È tutto nel titolo della kermesse. “Women 4 Football. Calcio femminile: dal campo alla scienza”. Un ciclo di interventi che hanno permesso di evidenziare in modo variegato aspetti e prospettive del movimento, partendo dalle problematiche nel trattamento medico che è ancora poco tarato sulle differenze di genere, fino ad analizzare le tendenze di sviluppo mediatiche, sociali e commerciali. “Atlete e tecnici sono lo stimolo principale per lo sviluppo del movimento - ha osservato il presidente della Figc Gabriele Gravina - sul piano federale l’abbiamo tradotto con importanti provvedimenti legislativi per avere gli stessi diritti e le stesse tutele. La Figc è l’unica ad aver riconosciuto il professionismo ma non abbiamo distolto l’attenzione nel continuare a valorizzare al meglio l’organizzazione e la qualità del prodotto per gli appassionati. Dedichiamo professionalità e risorse alla crescita, siamo convinti che il calcio femminile rappresenti valore e opportunità per lo sport nazionale. La community di fan è in esponenziale aumento e dobbiamo essere bravi a intercettarla per accrescerla ulteriormente” ha spiegato Gravina, collegato da Nyon perché impegnato con l’Uefa. Gli ha fatto eco Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. “È importante affrontare scientificamente questo mondo e le prospettive di crescita. L’idea nasce dal momento storico vissuto dal calcio femminile in Italia, abbiamo fatto passi da gigante. Oggi ci siamo attestati su un professionismo a cui guardano anche gli altri, creando le basi per un salto di qualità che dobbiamo fare. Ci dobbiamo concentrare sullo sviluppo di questo movimento, è un mondo che si consoliderà ancora di più con l’impegno di tutte le istituzioni”.
Federica Cappelletti, in qualità di presidente della Serie A femminile, ha invece spostato l’accento su alcune criticità in via di risoluzione. “Il momento di crescita che stiamo vivendo è importante. Il sistema non ha ancora ricavi adeguati rispetto ai costi. Abbiamo oltre 40 mila tesserate, un numero importante sul piano nazionale ma che sono ancora poco significativi in termini internazionali. Siamo però all’inizio, il professionismo è avvenuto da poco ma la diffusione è costante e duratura. Le presenze allo stadio e gli introiti commerciali sono aumentati, lavoreremo a rendere il prodotto ancor più appetibile”. Dopo gli interventi di dirigenti del calcio femminile francese (Laura Georges, segretario generale dell’FFF) e inglese (Kelly Simmons, ex direttrice della FA per lo sviluppo della divisione femminile), ha preso la parola anche Sara Gama, ex giocatrice e oggi vicepresidente dell’Assocalciatori. “Lo sciopero del 2015 segna in qualche modo l’inizio di un percorso, così come la possibilità di acquisizione del titolo sportivo da parte di club professionistici. Nel 2018 siamo passati sotto l’egida federale e questo rappresenta una peculiarità. Sono cambiate tante cose, come nella trasmissione delle partite, nella presenza istituzionale sui social, accordi di sponsorizzazione. L’avvento del professionismo nel 2022 ci mette tra i cinque Paesi al mondo che hanno un accordo collettivo, spesso preso come riferimento in ambito internazionale. Ma dobbiamo crescere sul numero di tesserate, perché siamo ancora troppo indietro rispetto alle altre federazioni. In ogni caso l’aumento di appeal del nostro calcio sta richiamando anche giocatrici di caratura internazionale non formate in Italia. Sul piano economico non siamo ancora economicamente sostenibili ma stiamo facendo un buon lavoro”.