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Calcio

Chi smette, chi arriva, i punti fermi, i giovani: le idee di Spalletti per l'Italia del futuro

Fabio Licari
Chi smette, chi arriva, i punti fermi, i giovani: le idee di Spalletti per l'Italia del futuroN/A

Il giorno dopo è sempre quello di Robespierre. La ghigliottina incombe. Tutti da buttare, Nazionale da rifare da zero. Il giorno dopo comincia a ripetersi con frequenza preoccupante. Dopo Sudafrica, Brasile, Ventura, la Macedonia sembrava l’ultima umiliazione, il punto di non ritorno. E invece. Alla fine i nomi sono rimasti più o meno quelli. Qualche novità di Luciano Spalletti, vedi Calafiori e Fagioli, ma niente di veramente rivoluzionario. In questo gruppo molti hanno esaurito la loro spinta, qualcuno ha sicuramente chiuso con l’azzurro a Berlino, ma non aspettiamoci che domani arrivino Sinner, Tamberi e Bagnaia a risollevare le sorti dell’Italia. Nel calcio non si vedono fenomeni, a meno di non voler subito stressare di responsabilità il sedicenne Camarda: evitiamo di bruciarlo. Arriveranno Tonali, Zaniolo, Udogie, Scalvini, Locatelli. Qualche giovane entrerà nel giro.

Ma la Nazionale, come Roma, non si costruisce in un giorno. Questione di età, rendimento, rinnovamento, nuovo corso spallettiano. Per i trentenni Jorginho, Darmian, El Shaarawy si presume che la Nazionale sia il passato. In bilico Mancini, che in azzurro non esibisce mai la personalità strabordante della Roma, Cristante, da tempo anonimo con l’Italia, e Di Lorenzo, se Conte non gli dà una scossa. In Germania, il napoletano è stato vittima quasi di accanimento terapeutico. E poi?

La lista di chi resta è virtualmente lunga. Perché non ci sono queste grandi alternative. E tutti, esclusi Donnarumma, Calafiori, un po’ Bastoni, sono stati lontanissimi dal loro rendimento medio. Se Dimarco, Chiesa e Scamacca fossero questi, povere Inter, Juve e Atalanta…  In porta possiamo vincere il Mondiale: Donnarumma è un mostro, Vicario un secondo all’altezza, Meret affidabile, in lista d’attesa Carnesecchi, Di Gregorio e Provedel. Difensori. Bastoni e Calafiori sono il futuro della Nazionale. Ci sarà inevitabilmente spazio per Buongiorno, Bellanova e Cambiaso. Il Dimarco dell’Inter vale il podio tra gli esterni di sinistra europei. Se Spalletti cerca la “scocca”, Gatti può essere utile. All’orizzonte, Scalvini in mezzo e Udogie a sinistra. Nei radar, Kayode e Ruggeri: il primo deve crescere, il secondo raffinarsi. Tra i centrali, si dice un gran bene di Cittadini. Qui si riparte da Barella, Fagioli e Frattesi, chi altri?

Pellegrini non può finire nel dimenticatoio, ma velocizzi il suo gioco e trovi un ruolo. Da capire se Folorunsho ha lo status da Nazionale. C’è discreta abbondanza. Su tutti, Tonali, il leader mancato, se tornerà il Tonali che conosciamo l’Italia sarà sua. Poi Locatelli, giubilato di fretta: nella Juve no, ma in una Nazionale offensiva ha sempre fatto bene. Ricci può ricoprire tutti i ruoli, ha geometrie e agonismo. Al commissario tecnico piace Gaetano. Si spera nella crescita di Fazzini e Prati. Devono dire chi sono Casadei, Miretti e Baldanzi (difficile la sua collocazione e tattica). Rovella e Bove monitorati.  Reparto drammaticamente povero. Scamacca e Retegui, non si vede altro centravanti. Chissà se Lucca farà il salto necessario. Raspadori deve giocare in campionato, mettere fisico e scegliere un ruolo. Tanti gli esterni: confermati Chiesa, ma non è quello del 2021, e Zaccagni. Rientra Zaniolo, arriva Fabbian. Può essere il momento di Pafundi, atteso al confronto con il grande calcio. Ci sono Gnonto e Cambiaghi. Dalle Under profonde arriva Camarda.

Si propone come fuoriclasse del futuro, oggi è due categorie superiori ai pari età, ma il cammino è lungo e in Italia è difficile accettare i minorenni come Yamal.  Più che di nomi dovrà essere una rivoluzione di contenuti. Atteggiamento mai più passivo come contro la Spagna, la Croazia e la Svizzera. Velocità e pressing: non si pretende di averli per novanta minuti, ma non si può giocare una partita senza. Tatticamente, Spalletti dovrà dare un’identità: da capire se quella del campionato (a tre dietro) o la sua. La Spagna, la Svizzera e la Germania giocano con tre punte: noi non possiamo? Una squadra deve essere educata a variare, ma non può perdersi nel turnover tattico: la Nazionale non ha i tempi dei club. Naturalmente, il primo appuntamento è di quelli facili: a settembre con la Francia a Parigi...

fonte: gazzetta.it