Ha vinto tanto, tantissimo in carriera. Compreso quel meraviglioso Mondiale con quella Coppa alzata al cielo nella notte di Berlino. Si torna al 2006. Gli anni passano, ma per Andrea Barzagli e per i milioni di italiani che quella sera gioirono e si emozionarono in un unico, enorme abbraccio sembra tutto fresco, recente.
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Come se tutto fosse accaduto ieri: “Per me, a livello di prestigio, è il traguardo più grande in assoluto - racconta Andrea, 73 presenze in azzurro -. Vi chiedo: qual è il pensiero ricorrente quando un bambino indossa per la prima volta le scarpe da calcio? Vincere la Coppa del Mondo. E il fatto che venga disputata ogni quattro anni rafforza la convinzione che sia veramente il torneo dei sogni”.
L'intervista di Andrea Barzagli a DAZN
Barzagli, quindi la Champions League viene dopo?
“Per molti la Champions resta la Champions, personalmente il Mondiale è unico: significa rappresentare una Nazione intera e pensare alla tua gente, al tuo popolo che rimane incollato alla televisione affollando bar, ristoranti, piazze... Non c’è nulla che possa valere quanto un Mondiale : chiunque sogna di giocarlo. E magari di vincerlo (ride, ndr)”.
Ora, 16 anni dopo il vostro successo, si gioca in Qatar.
“Una soluzione che, come dire, non mi fa impazzire. Parlando da amante di questo sport, penso che un Mondiale si debba giocare senza ‘pensieri’, diciamo così: senza una stagione ancora in corso, con altri obiettivi da raggiungere una volta tornati con i rispettivi club. Con questo non voglio dire che per qualsiasi giocatore sia così, tuttavia a metà stagione non mi piace. E non dimentichiamoci del calendario fittissimo: per i calciatori è diventato quasi insostenibile”.
Possibile che nelle ultime settimane qualcuno abbia un po’, come dire, rallentato?
“Dipende dal carattere, ma soprattutto dalla carriera di ognuno. Qualcuno può averlo fatto: magari chi avrà realmente la possibilità di vincerlo o chi lo giocherà per la prima volta. Oppure per l’ultima”.
L’Italia non ci sarà, ancora.
“Rispetto alla Svezia, ci sono delle differenze: quella fu una brutta eliminazione e c’era la necessità di una rifondazione. Adesso no: il calcio italiano era ripartito subito, arrivando addirittura a vincere l’Europeo. Purtroppo, è bastato sbagliare una partita nel girone e andare agli spareggi, dove può sempre succedere di tutto. Tutto questo lo definirei incredibile. Detto ciò, trovo un po’ strano il regolamento: certe Nazionali dovrebbero partecipare ai Mondiali e agli Europei per il ranking, per la storia, per l’importanza”.
Le favorite e la possibile rivelazione?
“Come rosa, nell’ordine, direi Brasile, Argentina e Francia. Piazzerei la Spagna un passo indietro. E come sorpresa, mi aspetto una Nazionale africana”.
I giocatori che la stuzzicano maggiormente?
“Sono curioso di vedere i ragazzi spagnoli: Gavi e Pedri sono dei talenti assoluti”.
La sua top-11 di Qatar 2022?
“Alisson in porta. Difesa a quattro con Cancelo, Van Dijk, Marquinhos e Theo Hernandez. Poi Modric regista, De Bruyne e Pedri ai lati. Davanti, sono tanti... Messi e Neymar sicuri, sarebbe troppo semplice scegliere Mbappé: così avremmo il tridente del Psg. Quindi no, come centravanti punto su Kane. Ronaldo? No, adesso non lo sceglierei”.
Più dura vincere la Champions o il Mondiale?
“Sono competizioni leggermente diverse: la Champions inizia con i gironi, c’è una pausa e riparte con gli ottavi di finale. Copre un’intera stagione. Il Mondiale, invece, è concentrato in 25-30 giorni: se una Nazionale riesce a fare gruppo, ha valori tecnici importanti e sta bene fisicamente ha tutto”.
La Nazionale italiana del 2006 era la migliore?
“Tanti non lo pensavano, ma se analizzo con attenzione la rosa chi può dire con certezza che non lo fosse? Forse la Francia era al nostro livello, ma in quella squadra avevamo dei grandissimi giocatori”.