Error code: %{errorCode}

Calcio

Calabria capitano non giocatore: al Milan è una "tradizione". A giugno sarà addio

Francesco Albanesi
Calabria capitano non giocatore: al Milan è una "tradizione". A giugno sarà addioN/A
Il numero 2, complice un infortunio, ha perso il posto, come prima di lui Montolivo e Romagnoli: per ora gioca Emerson e la fascia passa a Theo. La trattativa per il rinnovo è saltata: a meno di sorprese, i saluti sono vicini

Bisogna tirare la linea del tempo indietro di 75 anni per assistere ad una delle rivoluzioni della storia del calcio italiano. Stagione 1949-50, la Serie A introduce le fasce da capitano. Un valore simbolico che riassume il giocatore che la indossa in tre concetti: disciplinato, responsabile, affidabile. Tradizione insegna, inoltre, che la fascia dovrebbe rappresentare anche uno dei giocatori più forti della rosa. Ma non sempre è stato così. Il Milan, dal 1899 – anno di fondazione – ad oggi ha avuto 44 capitani diversi. Si parte dall’inglese David Allison e si arriva a Davide Calabria. In mezzo ci sono un altro inglese (Herbert Kilpin), due belgi (Max Tobias e Louis Van Hege) e gli storici due svedesi (Gunnar Nordahl e Nils Liedholm). Tutti gli altri sono italiani. Dal 1982 al 2013 il Milan ha avuto tre capitani. Che corrispondono a tre leggende della storia rossonera: Franco Baresi, Paolo Maldini e Massimo Ambrosini. Vere colonne portanti del Diavolo che hanno indossato la fascia ogni singola partita, non facendo mettere mai in discussione il loro posto. A meno di infortuni.

L’ultima tradizione di capitani rossoneri, però, va in controtendenza con la storia. Dal 2013 al 2017 la fascia è stata di Riccardo Montolivo, la cui avventura al Milan non è stata indimenticabile tra infortuni e prestazioni non all’altezza. In un derby del novembre 2014 Inzaghi gli preferì Essien. Anche se Montolivo era di ritorno da un infortunio. In totale ha raccolto 159 presenze da capitano. Il ciclo è continuato con Leonardo Bonucci nella stagione 2017-18, capitano (per 50 partite stagionali) prima acclamato e poi contestato dai tifosi. Specie dopo quella gomitata su Rosi al 25’ di una partita contro il Genoa costatagli un rosso (squalifica per due giornate) e uno 0-0 della sua squadra. Nel 2018, estate che segna la fine della breve era cinese, il passaggio di testimone lo raccoglie Alessio Romagnoli, anche lui capitano (247 volte) non indimenticabile, specie nell’anno dello scudetto in cui Pioli gli preferisce prima Kjaer e poi Kalulu in coppia con Tomori. L’ultimo a chiudere il cerchio di quest’ultima tradizione negativa dei capitani rossoneri è Davide Calabria. Prodotto del vivaio dal 2007 al 2015, anno dell’approdo definitivo in prima squadra, Calabria ha ereditato una fascia tribolata dopo l’addio di Romagnoli nel 2022.

Dedizione e senso di appartenenza non sono mai mancati, le prestazioni sono state un saliscendi continuo. Negli ultimi anni è stato sempre un titolare, anche se a volte Pioli gli ha preferito Florenzi, altre Kalulu. Calabria è sempre andato avanti per la sua strada, quella di destra, mettendosi sempre in discussione, da Abate a Emerson Royal. Da capitano ha giocato 79 partite, siglando 2 gol e 9 assist. Oggi l’ex Tottenham ha preso il posto di Davide - rientrato da poco per un problema al polpaccio - che al termine della stagione, salvo sorprese, lascerà a parametro zero. L’accordo su un ipotetico rinnovo non è stato trovato con il Milan e Fonseca per ora dà fiducia al terzino brasiliano, nonostante prestazioni non impeccabili in questo inizio stagione. A Cagliari, Calabria è stato seduto in panchina per tutta la partita. Il capitano era Theo, uno dei più forti della rosa, sì, ma forse ancora troppo “immaturo” per indossare la fascia (vedi il fallo a palla lontana su Luvumbo per frustrazione dopo il pari di Zappa). Insomma, la fascia da capitano del Milan rimane un tabù per tanti motivi: in questa stagione è stata indossata da cinque giocatori diversi (gli altri sono Maignan, Tomori e Leao). Calabria, intanto, continuerà come ha sempre fatto, supportando chi gli ha tolto il posto (Emerson) e facendosi trovare pronto nel momento del bisogno. Poi ci sarà tempo per i saluti definitivi.

Fonte: Gazzetta.it