Gli occhi chiarissimi, i capelli riccissimi, in campo… mancinissimo. Maghnes Akliouche non è un ragazzo da mezze misure: è un tubetto di talento concentrato, che a volte resta chiuso ma quando esplode colora il gioco del Monaco. Il Milan lo segue e i milanisti, legittimamente, si chiedono: sì, ma chi è, quanto è forte? In Italia può già fare la differenza? Alle prime due domande, si può rispondere. Per la terza, buona palla di vetro a tutti. Akliouche è del 2002 e ha origini algerine come il suo idolo, la doppia Z più famosa di sempre: Zinedine Zidane. E’ cresciuto nella periferia di Parigi, ha giocato al Torcy come Pogba ma ha salutato tutti a 15 anni, quando lo ha chiamato il Monaco, dove i ragazzi crescono bene, hanno spazio, se sono bravi fanno gol presto con gli adulti. Papà ha raccontato che Maghnes da piccolo ci sapeva fare a scuola e con il pallone: la mamma si preoccupava dei voti, lui dei dribbling. Equilibrio. A 22 anni pare un tipo creativo, in campo e fuori. Tra le passioni della vita, il mondo giapponese e in particolare i manga. A un quiz rapido del Monaco, ha risposto d’istinto: il suo personaggio preferito è Goku, il piatto della vita è la pizza, il dono che vorrebbe avere l’invisibilità. Akliouche in campo ha senso estetico. Zidane è il mito da sempre, e si è capito. Iniesta un altro giocatore di cui si è innamorato.
E Fabregas, che ha giocato al Monaco quando Maghnes passava dal settore giovanile alla prima squadra, è stato un grande riferimento: "È il giocatore che mi ha impressionato di più. Giocava camminando, vedeva tutto e, a due tocchi, metteva la palla dove voleva. Mi diceva spesso di giocare semplice, che bisogna essere liberi di testa e non mettersi pressione inutile". Saggio. In campo, Maghnes conosce l’arte del dribbling ma una certa essenzialità si vede: è decimo per passaggi progressivi e quinto per expected assist nel campionato francese. Un altro fenomeno di Arsenal e Barcellona, Thierry Henry, lo ha scelto per la nazionale olimpica e Maghnes, a Parigi 2024, ha giocato sempre, entrando e uscendo dalla formazione titolare. Ha segnato un gol nell’unica partita persa, la finale, finita 5-3 per la Spagna ai supplementari. "Quando ti parla, stai attento perché non parla mai per caso", ha detto Akliouche su Titi. E poi, sui suoi progressi: "Posso ancora migliorare in tutto, anche su gol e statistiche". Nella scorsa stagione, ha segnato 7 gol in campionato e 1 in Coppa di Francia. In questa, siamo a 2 in campionato e 2 in Champions, compresa un’esultanza contro il Barcellona, uno dei suoi club preferiti. Il resto si vede anche negli highlights: ha un gran controllo di palla, con il sinistro porta a spasso il pallone e trova soluzioni partendo dalla fascia o dal centro. Non è un giocatore fatto e finito, non è ancora determinante ma è un bel progetto di campione. Il Milan, al giusto prezzo, accetta la sfida.
Fonte: Gazzetta.it