Ora l’Atalata ha non uno, ma due giocatori chiave che sperano di andarsene: Teun Koopmeiners e Ademola Lookman. Un mal di pancia è noto da mesi, l’altro, quello del nigeriano, solo da qualche giorno, quando il giocatore e il suo entourage hanno dato notizia al club di un interessamento del Psg e del desiderio di essere ceduto. I colloqui avuti dai vertici nerazzurri con Ade e i suoi rappresentanti, almeno inizialmente, non hanno avuto gli effetti desiderati. E anche se all’attaccante non sono state manifestate aperture ma solo ribadita la sua importanza per l’Atalanta, la situazione è deflagrata ieri, vigilia della trasferta di Lecce: Lookman non si è presentato a Zingonia e ha chiesto di non essere convocato. Lamentando anche un problema muscolare che ha pesato ulteriormente sulla decisione di non portarlo a Lecce, ma forse, se verrà a più miti consigli, non gli impedirà di tornare ad allenarsi già oggi. Il problema è che la forzatura di ieri del giocatore, se la situazione non dovesse ricomporsi, in qualche modo potrebbe “indebolire” il club - e favorire la controparte - assoggettandolo a proposte inferiori alle aspettative. E comunque, dato l’incasso comunque importante dalla sua cessione, a richieste gonfiate per il sostituto.
Dunque, in attesa che il Psg esca eventualmente allo scoperto, nei prossimi giorni si misurerà anche il tipo di forza che l’Atalanta sceglierà di spendere: pugno duro e muro con Psg e Juve, oppure la decisione di non tenere giocatori scontenti, che desiderano uscire. Anche perché ci sarebbe da valutare la reazione dei tifosi e anche dello spogliatoio nerazzurro - dato abbastanza per bollente - nel riaccogliere due giocatori desiderosi di scendere dalla barca; e dunque quanto sarebbe impegnativo il lavoro di ricucitura che toccherebbe soprattutto a Gasperini. Perché parliamo di considerazioni che valgono per Lookman ma anche per Koopmeiners, per il quale il tentativo di azione diplomatica per un eventuale reintegro è in atto, ma non potrà durare all’infinito. Tanto più a fronte di un’offerta di 59 (52+7 di bonus) milioni della Juve. A una condizione: che nel caso una cifra venga messa sul piatto in tempi brevi abbastanza per consentire alla Dea di trovare un sostituto, almeno dello stesso livello, del nigeriano.
E potrebbe diventare caldo anche più di quanto a Bergamo non sia già, diciamo pure l’obiettivo numero uno, il nome di Nico Gonzalez: l’argentino spera di andare alla Juve - che si sente in vantaggio - con cui ha già un accordo per 3,5 milioni all’anno fino al 2029. Ma con un’importante offerta cash alla Fiorentina, l’Atalanta potrebbe sperare di sentirsi ancora in corsa. Però, per farla, anche la somma offerta dal Psg dovrebbe essere adeguata: al valore non solo economico che la Dea assegna a Lookman. Che con la tripletta di maggio a Dublino ha toccato una vetta superiore alla media del suo rendimento nelle due stagioni con l’Atalanta, ma difficilmente potrà essere valutato meno di 50-60 milioni. Concretamente, a oggi ci sono stati solo contatti fra il Psg e gli agenti di Lookman, che prima hanno “candidato” il loro assistito; ora spingono perché l’affare si chiuda, dopo aver convinto il giocatore di essere di fronte ad una possibile svolta della carriera (anche a livello di ingaggio); fanno trapelare che il club parigino si farà presto vivo con un segnale di interesse concreto. Quello risulta anche all’Atalanta: un’offerta ufficiale, ancora no. Quindi non si è parlato di valutazioni e da Parigi non arrivano neanche sentori di un assalto immediato, che non è da escludere, ma ad ora solo di sondaggi esplorativi.
E’ nei fatti che Luis Enrique ha perso Gonzalo Ramos per almeno tre mesi, non sembra entusiasta dell’ipotesi Osimhen e pur avendo fatto da poco un investimento monstre (circa 60 milioni) per Désiré Doué del Rennes, al club di Al-Khelaifi non mancherebbero sicuramente disponibilità economiche per tentare, e convincere, l’Atalanta. Se ce ne fosse ancora bisogno, così l’Atalanta ha toccato con mano definitivamente i pro e i contro della sua nuova dimensione: cresciuta tanto da avere molti dei suoi giocatori nel mirino, anche di top club, ma non abbastanza da essere impermeabile a lusinghe per loro irrinunciabili. E trattenere giocatori che sentono di essere arrivati con l’Atalanta all’apice (personale e di squadra), è diventato sempre più difficile. Anche perché si finisce per essere costretti a ragionare sulla base di trattative che nascono con modalità non convenzionali.
Fonte: Gazzetta.it