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Calcio

Centrali mobili e stop ai regali: così Inzaghi sta ricostruendo il bunker

Marco Fallisi
Centrali mobili e stop ai regali: così Inzaghi sta ricostruendo il bunkerN/A
A Genova solo una sbandata, la difesa nerazzurra sta ritrovando solidità da scudetto. E con Palacios salgono i centimetri del reparto

Più passano le giornate di campionato, meno i guanti di Sommer si sporcano: le cinque parate di Yann al debutto di Genova sono scese a quattro nel successo contro il Lecce e a una appena nel poker all’Atalanta. La porta sorvegliata dallo svizzero, invece, si è chiusa dopo 90 minuti. Perché l’Inter ha sbandato giusto un pomeriggio, poi è tornata il solito Everest da scalare: fare gol ai campioni d’Italia è una missione quasi impossibile, oggi come un anno fa. Ed è da lì, da quell’area di rigore che si restringe all’improvviso quando gli avversari provano ad affacciarsi da quelle parti, che il progetto di fuga di Inzaghi potrà prendere forma: lo scudetto si costruisce dal basso, lo dice la storia della Serie A, lo dice soprattutto il Dna di questa Inter.  Perché il problema, per Simone, non sarà mai quello di segnare: dalla ThuLa, finora tutta sbilanciata sui gol di Thuram ma presto riequilibrata dalla mira di Lautaro, al contributo dei centrocampisti e degli esterni – vedi Calha, Barella e Darmian, in gol tra Lecce e Dea – i nerazzurri trovano sempre una strada per colpire chi hanno di fronte, e le reti segnate dopo tre giornate di campionato sono lì a ricordarlo, 8 come l’anno scorso allo stesso punto del cammino.

Il segreto del successo, piuttosto, è nascosto parecchi metri più indietro: regalare gol agli avversari non è da Inter e ad Appiano lo sanno benissimo. Inzaghi aveva lanciato l’allarme dopo il 2-2 di Marassi: "L’anno scorso per farci gol gli avversari dovevano faticare molto, qui ne abbiamo regalati due. E in Serie A, se regali due reti, non vinci le partite". E quella sveglia ha subito rimesso in piedi i suoi: l’Inter si è felicemente riscoperta imperforabile, viaggia sulle cifre delle migliori d’Europa — City, Real, Psg e Bayern hanno incassato due reti come gli inzaghiani, meglio solo Juve e Liverpool ancora imbattute — e ora punta a moltiplicare i minuti senza reti al passivo.  Anche perché i primi snodi sono dietro l’angolo: dopo la sosta l’Inter andrà a Monza, poi sterzerà su City e derby tra Champions e campionato e allora i colossi davanti a Sommer potranno mettersi alla prova sul serio. A giudicare da quanto visto nelle due partite giocate a San Siro, però, i dubbi sulla tenuta si riducono al minimo. Perché i primi mattoni sul vecchio muro, l’Inter li ha rimessi prima di tutto nella testa: Bastoni e compagni, distratti e poco lucidi nell’esordio col Genoa, hanno ritrovato prima di tutto quello spirito battagliero che aveva sigillato il reparto nella stagione dello scudetto.

Tensione giusta, distanze rispettate al millimetro, sacrificio dei mediani e dei laterali per irrobustire la fase difensiva all’occorrenza. E sostenere la mobilità dei centrali: a sganciarsi in avanti orami non è solo Bastoni, ma anche Pavard. La condizione, poi, farà il resto. Inzaghi ha cominciato l’estate con un puzzle da comporre, tra nazionali ancora in vacanza e certezze da recuperare fisicamente (come Acerbi, che ha rinunciato all’Europeo per operarsi e risolvere un problema di pubalgia): Simone ha completato il disegno a stagione iniziata, ma adesso la strada è in discesa. E dalla sosta è arrivata una carezza inaspettata, perché fatta eccezione per Bastoni, impegnato con l’Italia in Nations League, tutti i centrali nerazzurri sono rimasti a lavorare ad Appiano Gentile: da Acerbi a Pavard, da De Vrij a Bisseck fino a Palacios, l’ultimo ad unirsi alla truppa per ragioni di mercato (l’argentino acquistato dall’Independiente Rivadavia è sbarcato a fine agosto).  Ecco, l’innesto del centralone classe 2003 offrirà a Simone un’alternativa sul centrosinistra, dove Bastoni fino a questa estate non aveva un vice di ruolo, ma non è finita qui. I centimetri del reparto centrale infatti si alzeranno ulteriormente: con Palacios, gigante di 1,96 come Bisseck, la difesa dell’Inter salirà a una altezza media di 1,92. Nessuno è più attrezzato tra le big della Serie A: da Juve e Milan a Napoli e Roma, le altre difese “inseguono”. Centimetri, muscoli e spirito per avvisare le pretendenti al trono: chi vorrà prendersi lo scudetto, dovrà provare a sfondare quel bunker tornato indistruttibile. 

Fonte: Gazzetta.it