Tutto sommato l’ha presa bene: “Mi ha fatto uno scherzo il Var”. Uno scherzo che non fa ridere, anche se Francesco Camarda lascia San Siro con uno sguardo che trasuda felicità e una botta di adrenalina che stanotte difficilmente gli farà prendere sonno. Difficile capire da che parte stare: prevale quella della beatificazione in cui ha debuttato in Champions, diventando l’esordiente italiano (e del Milan) più giovane di sempre nella competizione, o quella del cruccio in cui avrebbe potuto diventare il marcatore più precoce? A giudicare dalle sue parole, e anche dal modo in cui si è comportato dopo il fischio finale, buona la prima. Francesco è un ragazzo felice, perché a 16 anni e 226 giorni che cosa si potrebbe chiedere di più? Di occasioni per lasciare segni importanti ce ne saranno un’infinità e lui lo sa perfettamente. E comunque, già così non c’è di che lamentarsi. Poi il gol, la corsa sotto la Sud con la maglia lanciata per aria e le mani dietro le orecchie per farsi sollevare dai decibel dei tifosi, l’abbraccio di chiunque fosse nei pressi della panchina rossonera in quel momento. Le lacrime, composte, di mamma Federica in tribuna. Fino all’intervento del Var, quando sul tabellone è comparsa quella scritta che nessuno avrebbe voluto vedere: controllo in corso, possibile fuorigioco. Da possibile a certificato il passo è stato breve. Una manciata di secondi e la seconda parte della favola – la prima per fortuna resta - è scoppiata come una bolla di sapone.
“Il record mi dà molto orgoglio, sono sincero. E mi spinge a dare di più per migliorarmi e far sì che accadano più spesso notti come questa – ha raccontato a fine partita -. È stata l'emozione più bella della mia vita, poi il Var mi ha fatto uno scherzo. Sono tanto deluso ma sono cose che succedono, soprattutto nel calcio di adesso. Voglio fare di più. Se questo è il giorno più bello della mia vita, gol annullato a parte? Sì, assolutamente. Non trovo le parole per raccontarlo. Sono le notti che sogni fin da bambino. Le immagini dentro la testa, al parchetto. È successo veramente. Milan Futuro, Youth League, quel che viene prendo”. Le occasioni non mancheranno. Quando Francesco ha deviato in porta il cross di Reijnders è venuto giù lo stadio. I sismografi del Meazza sono impazziti. Non pareva vero, a nessuno, che la storia di questa partita strana si potesse davvero concludere con il sigillo del bambino d’oro. San Siro tutto per lui fin dall’ingresso: il cognome urlato quando lo speaker Gegio ha chiamato la sostituzione con Morata, l’abbraccio con zio Alvaro che ha fatto seguito a quello intercettato dalle telecamere ieri a Milanello prima della rifinitura. Francesco è entrato e la gente rossonera ha accompagnato come tante mamme e tanti papà ogni suo movimento, applaudendolo quando andava in pressione e chiamando ancora il suo nome. Idolo.
Fonte: gazzetta.it