Del suo calcio si sa molto. Se ne parla molto. Piace molto, soprattutto ai tattici e agli amanti del bel gioco: Roberto De Zerbi è uno degli allenatori più positivamente chiacchierati a livello europeo. Tra gli emergenti, è di certo tra quelli più studiati e seguiti sia dalla vecchia sia dalla nuova generazione. Anche se lui è ancora decisamente giovane. Classe ’79, al Brighton dal 18 settembre 2022 in “sostituzione” di Graham Potter, in quel momento passato al Chelsea.
Contratto quadriennale, da allora non c’è stata una sola sessione di mercato in cui non si sia parlato del suo ritorno in Serie A. Lui che l’aveva vissuta negli anni precedenti, partendo dal “basso”: Palermo nel 2016, a seguire Benevento e soprattutto Sassuolo, il “lasciapassare” per club dallo status superiore. Più che i risultati, comunque, di De Zerbi si è parlato (si sta parlando, si parlerà) specialmente per la mentalità: tanto possesso-palla (ovviamente, non sterile) e un 4-3-3 (all’occorrenza 4-2-3-1) moderno. Ciò che piace nel calcio di questi anni. Motivo per cui, prima o poi, Roberto occuperà una panchina importante. O meglio, ancor più importante di quella del Brighton.
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Percorso lungo e formativo
Il concetto di “gavetta” spesso viene sottovalutato: capita che, parlando di allenatori, si ottenga tutto e subito, magari grazie a una carriera importante da calciatore. Per De Zerbi, invece, è un termine perfetto di cui va orgoglioso: in campo è stato un ottimo centrocampista con un mancino elegante, soprannominato anche “Piccolo genio” per omaggiare una leggenda come Dejan Savicevic. Non ha mai avuto la chance della grande squadra (il “suo” Napoli, per esempio, non era di certo quello di oggi), ha girato mezza Italia alla ricerca della sua dimensione con poca Serie A TIM (tre presenze complessive) e tantissima Serie BKT (132 partite e 20 gol).
E i primi anni in panchina rispecchiano quella strada: nel novembre 2012 ottenne a Coverciano il patentino Uefa B, un anno dopo la prima esperienza in panchina, in Serie D con il Darfo Boario. Non andò benissimo, con la retrocessione in Eccellenza a fine stagione. Nel suo caso, però, il “buongiorno non si vide dal mattino”, perché la successiva avventura si rivelò comunque positiva, nonostante il finale. Nel luglio 2014 toccò al Foggia, con il quale chiuse la stagione 2015-16 al secondo posto, perdendo poi la finale dei play-off per la Serie BKT contro il Pisa. Vedute differenti su futuro e progetto tecnico portarono De Zerbi a lasciare. Toccò poi al Palermo, un’avventura breve e sfortunata: dal 10 settembre 2016 al successivo 30 novembre. Fu chiamato per sostituire l’esonerato Ballardini, ma il feeling con Zamparini non scattò.
Shakhtar gioie e tragedie
Per Roberto quello in rosanero fu il primo assaggio di Serie A TIM. Una nuova occasione si presentò nell’ottobre 2017, grazie al Benevento del presidente Vigorito: un’esperienza per certi versi positiva (il solito, propositivo e ottimo gioco si vide anche lì), ma sfortunata nel finale con l’ultimo posto in classifica e la retrocessione in B. La svolta arrivò nel giugno 2018, quando arrivò la chiamata del Sassuolo al posto di Giuseppe Iachini: due anni di contratto iniziali, arrivò poi fino al 30 giugno 2021 con tre stagioni importanti (undicesimo posto e due volte ottavo), con la beffa della mancata qualificazione alla Conference League per la peggiore differenza-reti rispetto alla Roma. Fu sua, a maggio, la decisione di non proseguire in neroverde. L’asticella di De Zerbi si era alzata, lo “status” era cambiato: il salto era pronto. Infatti, ecco l'affondo dello Shakhtar Donetsk.
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Brighton, la prima volta
L’avvio fu brillante: preliminari superati, accesso alla fase a gironi della Champions e vittoria nella Supercoppa d’Ucraina con un netto 3-0 sulla Dinamo Kiev. Poi la tragedia della guerra e l'invasione russa, che obbligarono la Federcalcio ucraina a sospendere il campionato senza assegnare il titolo (in quel momento, De Zerbi e i suoi ragazzi erano primi in classifica). A luglio le parti firmarono la risoluzione del contratto, con il tecnico bresciano che chiuse quella avventura tristissima e tragica dal punto di vista extra-calcistico: le chiamate poi continuarono ad arrivare.
E solamente due mesi dopo, ecco la Premier League. Ecco il Brighton con tanto di quadriennale firmato: subito risultati ottimi, come la prima e storica qualificazione del club a una competizione europea con 49 punti ottenuti in 32 giornate. Risultati a parte, ciò che ha colpito il panorama europeo di De Zerbi è stato proprio il suo credo, il suo modo di proporre. E non a caso, al termine della stagione potrebbe essere uno degli allenatori più contesi.
Il futuro che chiama
Si parla molto, per esempio, di un Barcellona che a breve dovrà individuare il successore di Xavi, che ha già annunciato l’addio: vedere De Zerbi in blaugrana sarebbe affascinante, dato che gli “studiosi del calcio” lo considerano un profilo ideale per un calcio da palleggio come quello spagnolo. Affascinante, perché quella del Barça rimane comunque una delle possibilità più importanti a livello mondiale, nonostante le difficoltà degli ultimissimi anni.
E l’Italia? Risulta difficile fare delle previsioni, troppe squadre sono in gioco per obiettivi tanto prestigiosi che, inevitabilmente, cambieranno il futuro dei rispettivi allenatori. Ciò che sicuramente si può dire è che il calcio italiano del “catenaccio” appaia oggi lontano anni luce: si gioca, con coraggio. Contro tutti. Proprio come RDB. In fondo, nonostante la differenza economica, la Serie A TIM ha ancora parecchio da insegnare: anche a Premier League e Liga. E farlo con un De Zerbi di ritorno sarebbe altrettanto affascinante.