"Questa squadra è complessata, non ha personalità e quando ormai è nella m... vedo giocatori troppo buoni". Così José Mourinho dopo la sconfitta interna contro la Juventus, rimontato da 3-1 a 3-4 in sei minuti, per una volta ha scaricato le responsabilità sulla squadra.
Poco carattere secondo il tecnico portoghese, un difetto che la Roma si trascina già dall'ultimo anno della gestione Fonseca dove nei big match non ha mai saputo trovare un punto di svolta. Eppure, per settanta minuti contro la Juventus la prestazione era stata ottima.
Capitan Mourinho, che fa?
La nave della Roma non sta navigando in buone acque e sicuramente le aspettative della piazza e della società, dopo l'ingaggo di Mourinho in estate, erano ben altre. Come quelle dello stesso portoghese, probabilmente.
Dopo la sconfitta contro il Milan e quella contro la Juventus, una cosa è certa e l'ha stabilita il campo: la Roma non è pronta per competere ad altissimo livello in Serie A TIM e i fattori sono diversi.
Mourinho però ha le sue colpe e non può nascondersi dietro alla mancanza di carattere dopo sei mesi di gestione. Non molti, ma nemmeno pochi per pretendere - dal punto di vista della Roma - qualcosa di più.
Se contro le big la squadra giallorossa continua a palesare difficoltà, sono state le sconfitte contro Bodo Glimt, Venezia e così via a minarne una personalità ancora troppo ballerina.
Chiamarsi fuori non è da Mourinho e, probabilmente, non è nemmeno la cosa giusta da fare per evitare un tracollo nella seconda parte di stagione.
Ripartire da Pellegrini
In questi casi serve un leader tecnico in campo ancora prima che in panchina. Questo ruolo è per sua natura del capitano, Lorenzo Pellegrini il cui rientro dovrà servire alla Roma per crescere a dispetto del rigore fallito contro la Juventus in maniera goffa.
Il numero sette giallorosso è il volto giusto, quello che sprizza romanità e orgoglio da ogni poro ma che ora è chiamato a prendere la squadra per mano, giovani e meno giovani.
Con conoscenza, ma soprattutto coscienza della situazione per smentire in primis il proprio allenatore che ha parlato di "comfort zone" da sesto-settimo posto in cui non vuole essere trascinato.