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Calcio

Bologna, Castro si tatua la torre del Dall'Ara:"Godo nel provocare l'avversario, sono un lottatore"

Matteo Dalla Vite
Bologna, Castro si tatua la torre del Dall'Ara:"Godo nel provocare l'avversario, sono un lottatore"N/A

Santi Castro al suo secondo anno di Bologna. O almeno al primo anno pieno, visto che arrivò nel gennaio di quest’anno. "Cosa chiedo a me stesso - dice l’attaccante argentino -? Mi sento pronto per giocare in A, voglio dare il meglio per la squadra: la maglia numero nove è una bella responsabilità. questo numero significa molto, è quello perfetto per un attaccante, con quel numero Joshua ha fatto una grande annata e sono felice di averlo ereditato. La gente mi ama? Bellissima cosa, adesso bisogna pensare all’inizio del campionato poi quando arriverà la Champions ci penseremo. Il mio colpo migliore? L’uno contro uno, la lotta, mi piace giocare la palla dalla prima all’ultima, adoro anche essere il primo difensore e lasciare tutto in campo". 

Santi venne acquistato per 12 milioni di euro, l’anno scorso con Thiago Motta ha disputato poche partite (8): l’ambientamento dev’essere sovrano e il senso di appartenenza è già forte. Santi si è tatuato la Torre di Maratona dello stadio Dall’Ara sul polpaccio. “Un tattoo è un qualcosa che metto molto sulla mia pelle, c’è tutta la mia carriera, il Velez, i nomi dei miei famigliari e adesso il Bologna. C’è la mia storia sul mio corpo. Se mi dispiace non essere andato all’Olimpiade? Per noi la Nazionale è tutto, in questo caso non ho deciso io ma dal momento in cui è stato scelto che stessi qui la mia testa si è fissata sul Bologna e sulle tre competizioni che dovremo affrontare. Io e Dallinga? Non c’è un primo e un secondo: c’è una competizione sana, il che fa bene alla squadra e a ognuno di noi. Chi giocherà giocherà”. 

Santi è un lottatore da gol. E ha un particolare: gli piace provocare l’avversario, guerre di nervi, è un modo di caricarsi. “Cosa mi chiede Italiano diverso da Thiago Motta? Vincenzo e Thiago sono molto simili come intensità di lavoro: sono contento di avere Vincenzo e aver avuto Motta l’anno scorso. Ho migliorato la tattica in questa annata e anche il dialogo in campo coi compagni: Se mi arrabbio troppo spesso? Mi piace lottare e vivo il calcio al mille per cento, mi piace parlare molto, godo nel provocare l’avversario, mi dà la carica. Come sogno il mio primo gol in Champions League? Prima penso all’Udinese, poi al Napoli e così via. Una gara alla volta. Quanti gol vorrei fare? Non ho un numero preciso in testa ma raggiungere la doppia cifra e gli undici di Zirkzee non sarebbe male”.

Fonte: gazzetta.it