Il problema è che c’è un pallone solo. Perché a sentire Xavi e Luis Enrique lo vorrebbero entrambi tutto per sé. E non si può fare. Quella di stasera al Montjuic, finalmente pieno e con record d’incasso grazie a prezzi desorbitati, il Barça indebitato ha scelto un selvaggio carpe diem economico, andrà in scena la battaglia del possesso. "Sarà una guerra calcistica", ha detto Xavi. "Cercheremo di prendere palla dal primo minuto e di non lasciarla più" ha risposto Lucho.
La battaglia sulla paternità del Dna Barça apertasi alla vigilia dell’andata è proseguita anche ieri, e oggi in campo andrà in scena un nuovo capitolo. Chi è stato il primo ad imprimere sulle sacre tavole il gioco tanto caro al Barcellona e ai suoi discepoli? Qui dicono Laureano Ruiz, responsabile della cantera negli anni 70 e padre della patria del club. Poi Rinus Michels, che chiese e ottenne Johann Cruijff. E il resto è storia. Il Dream Team con Guardiola testa pensante di Joahnn in campo, e via via Van Gaal, Rijkaard, Guardiola allenatore col suo primo triplete, Luis Enrique allenatore col secondo triplete del club. Successi arrivati con Xavi come direttore d’orchestra. E per questo abbiamo chiesto al tecnico del Barça cosa si porta dietro di Pep e Lucho: "Tante cose. Con Luis Aragones sono stati gli allenatori che più mi hanno dato, che più hanno influito sul mio modo di vedere il calcio – ci ha detto –. Quando sono in difficoltà penso a cosa farebbero loro al posto mio".
E allora occhio al paradosso: se stasera il Barcellona dovesse trovarsi sotto Xavi potrà pensare a Luis Enrique, lì accanto a lui sulla panchina avversaria. Lucho è uomo sempre teatrale, e così ieri quando gli sono state riferite le parole di Xavi si è detto addirittura ‘emozionato’. "Lo ringrazio, sono stupefatto. Lo ho avuto come capitano ed è stato molto importante". Ok, complimenti sinceri, ma siccome in ballo stasera oltre al passaggio in semifinale c’è anche questa storia del possesso della palla e del Dna blaugrana, ecco la stoccata: "Presseremo dal primo minuto e dovremo fare attenzioni alle palle lunghe per Lewandowski. All’andata Ter Stegen ha fatto 24 lanci, il suo record personale". Come a dire che sì, Xavi potrà anche dire di voler la palla ma ha imparato ad apprezzare e usare il gioco diretto. Poi quasi a volersi scusare per la frecciata, ecco i complimenti: "Xavi è un allenatore top, i numeri parlano per lui. I giornalisti cercano sempre la polemica e hanno interpretato maliziosamente le mie parole quando ho detto che non lo conoscevo come allenatore: parlavo del Luis Enrique giocatore che avrebbe voluto farsi allenare da Xavi, da Guardiola e da Aragones (nomi mica scelti a caso… ndr) ma ormai non si può più.
Perché solo se ti guida conosci davvero un allenatore". Attorno alla palla c’è la partita. A Parigi è finita 3-2 per il Barça, che non arriva in semifinale da 5 anni: "Il Psg non è mai passato dopo aver perso la prima in casa, adesso la statistica si romperà. Siamo pienamente convinti che rovesceremo il risultato", ha detto trasudando fiducia e sicurezza nei propri mezzi Lucho. Che recupera Hakimi (squalificato la scorsa settimana) e così Marquinhos tornerà in mezzo e il pessimo Beraldo andrà in panchina. E poi occhi puntati su Donnarumma, che a Parigi ha vissuto il suo ennesimo “cauchemar” europeo, e su Kylian Mbappé, bloccato dal connazionale Koundé e in aria di Clásico considerato il suo imminente passaggio al Bernabeu. Ecco, già che ci siamo: per Barcellona e Madrid questa è una settimana tostissima: tra oggi e domani i quarti di Champions League, domenica la sfida che può riaprire o sigillare la Liga. Xavi stasera non avrà Christensen e Sergi Roberto, squalificati, e darà spazio a Pedri accanto a Gundogan e De Jong. Un terzetto che col pallone ci andrebbe volentieri a dormire. Perché sempre li torniamo, alla solitudine della palla contesa.
Fonte: Gazzetta.it