La telefonata, prima. Il post su Instagram, poi. Se Hakan Calhanoglu ieri sera è arrivato a dire pubblicamente "sono estremamente felice all’Inter, voglio vincere altri trofei in futuro", è (anche) perché ha capito che il giochino del dialogo aperto con il Bayern gli stava complicando la vita. E a fargli aprire gli occhi ci hanno pensato i suoi compagni di squadra. Storia diversa, rispetto a quella di un anno fa con Lukaku, quando il cellulare squillava a vuoto. Qui invece il contatto è andato a segno. Come pure quello del direttore sportivo Piero Ausilio, in Germania nelle ultime ore, che con Hakan ha ideato la via d’uscita.
"Fino ad ora mi sono astenuto dal commentare queste speculazioni - ha scritto sui social - ma è opportuno fare una dichiarazione chiara per evitare ulteriori malintesi. Il rapporto che condivido con il club e i nostri incredibili tifosi è davvero speciale. Insieme abbiamo raggiunto traguardi significativi e sono entusiasta di poter vincere ancora più trofei con l’Inter in futuro". Il concetto l’aveva espresso anche ai compagni al telefono. Due sere fa nel ritiro della Nazionale a Lipsia, prima della partita con la Croazia, i giocatori dell’Inter si sono confrontati sul caso Calhanoglu. Una riunione necessaria, per capire e andare a fondo. E allora ecco qui: Alessandro Bastoni ha preso il telefono in mano, un paio di squilli, il terzo, poi la solita risposta: “Ciao, frate!”.
Dall’altro lato una voce amica con accento tedesco. Calha non si è negato al telefono del compagno, ma ha spiegato quel che stava succedendo: l’interessamento dalla Baviera che lo lusingava, ma anche l’amore per Milano e la maglia nerazzurra. Insomma, Hakan ha detto che la permanenza a Milano era comunque il piano A. La franchezza di Calha è stata apprezzata, ha tranquillizzato al di là dell’imprevedibilità della trattativa: questa la lettura dalla parte del gruppo italiano. Dall’altra parte, ovvero nella testa di Hakan, quella telefonata è probabilmente servita al turco per schiarirsi definitivamente le idee.
Da lì il colloquio chiarificatore con il d.s. Ausilio e l’uscita pubblica di ieri sera a far tornare finalmente il cielo sereno. Buon per Simone Inzaghi, che aspettava con ansia la soluzione del caso e che era pronto a entrare in scena. Il tecnico aveva parlato con il giocatore tre settimane fa, non intravedendo segnali di rottura: era stupito anche lui, ora la storia sembra finita. Con buona pace del Bayern. E dell’agente Gordon Stipic, che pure aveva incontrato due volte il club tedesco tenendo aperto il canale di comunicazione. Calha ha capito che la storia stava sfuggendo di mano. E che anche l’eventualità di arrivare a un adeguamento di contratto con l’Inter non era neppure un terreno di discussione. Partita chiusa, allora, ancor prima di una concreta offerta del Bayern. In Baviera hanno sempre tenuto il piede in due scarpe.
Da un lato i contatti con Calhanoglu, certo. Ma la prima è sempre stata - è lo ora a maggior ragione - il portoghese Palhinha del Fulham, che già in passato è arrivato a sfiorare il Bayern: un’estate fa il trasferimento saltò l’ultimo giorno di mercato quando già il centrocampista aveva svolto le visite mediche. Calha che resta è dunque il segno di un progetto tecnico-tattico che continua. Ed è anche un avviso mandato dal club ai giocatori che si lamentano: l’Inter va avanti. Del resto, non c’era una necessità finanziaria di una cessione top, considerato che il bilancio al 30 giugno sarà chiuso con un passivo inferiore ai 50 milioni di euro, numero certamente migliore rispetto a quello di 12 mesi fa. Ovviamente ora il mercato nerazzurro torna...al piano A. E dunque, al netto del discorso portiere che trattiamo nel pezzo a fianco, il resto delle trattative saranno legate alle uscite eventuali di Dumfries (Ndoye il preferito, nel caso) e di Arnautovic/Carboni (Gudmundsson è lì che aspetta). Ma il cuore resta lo stesso, lì in mezzo.
Fonte: Gazzetta.it