La vita calcistica spesso prende cammini tortuosi, e così Dani Carvajal, 6 Champions nel salotto di casa, sabato scorso a Berlino a 32 anni ha debuttato in un Europeo. Nel 2016 e nel 2021 era infortunato, perché i muscoli del suo fisico brevilineo ed esplosivo l'hanno spesso tradito. Di fatto la stagione che si sta chiudendo con Germania 2024 è stata la migliore per Carvajal, fisicamente e per prestazioni. Niente infortuni, e un livello di gioco altissimo che al momento lo proiettano come il migliore terzino destro del mondo. Se ne può parlare ovviamente, però è chiaro che il laterale del Real Madrid è stato un elemento chiave per il doblete della squadra di Ancelotti, Liga+Champions.
E la forma continua: in questo mese di giugno Dani ha giocato due partite, la finale di Champions tra Real e Borussia Dortmund e Spagna-Croazia. Ha segnato in entrambe, a Wembley addirittura di testa, lui alto 173 centimetri e capace d'infilarsi tra i colossi della difesa tedesca per andare a incontrare l'angolo di Kroos al primo palo. L'altro giorno l'assist gli è arrivato da Lamine Yamal, che ha la metà dei suoi anni, 16 contro 32.
I due hanno festeggiato alla grande, e chissà perché la cosa ha fatto scalpore sui social. "Non ci vedo nulla di strano – ha detto Carvajal – siamo una piña", simbolo dell'unità calcistica. Lo stupore deriva da fattori esterni: in Spagna si considera apertamente il terzino del Madrid come un seguace di Vox, il partito di estrema destra, e il padre di Lamine Yamal è salito agli onori delle cronache grazie a un video diventato virale nel quale attacca un gazebo dello stesso partito di Santiago Abascal. Che viene dato come un buon amico di Carvajal, il quale però stanco della cosa ha minacciato querele contro chi dice che è vicino a Vox, e dall'altra parte diciamo che Lamine cerca di tenere una certa distanza dall'esuberanza del papà, tipo non sempre tranquillo. Depurata la questione politica resta la straordinaria combinazione del terzino del Madrid con l'ala del Barça.
"No, sinceramente non penso di piacere a tanta gente", ha detto Carvajal al Mundo in una franca intervista di qualche giorno fa. "Perché sono molto aggressivo, molto competitivo, per la mia forma di giocare, perché vado sempre allo scontro, cerco il contatto, è normale che non piaccia a chi è di un'altra squadra. Però per i madridisti sono il massimo". È così. Carva è onesto, una qualità che gli ha attirato diverse critiche quando ha dovuto affrontare le sabbie mobili del caso Rubiales. Nei giorni caldi successivi al bacio rubato dall'ex presidente federale a Jenni Hermoso i giocatori della nazionale maschile decisero di pubblicare un comunicato di appoggio alla collega, e il dibattito interno fu lungo e accesso. E dai corridoi di Las Rozas, il centro tecnico federale, qualcuno fece trapelare che Carvajal non era del tutto allineato a favore di Hermoso.
Così Dani decise di dare una conferenza stampa e un'intervista a Onda Cero spiegando le sue ragioni, legate al garantismo. Di nuovo, altre critiche. Lui tira dritto, come quando è sulla fascia. L'ha sempre fatto, e la cosa l'ha portato alla conquista di 26 trofei, più o meno un terzo di quelli vinti, tutti insieme, dai 26 azzurri di Spalletti. Carvajal è cresciuto con Nacho, Morata e suo cognato Joselu a Valdebebas, nella cantera del Real. Del magnifico centro sportivo del club il piccolo Dani pose la prima pietra insieme ad Alfredo Di Stefano nel 2004. Aveva 12 anni. Ha fatto tanta gavetta ed è andato in Germania a farsi le ossa. Il paese nel quale, vent'anni dopo quel momento simbolico a Valdebebas, è finalmente arrivato a un Europeo: non gli hanno mai regalato nulla.
fonte: Gazzetta.it