Intervallo, 0-0. Rolando Maran guarda i suoi giocatori e cita Steve Jobs: "Andate a divertirvi". Il Brescia è in controllo, perché non concedersi un guizzo di follia? "Stay hungry, stay foolish". Fuori dagli schemi dunque, tutti insieme appassionatamente. Risultato? Giocatori che si scambiano ruoli e posizioni, verticalizzazioni continue, Palermo frastornato e costretto alla resa da un gol di Davide Adorni: un difensore che non segna mai o quasi, in proiezione offensiva come fosse il centravanti. "Non so cosa ci facesse lì", sorride l’allenatore dei biancazzurri. Felice di questa rinascita conclamata e perfino sorprendente, per il tempo (rapido) e per i modi (perentori). La Leonessa che divora avversari in serie è qualcosa che va al di là del calcio d’agosto. Si capiva l’antifona già dall’amichevole di lusso con una formazione di Serie A come il Genoa, regolato con un netto 2-0 (Gabriele Moncini e Gennaro Borrelli su rigore).
Coppa Italia e primo ostacolo saltato in scioltezza, secondo avversario di categoria superiore battuto e in questo caso eliminato: 1-0 al Venezia (ancora Borrelli). Fino al debutto in campionato, nel Friday Night che ha inaugurato la stagione al Rigamonti con un big match tra squadre che puntano alla promozione: un esame superato al di là del punteggio con una ripresa ruggente. Un Brescia di leoni per la gioia del suo presidente Massimo Cellino, che è leone di segno zodiacale e dopo tanto tempo si è goduto un successo senza contestazione da parte dei tifosi. Nessun coro contro in una serata da incorniciare che ha rilanciato le quotazioni del Brescia oltre le più rosee aspettative. Non è che le premesse non fossero incoraggianti: lo scorso campionato era stato un crescendo, grazie alla cura Maran.
Subentrato a Daniele Gastaldello, aveva raggiunto gli spareggi totalizzando 38 punti in 26 partite. Il tecnico che nel 2000 fu promosso da vice di Nedo Sonetti, che cinque anni più tardi debuttò da primo allenatore e viaggiava a un ritmo da playoff sicuri ma fu allontanato contronatura per fare posto a Zeman (e i playoff sfumarono), a 17 anni di distanza è tornato per rivitalizzare una squadra in caduta libera, condotta fino all’ottavo posto ed eliminata ai playoff dal Catanzaro accarezzando la qualificazione seppur spuntata dagli infortuni in attacco. "Stay hungry, stay foolish", si diceva: a gente come Dimitri Bisoli sul concetto di hungry c’è poco da spiegare, lotta con la fame giusta da una vita; ma il capitano del Brescia visto in azione contro il Palermo è la riprova di quanto un copione mandato a memoria sia la condizione ideale per improvvisare furiosamente.
Perché è vero che i meccanismi sono consolidati: Bisoli, per esempio, si abbassa sempre quando Andrea Cistana si alza dalla difesa per impostare l’azione; inserire un playmaker come il nuovo acquisto Matthias Verreth è più facile se tutt’intorno ci sono giocatori confermati che sanno a memoria cosa fare. Ma il valore aggiunto è nelle variazioni sul tema: Bisoli che spazia da destra a sinistra, Massimo Bertagnoli che fa altrettanto e si spinge a cercare fortuna in area avversaria, uno stopper per natura che si scopre goleador. È proprio Adorni del resto il simbolo di questa rinascita da leoni: due stagioni fa era nel mirino di pubblico e critica, adesso è fra le colonne di una squadra così sicura di sé da osare un po’ di sana follia al momento giusto. Quando più conta.
Fonte: gazzetta.it