la presenza di Conte è bastata per arrivare a grandi giocatori come Lukaku o McTominay. Poi Antonio ha stravolto la metodologia: per lui parlano i fatti, ha introdotto una nuova cultura del lavoro, del soffrire e faticare oggi, per poter gioire domani. Sedute atletiche e tecniche intense e estremamente faticose, che finivano col ringraziamento pubblico dell’allenatore ai suoi ragazzi. Ecco, il rapporto con lo spogliatoio poi fa tutta la differenza del mondo: Conte sa entrare nella testa dei giocatori come pochi, sa coinvolgere tutti, sa costruire un “insieme”. C’è sempre il “noi” davanti a tutto, nessuna prima donna, nessun “io”. E il gruppo ha apprezzato e sposato questa nuova mentalità. E poi c’è il campo, unico giudice supremo: la sconfitta di Verona è stata pesante, ha fatto tremare il castello. Ma quegli schiaffi sono serviti, quella “vergogna” è stata la scintilla per volare. Al Maradona hanno già vissuto due serate di festa: l’effetto Conte spaventa la Serie A. E Napoli è già pazza del suo nuovo condottiero.

Fonte: Gazzetta.it