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UEFA Europa League

Bonucci: "Juve, sogno la Champions. Se non da giocatore, allora da allenatore"

Cristiano Corbo
Bonucci: "Juve, sogno la Champions. Se non da giocatore, allora da allenatore"Getty Images

Nell'ambito dell'iniziativa 'Junior Reporter' - andata in onda sul canale Twitch di Juventus -, Leonardo Bonucci ha parlato a piccoli tifosi e aspiranti calciatori della sua carriera: ambizioni, sogni, passato, presente e futuro. Ecco una serie di risposte del capitano bianconero. 

Bonucci a Junior Reporter: le sue parole

Il gol più importante

"Il gol in finale di Europeo e il rigore dopo, se sbagliavo l'Inghilterra sarebbe diventata campione d'Europa. Quei gol sono stati i più pesanti. Alla Juve, il primo, il primo in Champions dopo tutta la vicenda della Juventus e il ritorno in quella coppa. Cross di Pirlo su calcio d'angolo, speriamo di farne 2-3 importanti. Quello alla Roma? Più fortuna, ho messo il piede e dove va, va. O fuori lo stadio o fai quel gol lì. Quello con lo Shakthar lo provi in allenamento, poi gli altri due importanti per l'Italia, che è un po' diverso".

L'idolo

"Alex Del Piero. Sempre stato juventino. Ho cambiato ruolo e ho iniziato a pensare da Pro, Nesta su tutti è stato un esempio per il ruolo che ricopro. L'eleganza, la pulizia negli interventi, la posizione, gli anticipi. E' stato uno dei difensori più forti della storia, ricordo la prima volta che l'incontrai... feci fatica a chiedere la maglia, è stato un esempio per tutto". 

La numero 19

"Ce l'ho anche tatuato. Per voi è complicato, ma riguarda la numerologia. Anche mia moglie è nato il 19. La coincidenza ha voluto che sommando le date di nascita dei miei figli... Vuol dire che la mia storia gira attorno al 19. Mi sono sposato il 18/06/2011, sempre 19. Tutto gira attorno al 19. L'ho scelto al Bari e non l'ho più abbandonato".

Danilo e Bonucci sconsolati, Monza-Juventus Serie A TIM 2022/23GETTY

I più forti di tutti

"Come compagno di squadra, tolto Cristiano che la risposta sarebbe scontata, credo che Tevez sia quello che mi ha impressionato di più per tecnica e leadership, di fame nel voler ottenere gli obiettivi. Come avversario, in generale, ho sempre ammirato Modric sopra tutti. La poesia che trasmette quando gioca nel modo di toccare la palla, nelle idee di gioco è sensazionale. L'attaccante che temo di più? Ad oggi ce ne sono... è difficile dirlo così, il calcio si evolve continuamente. Magari i giocatori che ti mettevano più in difficoltà, ora li gestisci meglio. Ci sono state partite in cui Immobile mi ha messo in difficoltà, Zapata nell'uno contro uno. Un giocatore che mi ha messo in difficoltà è stato Vlahovic, sa attaccare lo spazio e tirare. Ora vedremo". 

Scudetto più bello

"Il primo. 2011-2012. Nessuno credeva in noi, in pochi avevamo vinto. Vedere cos'ha suscitato quella vittoria è stato davvero qualcosa d'incredibile da vivere. L'affetto dei tifosi è stato qualcosa di incredibile e ci ha trascinato. Vedere così tanta gente quando abbiamo festeggiato col pullman scoperto è stato emozionante".

Vestire la maglia della Juve

"Per me è stato il sogno di una vita, la realizzazione di qualcosa che rincorri facendo tanti sacrifici. Con i poster in camera di giocatori che hanno vestito questa maglia. Davanti alla chiamata della Juventus, è stato davvero: oh, allora ce l'ho fatta ad arrivare dove sono arrivato. Lì è iniziato il sogno di vincere con la Juventus. Ho amato due maglie nella storia: la Nazionale e la Juventus. Da capitano? Orgoglio. Motivo di responsabilità, anche. Devi essere da esempio. Devi trasmettere quelli che sono i valori. In campo e fuori. Alla Juve e in Nazionale non ti alleni per giocare, ma per vincere. Sembra poco, non lo è". 

Il sogno

"Non voglio fare il presuntuoso. Il mio obiettivo, se non vinco una coppa europea da giocatore della Juve, farlo da allenatore". 

 "A 7 anni ho avuto la fortuna di incontrare Angelo Peruzzi, che giocava alla Juve ed è di un paesino vicino Viterbo. Mi misi in camera una foto grande di me e lui, insieme. Da lì ho cominciato a rincorrere questo sogno. Dicendo: voglio arrivare dov'è arrivato lui. Ho rincorso il sogno, rinunciando a tante cose. Quando vuoi arrivare bisogna saper rinunciare. Tanti miei amici il sabato sera uscivano, io dormivo perché avevo partita. Tante gite non le ho fatte perché avevo gli allenamenti. Anche avanti: ci sono tante cose che il nostro lavoro ci dà, tante altre te le toglie. Tutti passate tanto tempo con i genitori, i weekend. Per noi via spesso, tanti momenti con i figli li ho persi e nessuno me li ridà. Fa parte del nostro lavoro. Nel calcio e nella vita, per arrivare a grandi risultati, ci sono grandi rinunce. Per amore e passione bisogna perseguirli per arrivare".

A Nantes

"Si va per vincere, per una grande prestazione. Bisogna andare con la consapevolezza che sarà una partita dura, difficile, con l'obiettivo in testa. L'Europa League, una volta dentro, è l'obiettivo della stagione. Come sto? Sto riprendendo la condizione, è una settimana che mi alleno ed è positivo. Sono stato fuori tanto, mi sono portato dietro quest'infortunio per qualche mese. Ora è importante stare nel gruppo e dare il contributo che si può dare. Anche 10-20-30 minuti, ognuno deve essere consapevole che quei minuti devono essere i più importanti della stagione".