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Calcio

Berenbruch e Aidoo, aria di Champions: chi sono i ragazzi che Inzaghi ha portato a Berna

Filippo Conticello
Berenbruch e Aidoo, aria di Champions: chi sono i ragazzi che Inzaghi ha portato a BernaN/A

È nell’emergenza che spesso si trova il coraggio, quello che serve per dare un’occasione a tanta beata gioventù italiana. Adesso che a Simone Inzaghi si è di colpo ristretto il centrocampo, pescare dalla Primavera è una necessità: col tempo, però, potrebbe diventare pure un’arte. Oggi nella trasferta di Champions contro lo Young Boys qui a Berna, dalla panchina partono due piccole pietre preziose delle giovanili nerazzurre, una mezzala e un esterno con spirito europeo. “Berenbruch e Aidoo sono qui soltanto perché lo meritano…“, ha detto il tecnico nella conferenza di vigilia per aprire le porte di casa ai talentini 2005. Davanti hanno una testuggine, un reparto in cui è ardito pensare di farsi strada subito, ma lo studioso Thomas e il frizzante Mike conoscono la pazienza e sono qui per restare.  Il cognome dalla dura pronuncia non inganni, Thomas Berenbruch è italianissimo come lo sono i genitori: se il nonno paterno arrivò qui dalla Germania, lui è nato a Milano e si è ritrovato felicemente all’Inter a 15 anni, pescato dal più umile Renate. Nella Primavera ora allenata da Zanchetta, in cui abita da due anni, è la stella che ruba gli occhi, ma è soprattutto adesso che sta facendo parlare di sé oltre al recinto delle giovanili: a Roma era seduto per la prima volta in gara ufficiale in panchina con i grandi, e c’è mancato poco che non entrasse.

Ha guardato da vicino i due idoli della prima squadra, Barella e Mkhitaryan, ma è soprattutto all’armeno che pare assomigliare: duttile da trequartista e da mezzala, classe che sgorga naturale con entrambi i piedi, non velocissimo ma inesauribile durante la partita. E ancora serio e applicato, dal sapore asciutto senza troppe meringhe, come aveva visto Inzaghi già durante la preparazione estiva. Una specie di Micki in miniatura, appunto, anche se i compagni fantasiosi lo chiamano “Bellinbruch” perché quando si esalta ricorda perfino il divino Jude Bellingham. Ha fatto con profitto il liceo scientifico tradizionale, alternava latino, equazioni ed allenamenti, voglia di imparare in campo e fuori, mentre il picco finora lo ha toccato nell’ultima trasferta di Youth League: ne ha segnati due nella vittoria dei piccoli nerazzurri in casa del City e poi ha guardato emozionato il cielo. Prima del match era morto il nonno, quello materno. 

Mike Aidoo sa più di Dumfries, scalpitante sulla fascia nel centrocampo a 5, ma nel caso pronto a fare un passo indietro con più diligenza, da terzino nella linea a 4. Nato in Italia e ghanese di origine, ha conosciuto l’Inter direttamente nell’U17: quando il Chievo è fallito, si è trasferito definitivamente da Verona a Milano, dove è proseguita una crescita continua. È una linea retta senza ondulazioni, un miglioramento costante, perfino inatteso perché non era certo lui il predestinato della compagnia. Piccolino e peperino, fa la differenza quando deve spingere, ma gode naturalmente anche nel contrasto fisico: è quel genere di esterno con vocazione al sacrificio che fa felici tuti i tecnici. Non è un caso che già l’anno scorso fosse stato convocato per una partita di Champions League contro il Benfica e che, parallelamente al ritiro con i grandi, abbia messo minuti nelle gambe nelle amichevoli precampionato. Proprio come il compagno Berenbruch con cui condivide la stessa applicazione.

Entrambi sono stati educati al sacrificio, entrambi hanno preferito restare a bottega all’Inter che tentare più semplici scalate altrove. A volte in campo si sente urlare “Aldo” e Mike si gira in automatico: il suo cognome si piega facilmente alla storpiatura e, anche se ha un carattere più chiuso del compagno, il nuovo Dumfries sorride perché sa stare al gioco. “I ragazzi devono metterci del loro. Nella mia carriera da calciatore - e anche per mio fratello è stato così - ho dovuto fare la gavetta. Non è facile in una big, ma vediamo se ci sarà la possibilità di lanciarne qualcuno anche qui come alla Lazio…”, ha aggiunto ieri Inzaghi. Se a Berna i due 19enni avranno o meno minuti, lo dirà il grado di difficoltà della partita: nel caso tutto si apparecchiasse presto, un pensierino Simone lo farà per davvero.

Fonte: gazzetta.it