Gasperini, Percassi e i bergamaschi si ricorderanno a lungo degli occhi di ghiaccio di Courtois, il portierone di Ancelotti che ha acciuffato il sogno volante della Dea e l’ha tolto dall’incrocio con un intervento da giù il cappello. Il Real Madrid, dopo un primo tempo opaco, si sveglia dopo la gran parata del belga a inizio ripresa, batte 2-0 l’Atalanta e vince la Supercoppa Europea. La sesta della sua storia. I protagonisti sono l’8 e il 9, Valverde e Mbappè, quest’ultimo a segno all’esordio coi Blancos. Un sogno inseguito una vita e realizzato lungo la Vistola, allo stadio nazionale di Varsavia, sotto il settore riservato ai madrileni. Ma la Dea esce a testa altissima. Per un tempo ha tenuto testa ai campionissimi.
La ripresa è un gioco di affondi con una sliding door grande come la porta centrale di San Pietro. Al 47’ l’Atalanta sfiora la storia: cross di De Roon, colpo di testa di Pasalic piazzato e miracolo di Courtois. Un volo all’incrocio che cambia la partita e dà la sveglia al Real Madrid. Da lì, i ragazzi di Ancelotti si ricordano di essere la casa Blanca e ingranano la sesta marcia. Il gol arriva al 59’: Vinicius, fino a quel momento opaco, salta secco Djimsiti e serve Valverde a centro area. Piattone facile facile per l’1-0. Non è finita. Un pugno di minuti dopo il brasiliano viene fermato da un gran parata di Musso, mentre al 62’ il numero uno della Dea compie un altro miracolo, stavolta su Bellingham, andando a togliere la sfera dalla porta con la manona. Il colpo di grazia è di Mbappè, servito da uno Jude in grande forma. Al 68’ fulmina Musso spedendo la sfera dritta nel sette.
Ancelotti gli regala la standing ovation. A fine partita, invece, i seimila tifosi bergamaschi planati in Polonia a Ferragosto applaudono la squadra sotto la curva. Il tutto mentre Ancelotti festeggia sotto la sua: da oggi è l’allenatore che ha vinto più Supercoppe europee nella storia del calcio (5). Detiene lo stesso record anche con la Champions (5). Vincere aiuta a vincere. Il più attenzionato è ovviamente il 9, di nuovo in campo coi Blancos dopo 12 anni dall’ultima volta. Nel 2012 era un ragazzino come tanti che si palesò a Valdebebas per un provino. Sulla distinta c’era scritto Kylian. I primi 45’ madrileni del francese, schierato centravanti, sono da rivedere, stretto nella morsa di Kolasinac ed Hien. Due traverse tra le occasioni: la prima per la Dea - destro di De Roon deviato da Militao - e la seconda per i Blancos, con un destro di Vinicius. La chance migliore, però, capita sulla corsa di Lookman alla mezz’ora. Tchouameni perde palla, Ederson la tocca per il nigeriano ma lui, l’eroe di Dublino, invece di involarsi cerca il dribbling sulla destra. Un'occasione persa. La visita dal dentista dura 45 minuti.
Come Guardiola e Klopp, anche Ancelotti sperimenta i ferri d’acciaio della Dea, che almeno nel primo tempo palleggia sul viso sfrontato del Dream Team sbattendogli l’orgoglio sulle prestigiose gote: Carletto schiera Mbappè, Bellingham, Vinicius, Rodrygo e Valverde, ma nei primi 45’ non brilla nessuno. La Dea, invece, costruisce alta, osa e cerca di continuo Lookman e De Ketelaere, tenendo a bada i nuovi Galacticos con il pressing alto (ottimo Hien). Il più ispirato è CDK: al 7’ trova uno spiraglio per lanciare Zappacosta, poi dribbla un paio di volte un distratto Mendy e si prende gli applausi. Il Real, invece, costruisce con un 3-4-3 dove le ali diventano quattro: Vinicius, Rodrygo, Mendy e Carvajal. Tutti lungo la fascia. Il risultato è scontato: confusione. E Valverde è l'unico a tenere le fila.
Fonte: gazzetta.it